Una pandemia non è stata sufficiente a scuotere selvaggiamente gli Stati Uniti. Il crudele omicidio di George Floyd, commesso da un agente di polizia e dalla superficialità dei colleghi, ha determinato l’insurrezione di milioni di persone. E non solo nel paese a stelle e strisce, ma in tutto il mondo. Fiumi di proteste pacifiche si sono riversati nei vicoli cittadini, anche se troppo spesso in mezzo alle folle si sono nascosti teppisti con il solo obiettivo di distruggere.
Questo episodio ha colpito nel profondo anche il mondo dello sport, in cui moltissimi atleti di colore si sono inginocchiati, sui social o sul campo, in segno di protesta. I Los Angeles Lakers, una delle franchigie più influenti e più popolari a livello mondiale, hanno deciso di voler combattere e contrastare ogni spiraglio di razzismo, dando così un esempio impeccabile. I 16 volte campioni NBA hanno assunto il loro primo storico direttore per la parità razziale. E lo hanno fatto con la figura di Karida Brown, assistente professoressa di sociologia e Studi Afroamericani all’Università della California di Los Angeles.
Karida Brown avrà il compito di lavorare con i Lakers cercando nuove vie di cambiamento e sensibilizzando tutte le persone in orbita gialloviola sui problemi sociali più urgenti. Dovrebbe lavorare principalmente con gli staff e meno frequentemente con allenatori e giocatori. L’assistente professoressa, autrice di due libri su temi storico-politici, ha detto di esser stata contattata da Tim Harris, chief operating officer dei Lakers. E ha dichiarato di sentirsi entusiasta dell’opportunità concessa:
“Lo sport era un influencer sociale prima ancora che nascesse questa categoria di persone. Le organizzazioni sportive sono una fonte di intrattenimento, ispirazione, identità. Sono parte di quelle cose intangibili che ci rendono come siamo. Lo sport è una delle via attraverso cui lo mostriamo. Prendere una posizione, compiere un’azione, dimostrare cosa sembri nella vita di tutti i giorni potrebbe avere potenzialmente un grande impatto nell’influenzare gli altri. Anche se si tratti solamente di far pensare alle persone ‘sono non-razzista o anti-razzista?’. Questa è una domanda molto importante.”
Questo provvedimento ha tutto il supporto della proprietaria Jeanie Buss, da sempre schieratasi contro il razzismo e recentemente destinataria di una lettera davvero scandalosa.
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