L’intera NBA, in particolar modo i giocatori, non è rimasta indifferente davanti alle ingiustizie sociali contro le persone di colore. Con la campagna “Black Lives Matter”, diventata sponsor ufficiale della ripresa stagionale e di questi Playoffs, si sono raccolti fondi importanti per iniziative e progetti futuri, inoltre si è lavorato molto per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Se inizialmente la morte di George Floyd è stata la scintilla che ha fatto scoppiare le proteste, appoggiare dalle società sportive e non solo, ora ci si chiede se tutto il lavoro che è stato fatto basti per migliorare la situazione negli Stati Uniti.
L’ultimo episodio di Jakob Blake, infatti, fa pensare che tutto il lavoro fatto fin’ora non è servito abbastanza per portare dei cambiamenti. L’uomo più volte sparato alla schiena dalla polizia a Kenosha, nel Wisconsin, ora è ricoverato in ospedale. Il video dell’accaduto ha fatto il giro del web e molti giocatori della NBA hanno deciso di parlarne. Sono state proposte nuove iniziative per continuare la campagna e combattere le ingiustizie sociali, inoltre si è fatto luce su cos’è che limita il cambiamento.
A tal proposito, Fred VanVleet, giocatore dei Toronto Raptors, ha parlato a lungo con i giornalisti, chiedendosi se la reazione della NBA all’uccisione di George Floyd fosse sufficiente:
“A cosa siamo disposti a rinunciare? Ci interessa davvero quello che sta succedendo? O è solo una cosa commerciale, sai, Black Lives Matter sullo sfondo o su una maglietta. Cosa significa veramente? Si sta davvero facendo qualcosa? Sarebbe bello se, in un mondo perfetto, dicessimo tutti, ‘Noi non giocheremo’, e il proprietario dei Milwaukee Bucks (il franchise NBA più vicino a Kenosha) facesse pressioni sull’ufficio del procuratore distrettuale, sugli avvocati dello stato, sui governatori e sui politici per fare un vero cambiamento e ottenere un po’ di giustizia”.
Poi ha continuato:
“So che non è così semplice, ma alla fine della giornata, se dobbiamo sederci qui e parlare di come apportare cambiamenti, allora ad un certo punto dovremo mettere le nostre palle in gioco e tenere conto che effettivamente qualcosa bisognerà perdere”.
Alla domanda se i Raptors avessero discusso smettere di giocare proprio per sensibilizzare la questione, VanVleet ha detto che il team ha già parlato di diverse opzioni:
“Abbiamo avuto una riunione questa mattina, si è discusso di parecchie cose, quindi terrò le informazioni all’interno della squadra. Ci sono davvero molte cose di cui stiamo discutendo”.
VanVleet non è stato il solo a esporsi, anche il compagno di squadra Norman Powell ha detto che slogan in campo e inginocchiarsi per l’inno nazionale non sembrano più sufficienti:
“Mettersi in ginocchio per l’inno, non è ottenere il lavoro fatto. Sta iniziando a sbiadire. È arrivato il momento che le persone che possono effettuare e apportare il cambiamento si mettano in gioco. Subito”.
Infine ha aggiunto che secondo lui chi è al potere chiaramente non sta ricevendo il messaggio.
“Sono stanco di stare seduto qui e parlare di Black Lives Matter e cercare di portare il cambiamento. Vedi costantemente persone delle forze dell’ordine, non tutti ovviamente ma la maggior parte, che devono essere ritenuti responsabili delle loro azioni. Sono stanco di leggere e vedere agenti di polizia messi in congedo amministrativo”.
Leggi anche:
NBA, Chris Paul dopo la vittoria su Houston: “Bella partita, ma il voto è più importante”
NBA, Paul George svela: “Mentalmente avevo le tenebre dentro”
Giannis Antetokounmpo vince l’NBA Defensive Player of the Year