Il 31 luglio 22 squadre torneranno sul parquet per ricominciare la stagione NBA. Tra queste non figurano gli Atlanta Hawks: una decisione che non ha fatto piacere al loro numero 11, Trae Young.
Una scelta che ha fatto soffrire molto il giovane talento di Atlanta, come ha raccontato in una videochiamata di mercoledì. Come scrive Malika Andrews di ESPN, Young era frustato e arrabbiato perché voleva solo giocare.
Queste le parole del playmaker di Atlanta:
“Ero frustrato, ne stavo uscendo pazzo perché, ovviamente, volevo giocare. Capisco la NBA e rispetto la sua decisione, ma sono un po ‘arrabbiato perché voglio giocare. Questa è stata, in realtà, una delle prime volte in cui ho toccato una palla per molto tempo: non so quando è stata l’ultima volta che non ho giocato a basket per tre mesi. Volevo essere sicuro di poter tornare a giocare. Adesso stiamo concentrando tutta la rabbia e l’energia per il prossimo anno: sarà dura non vedersi per cinque/sei mesi, ma torneremo più carichi di prima”
Young si tiene in contatto con vari compagni di squadra, tra cui Cam Reddish, Clint Capela, Kevin Huerter e John Collins, con i quali spera di tornare ad allenarsi al più presto quando il protocollo lo consentirà. Nella prossima stagione non condividerà più lo spogliatoio con Vince Carter, ritiratosi ora visto che la stagione degli Hawks è finita.
Carter è stato, è e sarà sempre un esempio da seguire per Trae Young:
“Ho imparato molto da Vince: sono felice che sia stato in grado di raggiungere 22 anni nella NBA.”
Young ha parlato anche della morte di George Floyd. Un giocatore non può sottrarsi da questa responsabilità, come ha spiegato:
“Ho pensato che fosse importante per me uscire e mostrare la mia faccia. Penso che ci sia stata la responsabilità di parlare, soprattutto durante un periodo come questo. Personalmente so di non essere solo un giocatore di basket. Sono più grande di quello che faccio, quindi so quando è un momento come questo, ho bisogno di parlare per ciò che è giusto”
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