Quanto può essere positivo, per una squadra impegnata in una lunga maratona e decisa ad arrivare fino in fondo a essa, affrontare fin da subito un test probante fisicamente ed emotivamente? È meglio preservare le energie per tutta la durata della competizione o è preferibile tastare fin da subito il livello di competitività della fase finale?
Potrebbero esserselo chiesto sia Clippers che Nuggets, usciti vincitori dalle rispettive serie di primo turno in Gara 6 e in Gara 7.
I ragazzi allenati da Doc Rivers hanno, fin da subito, testato cosa vuol dire dover competere contro un vero e proprio campione. Luka Doncic è stato un’enorme spina nel fianco nella pur arcigna difesa dei Clippers e le sue superbe prestazioni hanno fatto vacillare, e non poco, le ambizioni della squadra. Complici una serie di prestazioni di Paul George decisamente sotto livello, cui si è aggiunta l’assenza per gran parte della serie di Patrick Beverley, Leonard e soci hanno dovuto lottare, a volte anche in maniera non proprio pulitissima (citofonare a Marcus Morris), per avere la meglio su un Doncic alla prima serie di Playoff NBA in carriera e capace di trainare i compagni oltre i propri limiti. I Clippers, in certe occasioni, si sono dovuti aggrappare allo sconfinato talento del proprio numero 2 per avere la meglio sullo sloveno.
Dal canto loro, i Denver Nuggets arrivano al secondo turno dopo averci regalato forse la serie più bella, combattuta ed avvincente della prima fase. Jamal Murray e Donovan Mitchell hanno letteralmente riscritto i libri dei record della NBA a suon di prestazioni oltre i 50 punti. Denver è stata sull’orlo del baratro dell’eliminazione per ben tre partite, rischiando di dover indossare l’etichetta di classica “squadra buona solo in regular season”. Stoicamente, grazie ad un Jamal Murray in forma clamorosa, le “Pepite” hanno vinto tre gare consecutive: 3-2, 3-3, chiudendo con una partita da punteggio d’altri tempi (80-78) la serie in Gara 7. Anche i Nuggets hanno “visto i fantasmi” e, dopo averli sconfitti, potranno portarsi dietro varie cicatrici che rischiano di minare pesantemente le possibilità di passaggio del turno: rimontare un 3-1 di svantaggio è un’impresa riservata a pochissime squadre elette, ma l’ammontare di energie fisiche e mentali spese è un fardello non indifferente.
Precedenti stagionali
Clippers e Nuggets si sono affrontati per tre volte in questa stagione. L’head-to-head recita 2-1 in favore dei losangelini.
La prima sfida dell’annata risale allo scorso 12 gennaio: al Pepsi Center di Denver, i padroni di casa si sono imposti per 114-104. I Clippers, privi di Paul George, avevano manifestato uno dei sintomi che abbiamo visto più volte durante la serie coi Mavs: i cali di concentrazione. Dopo aver subito un parziale di 37-22, i Clippers hanno provato a rimontare, senza successo. Emblematiche le parole nel post partita di Doc Rivers su Jokic:
“Forte in post-up, forte nei passaggi, forte al tiro. Non ha tante debolezze, dobbiamo marcarlo bene”
Il secondo incontro arriva un mese e mezzo dopo. Stavolta i Clippers sono al completo, una delle poche volte in cui coach Doc Rivers ha potuto avere a disposizione l’intero roster. E la differenza è estremamente evidente. Il risultato recita 132-103, un dominio incontrastato. Gran merito della vittoria è da attribuire proprio ai tre elementi dei Clippers spesso e volentieri out: Paul George, autore di 24 punti e 6 triple, più i 18 e i 17 punti di Harrell e Williams. Questa vittoria è stata, probabilmente, una delle migliori prestazioni stagionali dei Clippers.
Il terzo e ultimo incontro risale a 20 giorni fa, in piena bolla di Orlando. Il 12 agosto sono ancora i Clippers ad avere la meglio. I 53 punti in due della coppia George-Leonard bastano ed avanzano a dei Clippers già evidentemente proiettati in ottica Playoff:
Chiavi tattiche
Nonostante i Clippers si siano messi in mostra per la durezza, la cattiveria e l’agonismo della propria difesa, ciò che ha permesso ai losangelini di passare il primo turno è, senza dubbio, la grande efficienza offensiva dei giocatori a roster.
Statistiche alla mano, i Clippers sono la miglior squadra dei Playoff per punti segnati di media (126.7, quasi 10 in più dei secondi, i Lakers) e i migliori per percentuale dal campo, un netto 50.1%. Ca va sans dire, l’offensive rating è da élite: 121.4, anche questo miglior dato ai Playoff.
Anche i Nuggets fanno del proprio attacco una delle principali armi a disposizione: Denver punta molto sul tiro da 3 punti, in cui guida la lega per percentuale (42.1%). Sono 106 le triple messe a segno dai ragazzi di coach Malone nelle sette partite contro Utah. Anche l’offensive rating dei Nuggets è di assoluto livello (3° posto nei Playoff), 116.8.
Ecco che, visti i due attacchi quasi equivalenti per efficienza, la chiave della svolta potrebbe essere il lato difensivo. Se i Clippers riescono a mantenere un net rating di 9.3, quarto miglior dato, la situazione per i Nuggets è molto diversa (-3.5). Privi di Will Barton e con Gary Harris recuperato da appena due gare, i Nuggets si piazzano al terzultimo posto per defensive rating. La carenza di difesa sugli esterni è stata messa in luce, ripetutamente, dalle straordinarie prestazioni di Donovan Mitchell. Se i Nuggets non riuscissero a trovare una contromisura adatta al talento di Leonard e George, la serie potrebbe essere quasi chiusa in partenza.
Scegliere di che morte morire: nel tentativo di contenere Leonard, la difesa collassa su di lui. Peccato che libero dietro l’arco ci sia il numero 13.
I Nuggets, invece, possono trovare in Nikola Jokic un’arma perfetta per scardinare la difesa avversaria. Già nel primo incrocio stagionale, Doc Rivers aveva speso parole di stima per il serbo. Ed effettivamente, con palla in mano a Jokic, i Clippers rischiano di non avere contromisure adeguate, sia che sia Jokic a portare palla, sia nelle situazioni in post:
Jokic porta palla e Murray tenta di cambiare marcatura per avere il mismatch su Zubac: Beverley, per evitarlo, prova a recuperare dopo la finta di passaggio di Jokic, ma nel frattempo il compagno croato rimane dentro, regalando la tripla.
Anche decidere di usare il fisico, stavolta con Harrell, potrebbe non bastare: il talento in post di Jokic è cristallino.
Non propriamente una chiave tattica, ma fattore altrettanto determinante, potrebbe essere la stanchezza. I Clippers hanno sì dovuto combattere contro Doncic, senza esclusione di colpi, ma nel complesso della serie la superiorità e la profondità della rosa sono sembrate una garanzia per preservare energie. Al contrario, i Nuggets hanno dovuto davvero lasciare tutto sul campo per rimontare da una situazione disperata: questo dispendio di energie fisiche e mentali potrebbe davvero essere uno dei fattori principali della serie.
Players to watch
Senza troppi giri di parole e senza voler tentare di trovare improbabili protagonisti, bisogna chiaramente dire che quando la palla pesa tocca ai campioni dimostrare di meritare certi palcoscenici. E i Clippers possono contare su uno dei giocatori (se non IL, con LeBron) più decisivi degli ultimi anni: Kawhi Leonard.
Con una media di 32.8 punti, The Claw è il secondo miglior giocatore in questo dato nei Playoff. Nei tanti momenti di crisi, con parziali subiti dai Mavericks, i Clippers non hanno fatto altro che affidarsi alle manone del numero 2. La freddezza e l’incredibile talento di Leonard potranno essere, ancora una volta, un baluardo a cui i compagni potranno aggrapparsi praticamente in qualunque circostanza. Una garanzia assoluta.
Sarà interessante valutare le condizioni psicofisiche di Paul George: partito malissimo nella serie precedente, PG si è poi ripreso nelle ultime partite. Difficile trovare qualcuno in grado di arginarlo, nel roster dei Nuggets.
L’uomo Playoff di Denver è invece Jamal Murray: insieme al rivale Donovan Mitchell, per primo ringraziato e salutato nell’immediato post-partita di Gara 7, Murray ha giocato una serie straordinaria. 50 punti in Gara 4, 42 punti in Gara 5, altri 50 punti in Gara 6. Bastano queste cifre per capire l’impatto che Jamal potrebbe avere. Resta da vedere se sarà in grado di ripetere prestazioni del genere anche contro due difensori d’élite come Leonard e George.
Come analizzato nel paragrafo precedente, il grimaldello per scardinare la difesa avversaria potrebbe essere di nazionalità serba. Jokic ha giocato ottimamente contro Utah ed è stato il migliore in campo, con tanto di canestro decisivo, in Gara 7.
Pronostico
La stanchezza, il dispendio di energie contro Utah e le assenze potrebbero pesare molto sull’economia dei Nuggets. Se già, a parità di possibilità, i Clippers appaiono più profondi e talentuosi, la Gara 7 giocata da Denver potrebbe far pendere ulteriormente l’ago della bilancia verso i ragazzi allenati da coach Doc Rivers. Senza dubbio Jokic e Murray (non escluderemmo altri cinquantelli in arrivo) venderanno cara la pelle, ma i Clippers sembrano avere tutte le carte in regola per risolvere la questione in cinque, massimo sei partite.