Squadra: Olympiacos B ( Greek HEBA Serie A2)
Ruolo: Power Forward-Center
2019-20 Stats Per Game
Pts |
TotRebs |
DefRebs |
OffRebs |
Asts |
Stls |
Blks |
FG% |
3pts FG% |
Ft% |
10.8 |
7.9 |
6.6 |
1.3 |
3.1 |
1.2 |
1.8 |
40.4 |
32.1 |
78.3 |
2019-20 Advanced
Ast% |
Reb% |
OffReb% |
DefReb% |
TO% |
Usg% |
Blk% |
eFG% |
TS% |
25 |
21.4 |
6.9 |
35.7 |
14.9 |
25.9 |
8.5 |
48.6 |
52.1 |
Come può un giocatore della Serie A2 greca anche solo pensare di rendersi eleggibile per il Draft NBA 2020? La risposta è una sola: un grande talento tutto da sviluppare. Aleksej Pokusevski è infatti allo stesso tempo uno dei giocatori più intriganti e più indecifrabili di questo Draft. Nonostante la stazza- 213 cm, con un’apertura alare di 222 cm- ha un ampio bagaglio di movimenti in attacco: tutte cose che lo rendono perfetto per il moderno ruolo di ala-centro, se non fosse per la sua struttura davvero esile. La scorsa stagione è diventato il più giovane giocatore nella storia dell’Olympiacos a debuttare in Euroleague, ma proprio il suo fisico, insieme alla sua età (è nato il 26 dicembre 2001, il più giovane della Draft Class 2020), ha convinto la società del Pireo a lavorarci nella propria formazione di seconda serie. Lì, nonostante le sue medie decisamente non esorbitanti, ha fatto intravedere sprazzi di talento davvero puro, ma piuttosto grezzo: abbastanza per definirlo una “high risk, high reward pick”, ovvero quelle scelte davvero rischiose ma che potrebbero ripagare molto sul lungo periodo.
Punti di forza
Una cosa che salta subito all’occhio di Pokusevski è un’agilità atipica. È veloce e agile, porta palla come un playmaker, facendola sembrare una cosa naturale sia con la destra che con la sinistra, spesso in transizione direttamente dal rimbalzo difensivo, non disdegnando i cambi di mano dietro la schiena. Insieme ad una grande visione di gioco, questa fluidità nei movimenti e consapevolezza nei suoi mezzi lo porta ad avere di conseguenza un’ottima abilità nel playmaking, il suo primo vero punto di forza. Questo non necessariamente si è sempre tradotto in un alto numero di assist in stagione (appena 3.1), ma un usage rating del 25.9% dimostra come sia stato il punto focale dell’attacco della sua squadra nella stagione 2019-20.
Ad esempio qui Pokusevski raccoglie il rimbalzo, porta palla nell’altra metà campo con tre palleggi, penetra verso l’area muovendosi come una guardia: trascina la difesa con sé e scarica sul compagno rimasto libero.
Pokusevski non sembra dunque essere il classico lungo che resta in area in attesa di uno scarico, o che porta un semplice blocco al playmaker, anzi: è creativo con la palla, con passaggi che a tratti assomigliano a quelli di Nikola Jokic, sia in situazioni di campo aperto, dove riesce a trovare spazi che un’ala grande non riuscirebbe a trovare, sia in situazioni di pick and roll, dove riesce ad essere un giocatore che si muove molto bene anche senza palla, data la sua mobilità.
In questo caso porta nuovamente palla, per poi giocare il pick and roll con il compagno. Dopo un cambio di mano dietro la schiena (non perfetto), continua la penetrazione in area per scaricare sul compagno libero.
Altro punto di forza è la sua difesa e l’abilità di lanciare il contropiede immediato. Anche qui, però, con le peculiari contraddizioni di questo giocatore unico. Prendete ad esempio le 7 partite giocate nel 2019 con l’Under-18 serba: Pokusevski ha messo a referto 29 stoppate totali, dunque una media di oltre quattro stoppate a partita. D’altro canto, da un lungo non ci si aspetterebbero 18 palle rubate, quindi una media di 2.6 a partita.
Altro esempio dell’ala-playmaker che è, stavolta partendo dalla difesa: Pokusevski stoppa una schiacciata praticamente sul ferro, per poi raccogliere il rimbalzo. Si invola in contropiede con un cambio di mano dietro la schiena, infilandosi fra i difensori e scaricando sul compagno alle spalle.
Punti deboli
Il suo fisico, e in particolare la sua massa muscolare, è l’aspetto su cui il giocatore serbo più deve lavorare. È vero che un fisico così esile lo facilita in fatto di agilità, ma gli rende la vita complicata contro i pari ruolo. Questo è particolarmente vero quando si trova a giocare in post in attacco, non essendo in grado di reggere gli urti con difensori dalla stazza più grande, e quando si trova a dover aggirare difensori più grandi o a dover segnare nel traffico, dove bastano un paio di difensori con qualche muscolo in più per fargli perdere l’equilibrio e dunque l’inerzia di tiro. Inoltre, se è vero che in difesa può essere un temibile stoppatore o intercettatore di palloni, d’altra parte non ha lo stesso passo dei giocatori più piccoli, con il risultato di non riuscire a tenerli sempre.
Altro aspetto da migliorare molto è il suo decision making. Se da una parte si è dimostrato essere un abile playmaker, tanto da non disdegnare le azioni spettacolari quali possono essere i passaggi dietro la schiena o in no-look, spesso il giocatore serbo si perde in giocate faziose, derivanti dalla troppa fretta di accelerare il gioco, forzando i passaggi dove invece è richiesta più pazienza. Il suo tempo di decisione riguarda anche il tiro: è vero che il 32% in stagione su 4 tentativi di media a serata sono una base di partenza quantomeno decente per un lungo, a volte i tiri che prende sono fuori tempo o fuori posizionamento, spesso con un avversario nelle immediate vicinanze a disturbarlo.
Dal minuto 5:30 tutte le sue incognite su quelli che sono gli aspetti da migliorare
Upside
Date le sue caratteristiche così peculiari è davvero difficile capire che tipo di giocatore potrà diventare Aleksej Pokusevski. Da una parte c’è uno stretch four che sa portare palla e intercettare palla come un playmaker, mentre dall’altra un giocatore che fatica in difesa contro i giocatori più agili e che avrebbe così tanto bisogno di lavorare da non valerne la pena. La buona notizia è che molti dei limiti del giocatore serbo sono allenabili e quindi migliorabili: l’irruenza, decision making e shoot selection, un corpo tutto da modellare in palestra. Serviranno almeno un paio di anni perché Pokusevski possa calcare i parquet NBA con frequenza, probabilmente facendo una lunga gavetta in G League. Dopotutto, sarebbe lo stesso viaggio che All-Star come Pascal Siakam (scelto alla 27° nel 2016) o Giannis Antetokounmpo (scelto alla 15° nel 2013) hanno già percorso.
Draft prjection
In un Draft relativamente povero di talenti, Pokusevski potrebbe essere anche una pick da top-10. D’altro canto, molti addetti ai lavori lo danno come una possibile scelta a metà primo giro, mentre altri addirittura a inizio del secondo. Tutto sta nel suo gioco di contraddizioni, e nel suo talento davvero molto acerbo. Quanto può dunque valere la pena spendere una chiamata piuttosto alta? Forse, vista la mole di lavoro e di tempo che il giocatore necessita, non molta. Dunque la domanda giusta da chiedersi è: quanto la franchigia che lo selezionerà si fida del suo development staff? Pokusevski è sicuramente una scelta ad alto rischio, ma dall’altissimo potenziale, e proprio per questo potrebbe davvero essere scelto fra la metà e la fine del primo giro. Una squadra come Boston, che notoriamente lavora bene con i giovani, ha ben tre scelte al primo giro (14°, forse un po’ alta, poi 26° e 30°); così come Denver, che ha la 22°, e Oklahoma City con la 25°, tutte scelte spendibilissime per un profilo come quello del giocatore dell’Olympiacos.