La stella dei Portland Trail Blazers, Damian Lillard, ha rilasciato un’interessantissima intervista a Time Magazine. Lillard sta vivendo un dei migliori momenti della sua carriera. Si è caricato la squadra sulle spalle ed è riuscito a strappare un biglietto per i playoff. Le sue prestazioni all’interno della bolla sono state premiate, poiché è stato nominato MVP per quanto riguarda le 8 partite di seeding.
Damian è l’anima dei Blazers. Il suo obiettivo, chiaramente, è quello di vincere il titolo coi Blazers: l’anno scorso arrivò alle Western Conference Finals perdendole però 4-0 contro i Golden State Warriors. Lui, come ha sempre ribadito, se vincerà mai un titolo, lo farà con i Blazers, come ha ribadito nell’ultima intervista:
“Non fa per me unirmi a superteam. Non ho problemi con le persone che decidono di farlo. Ho passato tanto tempo qui a Portland. Sono migliorato molto, sono cresciuto molto con i Blazers. Abbiamo avuto alti e bassi ma questo fa parte del nostro viaggio. Bisogna lavorare sempre duro, sapere che questi momenti ci saranno e che un giorno tutto verrà ripagato. Come Dirk. È l’esempio che ho sempre in mente. Penso che l’anello che ha vinto coi Mavericks abbia reso la sua carriera perfetta. Magari non succederà la stessa cosa a me, ma è a quello che ambisco. Io voglio vincere tutto coi Blazers. I Portland Trail Blazers non vincono dal 1977. Troppo tempo è passato dall’ultimo titolo”.
Successivamente Lillard ha parlato della sua nuova zona di tiro, molto simile a quella di Stephen Curry:
“Io e Stephen Curry tiriamo con alte percentuali da quella parte del campo. Non è molto difficile tirare da lì per noi. Stephen Curry, secondo me, è il miglior tiratore nella storia del gioco. Anche Trae Young segna con facilità dai nove metri”.
Infine Lillard ha parlato delle sue origini e da dove trova l’energia per non mollare mai:
“Non ero un fenomeno da giovane. Non ho giocato per uno dei migliori AAU team. Ho giocato nel programma locale della mia città. Pagavamo il viaggio per andare a giocare i tornei. Abbiamo subito imparato che bisogna lavorare per ottenere le cose. Ho imparato tantissimo da quella esperienza”.
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Avesse militato nei lakers sarebbe stato battezzato da tempo come il nuovo Bryant. Un giocatore immenso sia tecnicamente che mentalmente. Vincerà un anello, me lo sento, prima o poi. Il GM ha tutta la responsabilità di trovare la combinazione adatta perché ha una stella di primo ordine nel team.