I Los Angeles Lakers non raggiungevano le Finals esattamente da un decennio, ovvero dalla stagione 2009/2010. Costruiti per vincere e tornare a splendere, i gialloviola hanno risposto presente inanellando due vittorie consecutive, inciampando però in gara-3. Per il momento niente di grave, anche se il granitico sodalizio LeBron James – Anthony Davis deve tenere gli occhi aperti dinanzi al supereroe solitario Jimmy Butler. La stella dei Miami Heat ha chiuso gara-3 con una prestazione da 40 punti, 13 assist e 11 rimbalzi, diventando il terzo giocatore nella storia delle NBA Finals – dopo Jerry West e il solito LeBron James – ad aver confezionato una tripla doppia da 40 punti. Altri guai potrebbero essere dietro l’angolo.
Butler è passato alla storia, per così dire, anche per esser stato il primo giocatore in assoluto a battere James in tutte e 3 le categorie sopra riportate in un match delle Finals. E in tutto ciò non poteva mancare un po’ di sano trash-talking. Infatti, il numero 23 dei losangelini e l’ala piccola degli Heat si sono scambiati piccole battute, con il Re che attacca alla fine del primo quarto e Butler che risponde a partita praticamente conclusa. Il 3 volte campione NBA, concessosi a lunghe interviste dopo la partita, ha commentato in questo modo l’accaduto:
“Personalmente, finché non diventa irrispettoso, accetto la cosa. Ma non ho mai dato vita a un trash-talking. Non sarei me stesso. Credo già che il modo in cui gioco a basket sia di per sé abbastanza trash-talking.”
Frecciate a parte, LeBron James è alla decima NBA Finals della sua carriera. Ormai veterano senza precedenti, il classe ’84 ha confessato di aver imparato a gestire le sue emozioni prima di partite così importanti:
“Durante la postseason, rimango in equilibrio. Poiché sono cresciuto in questo gioco e nel corso degli anni, rimango in equilibrio sapendo che c’è sempre un’occasione per fare meglio.”
Infine, chiosa così a chi gli chiede di controbattere con prepotenza alla fantastica prestazione di Butler in gara-3:
“Non ho mai predeterminato il mio schema di gioco di una partita nella mia intera carriera. Non sono mai entrato in partita pensando: ‘Ok, devo farne 40 stasera; devo dominare il tabellino dei marcatori; devo mettere a segno grandi tiri’. Non ho mai predeterminato il mio gioco, mai fatto durante la mia vita. Al massimo ho pensato: ‘Ok, scendo in campo e cerco di fare questo’. La cosa migliore che posso dirvi è che sono sempre pronto e, so che ho lavorato molto. Mi fido di questo.”
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