La Road to Draft 2020 ha imboccato il suo rettilineo finale. Malgrado delle difficoltà uniche nella storia del gioco, che hanno reso impervia la stesura tanto dei profili individuali dei giocatori quanto dei Mock Draft per gli addetti ai lavori, la NBA si appresta a vivere ancora una volta quel periodo dell’anno in cui è l’hype a farla da padrone in maniera indiscussa.
Non si può negare, ad ogni modo, che anche quest’anno il basket collegiale non abbia subito i suoi incredibili scossoni: non sono mancati gli scandali (tra tutti quello legato a Memphis e al super prospetto James Wiseman), i colpi di scena legati all’ormai sempre più marcata competizione tra la G League e la NCAA (come la notizia dell’istituzione del “Select Team”) e le conseguenze della pandemia globale. Dopo una stagione NCAA resa monca dalla mancanza della tradizionale March Madness, infatti, anche il Draft ha subito ben due rinvii, slittando prima al 15 ottobre e poi all’attuale data del 18 novembre, data scelta dalla NBA come primo step della nuova programmazione della stagione 2021 che comincerà ufficialmente il 22 dicembre.
Le condizioni estremamente avverse, com’è ovvio che sia, non hanno aiutato neanche gli scout, alle prese con una Draft Class di difficilissima lettura tanto per il potenziale dei giocatori eleggibili quanto per visibilità di alcuni talenti.
L’annata del 2020, infatti, oltre che numerosi talenti di provenienza International (da Lamelo Ball a Maledon, passando per Avdija, Hampton, Hayes e Pokusevski), presenta alcuni dei talenti maggiormente attesi alla vigilia della stagione in forte calo rispetto ai Mock Draft di inizio anno (pensiamo a Cole Anthony e Vernon Carey), oltre che giocatori da lottery ben poco visibili a causa di squalifiche (il già citato Wiseman) o infortuni (Nesmith).
Questo potrebbe, nei prossimi giorni, favorire l’ascesa delle quotazioni di altri talenti di buon livello rimasti piuttosto nascosti per tutto l’anno a causa della loro militanza in college non di primissima fascia.
Fatte le doverose premesse, dunque, non ci resta che scoprire quelle che potrebbero essere le scelte effettuate il prossimo 18 novembre attraverso le parole della redazione di NBAReligion.com.
Prima di immergerci nel Draft, però, rendiamo omaggio alla stagione NCAA che, pur senza essersi conclusa, ci ha emozionato come da abitudine.
1) Minnesota Timberwolves – Anthony Edwards (SG, Georgia, Freshman)
Dovesse riuscire a limare quei pochi difetti presenti nel suo gioco, dovuti più all’inesperienza che ad altro, l’impressione è che ci si possa trovare di fronte ad un potenziale All-Star. Inserito nel giusto contesto e con la necessaria dose di fiducia da parte di compagni e coaching staff, potrebbe stupire sin da subito e raccogliere le redini del proprio sistema offensivo. I detentori della prima chiamata sono quei Minnesota Timberwolves che, all’alba della scorsa stagione, hanno deciso di scambiare Andrew Wiggins per arrivare ad una point-guard di assoluto talento come D’Angelo Russell, ben più funzionale di fianco all’uomo franchigia “KAT”.
Attualmente, la loro maggior lacuna a livello di organico risiede proprio nel reparto esterni, con la presenza di giocatori dal talento modesto a contendersi il posto di combo-guard e small-forward titolare. Quello tra Anthony Edwards e i T-Wolves, dunque, sembra possa essere davvero un matrimonio annunciato.
In un contesto così giovane, ambizioso e, allo stesso tempo, distante dal clamore mediatico, il nativo di Atlanta potrebbe avere l’occasione perfetta per sprigionare tutto il suo – immenso- potenziale.
2) Golden State Warriors – James Wiseman (PF/C, Memphis, Freshman)
Nel caso di Wiseman, la già complessa operazione di predire un ceiling per un giocatore collegiale incontra un numero rilevante di complicazioni: la sua più volte citata mancanza di visibilità nel corso dell’unica stagione collegiale, l’estrema competitività della lega in riferimento a giocatori con le sue caratteristiche e dei difetti al momento piuttosto marcati potrebbero essere un freno abbastanza rilevante per il suo sviluppo. Wiseman, però, ha un potenziale da All-Star fatto e finito e, se catapultato nel giusto contesto, potrebbe riuscire a imporsi come uno dei nomi più rilevanti tra i lunghi che popoleranno la NBA del futuro. Bisognerà tenere d’occhio le decisioni dei Golden State Warriors che potrebbero seriamente scambiare la loro seconda scelta assoluta all’interno di un pacchetto funzionale all’ottenimento di un giocatore di status superiore. Qualora una trade non dovesse arrivare, però, Wiseman sarebbe il giocatore perfetto per i Dubs alla pick numero due: un talento così sconfinato, incastrandosi con la naturale necessità di giocare su alti ritmi di Golden State e in un sistema difensivo che dovrebbe ripartire da principi ben definiti, potrebbe rappresentare un innesto molto interessante nello storicamente tormentato spot di numero 5 per Golden State.
3) Charlotte Hornets – Lamelo Ball (PG, Illawarra Hawks, International)
LaMelo ha le capacità tecniche e il corpo per essere un giocatore ideale nella NBA del 2020, lungo come un esterno con le capacità di playmaking e scoring di una point guard, e la possibilità di diventare un incubo sulle linee di passaggio avversarie e nella difesa al ferro sui pari ruolo. Se tutto andrà come deve, Ball potrà diventare uno dei migliori playmaker della NBA, e una volta sbloccato il potenziale di scoring, anche uno dei giocatori più interessanti in assoluto. La soluzione migliore per lui potrebbe essere alla terza scelta, in mano agli Charlotte Hornets che sono alla disperata ricerca sia di un playmaker, che di un giocatore dall’alto tasso di talento che possa aiutare a riportare la franchigia un po’ più vicino ai riflettori, dopo la partenza di Kemba Walker nel 2019.