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Road to NBA Draft 2020: Saddiq Bey

Squadra: Villanova Wildcats (Sophomore)

Ruolo: Small Forward

2019-20 Stats Per Game

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
16.1 4.7 3.5 1.3 2.4 0.8 0.4 47.7 45.1 76.9

2019-20 Advanced

Ast% Reb% DefReb% OffReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
14.9 8.0 11.4 4.5 10.1 22.8 1.1 58.4 60.8

 

Reduce da una – piacevolmente – sorprendente stagione da sophomore in quel di Villanova, tra qualche settimana per Saddiq Bey si spalancheranno le porte della lega sportiva professionistica più importante del pianeta. Merito di un talento che ha già mostrato qualche sprazzo interessante ma che fondamentalmente resta ancora da sgrezzare, ma soprattutto di un’etica del lavoro che negli ultimi mesi l’ha portato dall’essere un più che onesto mestierante al diventare uno dei 3&D più intriganti del panorama collegiale statunitense.

Eppure più di una cosa era andata storta nei piani del giovane Saddiq, che dopo essersi visto costretto a rinunciare all’offerta di NC State ha preferito virare sui Wildcats di coach Jay Wright, che pur con la dovuta pazienza ha saputo cucire attorno all’ex alunno di Sidwell Friends un ordito tattico in grado di esaltarne le qualità e nasconderne, nei limiti del possibile, i difetti più o meno eclatanti. Il risultato è stato un secondo anno in cui il nativo di Largo, Maryland, è riuscito sostanzialmente a raddoppiare le proprie cifre alle voci punti e assist – rispettivamente da 8,2 a 16,1 e da 1,3 a 2,4 -, pur mantenendo sostanzialmente invariato il minutaggio. Numeri e progressi che hanno inevitabilmente attirato l’attenzione degli scout NBA, che hanno preso nota del nome di uno dei giocatori apparentemente più pronti dell’intero lotto. Perché? Proviamo a spiegarvelo.

Punti di forza

Pur parlando di un prospetto tutto sommato solido e anche relativamente completo, la caratteristica più evidente del gioco di Bey è la straordinaria attitudine difensiva, quella che prima gli ha spalancato le porte del quintetto dei Wildcats e qualche mese più tardi ha inevitabilmente conquistato gli scout NBA più propensi a cedere al fascino di chi dà il meglio di sé nella propria metà campo.

Dare il là al contropiede: esegue Saddiq Bey.

Pur nascendo ala piccola, la sua estrema versatilità gli consente di difendere più che adeguatamente su tutti i ruoli, quantomeno a livello collegiale: a prescindere dalla squadra da affrontare e dalle individualità, è lui a farsi carico dell’esterno avversario più pericoloso, ma in casi di necessità ha dimostrato di cavarsela più che egregiamente anche con chi sotto le plance avrebbe le carte in regola per farsi beffe del suo fisico e sfruttare il mismatch. Stazza, agilità e QI necessario per aggirare i blocchi e braccare arcignamente gli attaccanti avversari, doti sufficienti per far venire il mal di testa agli allenatori avversari.

Nonostante delle cifre non troppo lusinghiere, anche per quanto riguarda i rimbalzi il nostro Saddiq si difende più che bene. Nei due anni trascorsi a Philadelphia, infatti, Bey ha dimostrato di possedere un buon istinto sotto canestro e di essere in grado di gestire al meglio il tagliafuori, il che in più di un’occasione gli ha consentito di conquistare palloni importanti anche a scapito di avversari più quotati in fatto di centimetri. Certo, i numeri potrebbero essere anche più generosi, ma c’è tutto il tempo per affinare la tecnica e ambire a diventare uno specialista delle carambole.

Tuttavia, più che le doti messe in mostra nella metà campo meno glamour del campo già a partire dalle prime apparizioni in canotta Wildcat, a impressionare maggiormente gli addetti ai lavori sono stati i grossi passi avanti fatti in attacco. Dopo aver già fatto riferimento in apertura al vertiginoso miglioramento in fatto di numeri, ora è tempo di scendere un po’ più nel dettaglio.

Quella 2019 dev’essere stata un’estate piuttosto intensa per Saddiq Bey, che una volta sbarazzatosi delle presenze ingombranti di Phil Booth ed Eric Paschall si è presentato ai nastri di partenza della sua stagione da sophomore con sei chili in più di massa muscolare e, abbastanza a sorpresa, un jumper sostanzialmente letale, specie dalla lunga distanza, diventando nel giro di poco tempo uno spauracchio non solo per gli attacchi, ma anche per le difese avversarie. Con un impressionante 45,1% dalla linea dei tre punti – anche alla luce della sua predisposizione alle situazioni di catch and shoot, pur meno sfruttate da Villanova rispetto ad altre soluzioni -, Bey si candida a recitare la parte del classico 3&D coccolato da tutti i coaching staff del piano di sopra.

And one!

Inoltre, non sono da trascurare neppure i suoi progressi sul piano del palleggio, che hanno fatto di lui un quantomeno affidabile portatore di palla, nonché un discreto passatore. Guardandolo giocare, è facile capire come il suo passato da point guard al liceo – quando ancora gli ormoni non avevano ancora fatto il loro corso – si faccia ancora sentire anche a qualche anno di distanza.

Tutto sommato, non malissimo per essere una SF.

Da portatore di palla dimostra una certa confidenza nel servire il compagno libero o il rollante di turno, mentre quando si tratta di puntare dritti verso il ferro… sì, lì c’è un po’ da lavorare.

Punti deboli

A questo proposito, dobbiamo evidenziare qualche difficoltà di troppo nel battere il difensore dal palleggio. Colpa di un primo passo un po’ più corto del dovuto, di una falcata da ampliare al più presto e di un’esplosività non propriamente degna di questo nome, che non gli consentono di sfruttare al meglio il vantaggio dovuto alle sue doti balistiche. Sulla base di quanto detto, è piuttosto inevitabile che tutto ciò spesso si traduca in letture tutt’altro che corrette, scelte rivedibili e conclusioni su cui è più opportuno stendere un velo pietoso.

Non esattamente il Russell Westbrook dei bei tempi, ecco.

Nonostante i miglioramenti dal punto di vista realizzativo, c’è ancora qualche lacuna da colmare anche quando si parla di costruire il tiro dal palleggio, una freccia che ancora non si è vista nella pur accettabile faretra offensiva di cui Bey è dotato. Inoltre, se a livello collegiale sul piano fisico il numero 41 può ampliamente dire la sua, le cose potrebbero andare un po’ diversamente una volta sbarcato nel panorama NBA, dove il suo atletismo sotto la media potrebbe limitarne l’impatto anche nella metà campo difensiva.

Upside

Come già anticipato, per le sue peculiarità Bey sembra essere uno dei giocatori più NBA ready tra i prospetti di quest’anno, il che, nel giusto contesto, potrebbe garantirgli un buon ammontare di minuti utili per accumulare esperienza tra i professionisti e darci dentro con le specialità della casa. A questo proposito, c’è da dire che con tutta probabilità il nostro Saddiq avrà bisogno di testare la tenuta fisica contro una concorrenza molto più preparata atleticamente. Un po’ di sano rodaggio non potrà che far bene a un ragazzo in uscita da un college che negli ultimi anni ha sfornato degli ottimi role player, posizione per la quale candida anche lo stesso Bey, che se tutto andrà per il verso giusto potrà rivelarsi un ottimo glue guy per chi deciderà di puntare le proprie fiches su di lui.

Draft Projection

Fino a qualche settimana fa le chance di finire in zona lottery non erano certo da sottovalutare per il prodotto di Villanova, ma negli ultimi giorni le sue quotazioni sembrano un po’ in calo. Le ultime proiezioni vedono il suo nome aleggiare intorno alla chiamata numero 20, ma mai come quest’anno il Draft è in grado di riservare incognite e sorprese. Da quelle parti sono in agguato Dallas, Brooklyn e Miami, ma anche Utah, Denver e la nuova Philly di coach Rivers, tutte potenzialmente in grado di offrirgli un contesto intrigante e stimolante. Difficile allo stato attuale immaginare per Bey un futuro da superstar assoluta, ma con la sua versatilità le possibilità di riuscire a ritagliarsi uno spazio importante negli anni a venire non sono poi così basse.

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Pubblicato da
Federico Ameli

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