Il coronavirus ha avuto, e avrà, ripercussioni economiche sulle squadre NBA. La preoccupazione principale di molti proprietari delle squadre riguarda i salari: senza un aiuto economico, molte franchigie si troveranno in seria difficoltà.
Con le arene chiuse e poche fonti di guadagno, molte squadre si stanno adoperando per cercare di limitare i danni e, magari, trovare una soluzione. Tra questi ci sono i Golden State Warriors.
Come scrive Brian Windhorst su ESPN, Golden State ricava anche 5 milioni da alcune partite che si giocano al Chase Center: motivo per il quale il proprietario, Joe Lacob, sta studiando delle soluzioni per riportare il prima possibile, e in tutta sicurezza, i tifosi nell’arena.
Sempre secondo ESPN, Lacob starebbe pensando di raccogliere fondi, insieme a Goldman Sachs, pari a 250 milioni di dollari per sostenere le spese future. Spese che comprendono anche i salari della prossima stagione di Steph Curry, Draymond Green, Thompson e Wiggins, tutti sui circa 22 milioni.
Una situazione prevedibile, come aveva affermato il commissioner Adam Silver proprio all’inizio della pandemia: le squadre ricavano circa il 40% dalla vendita dei biglietti e dalle sponsorizzazioni all’interno delle arene.
Non tutte le squadre, però, possono avere la possibilità di raccogliere fondi. Molte squadre sono dichiaratamente in vendita, come Minnesota Timberwolves con Garnett interessato all’acquisto, mentre altre rischiano di dover cedere qualche giocatore importante per far quadrare i conti.
Una possibilità da considerare, come fa notare un proprietario a ESPN:
“Gli Warriors hanno la capacità di raccogliere fondi che molte squadre non hanno: buono per loro. Se la nostra squadra fosse in quella situazione, potremmo dover scambiare giocatori per poterne uscire”
Molte proprietari stanno cercando di ottenere denaro per poter far fronte alla situazione: il proprietario dei Nets Joe Tsai, ad esempio, ha venduto il 25% delle azioni di Alibaba per 3.3 miliardi.
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