Con gli Stati Uniti trasformatisi in una bomba a orologeria, tra la lotta al Covid-19 e le proteste, pacifiche e non, per la morte ignominiosa di George Floyd, la stella dei Portland Trail Blazers Damian Lillard si è concessa a Vanity Fair per una lunga intervista. Vari gli argomenti trattati, dalle rivolte al grido di Black Lives Matter, alla musica e le battaglie rap, chiudendo il cerchio naturalmente con l’NBA.
E proprio parlando di basket, il numero 0, selezionato con la sesta scelta al Draft 2012, ha svelato un retroscena sconosciuto ai più. Con solamente due anni di contratto rimasti, ad un tratto l’odore di trade fu talmente forte da far scattare la sirena d’allarme inconscia. La carriera di Lillard poteva proseguire altrove, nella Grande Mela con i New York Knicks, ma alla fine il presunto affare saltò e il classe ’90 ebbe l’occasione di mettere la sua firma su un rinnovo da 196 milioni di dollari. Queste le sue parole:
“Ho pensato che sarei andato ai Knicks qualche anno fa. Sentivo rumori di trade. Il The Garden è il mio posto preferito.”
I Blazers, al momento dello stop, si trovavano al nono posto della Western Conference. Se scalassero un gradino e ottenessero il pass per i Playoff, dovrebbero teoricamente affrontare i Los Angeles Lakers. Incalzato sulla questione, a Lillard viene chiesto se la sfida lo elettrizza. E così risponde:
“Certo. E credo che possiamo batterli.”
Infine, gli viene chiesto se si sente a suo agio con le norme di sicurezza stilate per la ripartenza:
“Sono felice del fatto che avremo un’opportunità per continuare a giocare e per continuare la corsa Playoff. Sono leggermente preoccupato del rischio che corriamo nel fare i conti con il virus, ma la NBA prenderà tutte le precauzioni necessarie per tenerci al sicuro. Credo che la ripartenza sia giusta.”
Leggi anche:
NBA, Spalding lancerà il pallone di Kobe in edizione limitata
La NBA permetterà l’aumento del numero dei giocatori in Roster
NBA, Joel Embiid avvisa: Sono carico per la ripartenza