Nella notte Adam Silver è tornato a parlare a margine della definizione delle partite all’interno del nuovo calendario NBA 2020 con l’obiettivo di portare a termine un’annata davvero complessa. La pandemia di coronavirus ha sostanzialmente stravolto tutti i piani, così la lega ha dovuto lavorare duramente nel corso di questi mesi per stilare un protocollo dettagliato che potesse garantire la ripartenza stagionale all’interno di quella che è stata definita la ‘bolla di Orlando’. Il rischio di trovare nuovi positivi anche lì, però, non è di certo azzerato e Silver lo sa bene. Queste le parole del commissioner sull’argomento:
“Se all’interno della nostra comunità ci dovesse essere una diffusione significativa del virus, allora potremmo fermarci definitivamente. Nessuna opzione ci avrebbe mai messo al riparo da tutti i rischi: ormai è chiaro che il virus non se ne andrà in fretta per cui dovremo imparare a conviverci, perché non c’è altra scelta. Cosa succede se troviamo un positivo? Il giocatore entrerà in quarantena e la squadra dovrà farne a meno per un periodo secondo i nostri protocolli interni… un po’ come succede nel caso di un infortunio durante la normale stagione. Ma la NBA non si fermerà, non per un singolo caso, non per un numero limitato di giocatori positivi.”
Nel frattempo, gli Stati Uniti sembrano rivivere un nuovo periodo di diffusione del virus. Anche la Florida è stata fortemente colpita con migliaia di casi al giorno. Silver, però, difende la sua scelta di aver voluto creare una bolla in quel territorio:
“Perché la Florida? Siamo convinti che Orlando sia ancora la miglior opzione possibile: qui ci sentiamo al sicuro. Dovessimo riprendere una decisione oggi, sceglieremo comunque Orlando. Abbiamo organizzato una bolla che ci assicura di essere isolati dal mondo esterno. Vediamo”
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