Alla vigilia del primo incontro delle NBA Finals 2020 tra Heat e Lakers, LeBron James ha parlato della strana sensazione nell’affrontare la sua vecchia squadra con cui ha vinto ben due titoli, conquistato altrettanti premi MVP e trascinato in quattro finali. Gara 1 di domani notte significherà, di fatto, ritrovare vecchie conoscenze come Pat Riley, Erik Spoelstra e Udonis Haslem. Queste le parole dell’attuale stella dei Los Angeles Lakers a riguardo:
“Essere stato nella stessa organizzazione con Riley e Spo, D-Wade e UD [Udonis Haslem], solo per citarne alcuni, far parte di quella cultura mi ha permesso di crescere, mi ha permesso di vedere cosa serve non solo per competere per il titolo, ma per vincerlo. Mi ha messo in una posizione in cui sapevo cosa ci voleva per vincere. Ho visto cosa ci voleva. Tanto lavoro, giorno dopo giorno. È stato un abbinamento perfetto per quei quattro anni. Quell’esperienza non mi lascerà mai. Le persone non si rendono conto: sono andato a Miami quando avevo solo 25 anni. Sono rimasto lì dai 25 ai 29 anni. Stavo crescendo e cercando ancora di capire chi ero come persona, come uomo, mentre provavo a vincere il titolo anno dopo anno. Sono cresciuto lì. E loro mi hanno permesso di crescere. Ci siamo spinti l’un l’altro, ogni singolo giorno.”
Poi su Pat Riley, LeBron si è espresso in questo modo:
“Stiamo parlando di una delle più grandi menti che questo gioco abbia mai avuto. Ha vinto a tutti i livelli, ha vissuto tutte le ere più importanti della pallacanestro. Questa lega non sarebbe la stessa senza Riley. È una persona eccezionale, un grande motivatore, qualcuno che sa esattamente cosa serve per vincere. Lo ha dimostrato nel corso di 40 anni di carriera.”
Successivamente, il gialloviola è stato incalzato con una domanda riguardante il suo ex coach, sulla bocca di tutti i tifosi NBA in questo momento storico:
“I giocatori e gli allenatori sanno quanto è grande Spo. C’è sempre stata una narrativa strana dietro la sua figura, un qualcosa che lo etichettava come un allenatore mediocre. Invece vi dico che prepara la sua squadra ogni singola sera. Se guardate i Miami Heat vi accorgerete che non importa chi sarà in campo, loro continueranno a giocare lo stesso stile con interpreti diversi, seguiranno una cultura univoca, quella degli Heat: giocheranno duro, giocheranno insieme. Questo è ciò che ha sempre fatto Spo. Siete stati voi [giornalisti] che non avete mai dato il giusto rispetto a Spo solo perché ai tempi aveva in squadra D-Wade, me e Bosh. Ogni volta che parliamo di Spo durante il mio periodo a Miami, posso solo dire quanto è stato grande nel prepararci ogni singola volta. Mentre voi eravate pronti a dire: ‘Ha LeBron, ha D-Wade, aveva Bosh, qualsiasi allenatore può vincere il titolo con loro’. No, qualsiasi allenatore non può farlo. Solo quelli di successo possono.”
Se i Lakers dovessero vincere questa serie, James avrebbe conquistato gli stessi titoli lontano dagli Heat (2, ndr) rispetto a quanti ne ha vinti con gli Heat (sempre 2, ndr). Ma c’è qualche motivazione in più per vincere contro Riley e Spoelstra? LeBron è categorico:
“Assolutamente no. Nessuna motivazione extra, non importa contro chi sto giocando. È già abbastanza difficile raggiungere le finali. Se riesci a vincere in finale, non importa contro chi ti devi battere. Sono solo felice di essere qui, con questa opportunità.”
Quindi il nativo di Akron ha fatto un ritratto degli Heat di quest’anno, un osso duro per tutti:
“Su Miami posso dire solo due cose: giocano duramente, giocano 48 minuti. Non importa se sono sotto, giocano estremamente duro per tutta la partita. Il modo in cui si muovono senza palla, poi, è fantastico. Ognuno ha un suo ruolo ben definito sul parquet; non c’è nessun giocatore a cui puoi mancare di rispetto quando attaccano, fanno tutti paura e fanno un lavoro infernale. Dovremo stare attenti.”
Infine, l’ultimo pensiero sull’esperienza, unica, di aver concluso un campionato nella bolla di Orlando:
“È stata la cosa più impegnativa che abbia mai affrontato da professionista. È stata dura, sia dal punto di vista fisico che mentale. Ma sono qui per un motivo e un motivo solo… ed è per lottare per il titolo. Questa è la mia mentalità.”
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