Altro giro, altra corsa. Anche in questa stagione 2020-2021, l’Atlantic Division si candida a essere uno dei raggruppamenti più divertenti da seguire, per franchigie in gioco ed equilibrio generale.
Composta quasi totalmente, da squadre che hanno l’obiettivo di competere ad altissimi livelli, l’Atlantic Division ha da diversi anni un padrone incontrastato. I Toronto Raptors, infatti, hanno terminato la stagione al primo posto della Division per tre anni consecutivi e non sembrano intenzionati a cedere il posto al nuovo che avanza, rappresentato dai Brooklyn Nets e dai Philadelphia 76ers.
Nonostante la franchigia canadese abbia perso qualche pezzo importante, non è da sottovalutare la grande alchimia tra gli elementi, in campo e in panchina. Brooklyn, invece, è chiamata alla grande prova dopo i proclami e la scoppiettante campagna acquisti dell’anno scorso. Tutto sarà nelle mani di Steve Nash, del suo vice di lusso Mike D’Antoni, e ovviamente nelle giocate del duo stellare Irving-Durant.
Spostandoci in casa Sixers, diversi cambi sono stati fatti nella dirigenza e soprattutto sulla panchina. Daryl Morey ha portato da Houston tutta la sua esperienza, operando con saggezza in questa offseason alla ricerca di role player d’esperoenza da mettere a disposizione di Doc Rivers, coach di sicuro affidamento, chiamato per il balzo in avanti che Philadelphia aspetta da anni.
La scorsa stagione ha visto Boston uscire abbastanza con le ossa rotte, di nuovo a un passo dalla Finale NBA. Diverse partenze pongono i Celtics in una situazione delicata, in cui Brad Stevens dovrà trovare la quadra giusta per raggiungere i risultati sperati. Nel frattempo, New York continua la sua strategia di ricostruzione, mantenendo giovani interessanti e non intasando il cap space in attesa dell’agognata free agency del 2021, in cui verranno riposte tutte le speranze e i sogni dei Knicks di tornare grandi.
Boston Celtics
Nel giro di un paio di offseason, i Boston Celtics hanno salutato quelli che, con un occhio ai contratti, a conti fatti, erano i loro big-three: Kyrie Irving, Al Horford, e ora Gordon Hayward. La sign-and trade che ha portato quest’ultimo a Charlotte – squadra con cui aveva già firmato una offer sheet nel 2014 – rispetto alle situazioni sopracitate non ha lasciato i biancoverdi a mani vuote. Boston si ritrova con una seconda scelta al Draft 2022 (sotto condizione, poca cosa), ma soprattutto con una notevole trade exception a disposizione, spendibile di qui a un anno.
La squadra di Brad Stevens, dunque, si è presentata alla free agency con più di un problema da risolvere. I Celtics avevano bisogno di un centro per riempire lo slot occupato mai in maniera totalmente convincente da Daniel Theis, in particolare difficoltà nella serie Playoff poi persa contro Miami alle Finali di Conference Proprio per questo motivo, si è parlato a lungo dell’opzione trade-up, per acquisire la seconda scelta al Draft 2020 dai Golden State Warriors e aggiudicarsi le prestazioni di James Wiseman; nulla di fatto, come noto. Lasciato andare Kanter ai Portland Trail Blazers – trade a tre squadre in cui i biancoverdi hanno ottenuto solamente due scelte al secondo round – Boston ha puntato su Tristan Thompson (biennale da 19 milioni di dollari complessivi). Obiettivo chiaro garantire maggiore rim protection, pur sacrificando quel po’ di spacing e pericolosità in più che il turco poteva offrire alla causa. Il training camp, passo passo, ci dirà chi tra Thompson e Theis avrà il posto in quintetto. Da non dimenticare, inoltre, la grande considerazione che coach Stevens ha per un Robert Williams III in ascesa. Per quanto riguarda i giocatori perimetrali, il partente Wanamaker, direzione Warriors, è stato rimpiazzato da un veterano ed ex All-Star come Jeff Teague, che deve togliersi di dosso la ruggine delle recenti annate in contesti forse meno stimolanti dove ha comunque mantenuto una media di 10.9 punti e 6 assist in circa 24 minuti a partita.
Al capitolo rinnovo contrattuale di Jayson Tatum, lo staff dirigenziale dei Celtics non si è fatto trovare impreparato, avanzando una proposta di rinnovo al massimo salariale. Per Tatum, un quinquennale da 163 milioni che, sommato al suo contratto attuale, fa 195 milioni in 5 anni.
Per quanto riguarda il draft NBA, il lavoro fatto dal GM Danny Ainge ha portato nelle tasche della squadra ben tre scelte. Con la numero #14, i Celtics si sono assicurati l’ala piccola Aaron Nesmith. Il giocatore porta in dote un potenziale intrigante nel tiro da tre punti e in quanto a doti realizzative. I dubbi su questo giovane prospetto nascono quando si parla della sua tenuta fisica e della sua crescita per quanto riguarda le abilità di playmaking. Tendenza agli infortuni e basso QI cestistico, però, potranno essere risolti grazie all’aiuto dello staff tecnico, e di compagni in squadra quali Kemba Walker, capaci di giocare molto bene palla in mano.
Le altre due prese da parte di Boston, Payton Pritchard e Yam Madar, rispettivamente con le scelte numero #26 e #47. Prospetti interessanti per il reparto backcourt, ma con ancora troppa poca esperienza per fornire una reale valutazione.
Boston è chiamata a un difficile compito per il prossimo anno, a ben vedere lo stesso delle ultime stagioni segnate da cambiamenti in serie e con l’unico punto fermo in Jayson Tatum. I biancoverdi continueranno a dare battaglia al vertice della conference con una squadra in evoluzione e che dovrà ritrovare un nuovo equilibrio. Augurandosi che Kemba Walker possa tornare presto ai suoi livelli. Il giocatore ha subito una complicazione al ginocchio e ha da poco cominciato il trattamento a base di cellule staminali che dovrebbe accelerare il suo recupero.