Primo Piano

Road to NBA Draft 2020: Isaac Okoro

Squadra: Auburn Tigers

Ruolo: Small Forward

2019-2020 Stats Per Game: 

Pts  TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3ptFG% Ft%
12.9 4.4 2.5 1.9 2.0 0.9 0.9 51.4 28.6 67.2

2019-2020 Advanced: 

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
13.1 7.6 6.4 8.8 15.2 19.6 3.1 55.6 58.7

 

Le premesse con cui Isaak Okoro si avvicina alla notte del Draft 2020 sono degne di un giocatore speciale. Parliamo del primo “one-and-done” della Auburn University, il primo nella storia del college dell’Alabama a dichiararsi eleggibile dopo una singola stagione NCAA. D’altronde, che questo ragazzo avesse dentro un qualcosa di diverso rispetto ai propri coetanei, lo si era capito già dai tempi della McEachern High School di Powder Springs (Georgia), caratterizzati da una costante e progressiva crescita sul piano sia fisico che tecnico. Al termine della sua stagione da senior, chiude con le roboanti cifre di 19.7 punti, 10.6 rimbalzi, 3.2 assist e 2.7 rubate di media, guidando la propria High School verso una stagione da imbattuta (32-0) e la vittoria di importanti tornei nazionali. I riconoscimenti individuali e l’approvazione degli scout NCAA non potevano che arrivare di conseguenza. Florida, Texas e Oregon erano solo alcuni tra i prestigiosi programmi interessati ad aggiungere a roster il nome di Isaac Okoro. Per una questione di minutaggio e centralità nel progetto, un po’ a sorpresa, la sua scelta ricade sugli Auburn Tigers, il cui appeal nel panorama collegiale va crescendo di anno in anno, grazie al lavoro di coach Bruce Pearl e del suo coaching staff (al sesto anno consecutivo alla guida tecnica del College dell’Alabama). In un contesto così attento alle sue necessità e alla sua crescita, Okoro ha potuto dimostrare, di partita in partita, tutto il suo potenziale da diamante grezzo. Al termine della sua breve carriera collegiale, le sue statistiche recitano: 12.9 punti, 4.4 rimbalzi e 2 assist di media con il 60.7% da due e il 51.4% complessivo dal campo, sintomo di doti fuori dal comune.

 

Punti di forza

Da un punto di vista fisico, parliamo di un giocatore assolutamente pronto per l’NBA. I suoi 198 centimetri di altezza per 206 centimetri di wingspan sono materiale interessante, sopratutto se considerati al fianco della sua terrificante esplosività.

Parliamo di QUESTO tipo di esplosività!

Trattasi del più classico degli “slasher”, come vengono definiti oltreoceano, giocatori capaci di tagliare letteralmente in due le difese avversarie grazie alle loro doti atletiche e alla velocità del primo passo. La sua abilità nell’arrivare al ferro e nel concludere sia di prepotenza che di furbiza (con floaters morbidi e tiri in contro-tempo) lo hanno reso un rebus pressoché irrisolvibile per i diretti avversari a livello collegiale. Inoltre, la sua forza nella parte superiore del corpo, la sua capacità di concludere con entrambe le mani e, soprattutto, il suo sempre perfetto controllo del corpo, gli hanno permesso di basare gran parte della sua produzione offensiva sulle incursioni nelle aree avversarie, senza mai riscontrare grosse difficoltà.

Il controllo del corpo è tutto lì da vedere

A queste premesse, bisogna aggiungere anche qualche considerazione sul suo QI cestistico, che di sicuro avrà fatto strabuzzare gli occhi a più d’uno scout NBA. Okoro, infatti, è davvero un giocatore solido, capace di comprendere il proprio ruolo nei meccanismi offensivi di una squadra e di adattarsi ai diversi momenti delle partite senza strafare. Lo testimoniano i suoi 2 assist di media, sintomo di un giocatore sempre disposto a collaborare con i propri compagni e a metterli in ritmo con passaggi efficaci.

Visione di livello superiore

 

Non male anche nelle vesti di palleggiatore sul pick-and-roll. Testa alta e timing perfetto nello scarico

Parallelamente ad alcuni flash di talento abbacinanti, ha quasi sempre fatto la cosa giusta al momento giusto, senza troppi fronzoli: uno scarico veloce per il compagno più libero, un taglio intelligente alle spalle di un difensore distratto, un corretto posizionamento del corpo per sfruttare un mismatch e ricevere il pallone.
Nella metà campo difensiva, poi, le sue abilità sono da prospetto 5 stelle extra lusso, senza troppi giri di parole.

Not in my house!

Citando coach Bruce Pearl, coach dei Tigers:

He has a chance to be the best defender in college basketball. His matchup is not scoring. That’s just like, that guy’s night’s over. He can guard any position. He can guard one through five. He is quick enough to keep a guard in front of him. He is strong enough to guard any center.

In entrambe le metà campo, insomma, i due elementi cardine del suo gioco possono essere considerati la produttività e la versatilità, e sappiamo bene quanto nell’NBA moderna questo tipo di “intangibles” siano richiesti e apprezzati.

 

Punti deboli

Qui viene abbastanza facile citare quella che è la criticità del suo gioco: un’inconsistenza a tratti preoccupante nel tiro da fuori. Infatti, nonostante una buona morbidezza di tocco, la sua meccanica di tiro non esattamente da manuale non sembra promettere molto bene anche in ottica futura. Il lavoro da fare in palestra con gli allenatori specializzati è davvero tanto. Le sue doti da slasher potrebbero non essere sufficienti a renderlo una minaccia per le future difese avversarie. Appare quanto mai necessario, dunque, che sviluppi un gioco quanto meno rispettabile nel mid-range e che riesca ad ottenere delle percentuali migliori nei wide-open. I miglioramenti devono partire anche dalla sua testa, dalla sua fiducia nei propri – enormi- mezzi.
Relazionata alla mole di penetrazioni in cui – probabilmente- si rifugerà e ai conseguenti contatti cui si troverà a far fronte, la sua percentuale del 67% dalla lunetta andrà necessariamente incrementata, nell’ottica di una maggior efficienza e consapevolezza.
Infine, non si può non citare il suo ball-handling ancora un po’ insicuro, che l’ha portato a faticare nelle situazioni di isolamento; a fronte anche di una creatività modesta e di istinti offensivi “normali”, dalla crescita in questo fondamentale tecnico potrebbero passare gran parte delle sue speranze di avere un ruolo importante nella sua futura franchigia NBA.

Un chiaro esempio della sua scarsa creatività nella costruzione del tiro dal palleggio

Al momento, al netto della maturazione che potrebbe verificarsi nel giro di 2-3 anni di lavoro, parliamo di un giocatore quasi del tutto inaffidabile nel jumper da oltre l’arco e dalla media distanza.

 

Upside

Nonostante dei margini di miglioramento ancora molto ampi, molto probabilmente si sta parlando di un giocatore che si ritaglierà un ruolo da “comprimario di lusso” in un contesto offensivo dominato da altri giocatori. Azzardando un paragone, lo si potrebbe accostare a OG Anunoby, il cui ruolo nei Raptors è quello – di tutto rispetto – di specialista difensivo e “coltellino svizzero” nella metà campo offensiva, con la sua capacità di farsi trovare sempre al posto giusto al momento giusto, senza intasare le spaziature o pretendere la gestione del pallone. Le similitudini sono riscontrabili anche a livello fisico e nella versatilità su entrambe le metà campo, così come sul potenziale ancora da esprimere a pieno e sul cartello “work in progress” affisso di fianco al loro nome.
Nella migliore delle ipotesi, dovesse riuscire a sprigionare tutto il suo talento e a migliorare in maniera consistente nel jumper, non è da escludere che possa avvicinarsi al livello di un Jimmy Butler, pur con tutte le difficoltà e le distinzioni del caso. Più realisticamente, viene da pensare che
possa ritagliarsi un solido ruolo da starter NBA, con responsabilità affini a quelle di Anunoby in quel di Toronto. 

 

Draft projection

I maggiori esperti di mock draft, ad oggi, proiettano il nome di Isaac Okoro attorno alle scelte 10-14, in tarda lottery. Fatichiamo a trovare una squadra che possa rivelarsi un cattivo fit per lui, vista la sua versatilità e il suo QI cestistico. A balzare subito all’occhio sono i San Antonio Spurs con la loro undicesima chiamata. Nel corso della scorsa stagione i ragazzi di coach Popovich hanno palesato una lacuna preoccupante nel ruolo di small-forward, soprattutto nella metà campo difensiva. Gli specimen fisici alla LeBron e Kawhi hanno letteralmente banchettato offensivamente contro la difesa neroargento, costretta a schierare in single coverage dei giocatori del tutto inadatti al compito come DeMar DeRozan, Rudy Gay e Lonnie Walker, in assenza di valide alternative. Viene facile pensare, dunque, che la versatilità e la fisicità di Okoro possano tornare parecchio utili alla causa Spurs. Da un punto di vista offensivo, poi, ci sarebbe tutto il tempo e il modo per crescere di fianco ad un coaching staff di assoluto livello, in un contesto avviato verso il rebuilding.

 

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Pubblicato da
Cataldo Martinelli

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