San Antonio Spurs
Dopo decenni brillanti, vincenti e con pochi eguali nella storia dello sport americano, nella stagione appena trascorsa i San Antonio Spurs hanno mancato l’accesso a quella che sarebbe stata la 23ª postseason consecutiva. Ora, i neroargento si trovano nella terra di mezzo, sospesi tra i tempi necessariamente lunghi di un ricambio generazionale e la finestra di programmazione a breve termine vincolata al futuro di Popovich sulla panchina. L’allenatore potrebbe decidere di fare un passo di lato al termine della stagione, per chiudere poi la carriera in estate alla guida della spedizione olimpica di Team USA a Tokyo 2020 (2021).
La terra di mezzo, si diceva. La stessa che, fuor di metafora, gli Spurs hanno esplorato sul parquet nell’annata passata insistendo con costanza sulle conclusioni dalla media distanza, midrange appunto. Una netta controtendenza, certificata dai dati , rispetto a una lega che privilegia le soluzioni al ferro e il tiro da tre punti.
Al di là dell’interessante undicesima scelta al Draft spesa su Devin Vassell, chiara attitudine da specialista difensivo, davvero poco da segnalare nell’offseason di San Antonio: rifirmati Derrick White, Poeltl (triennale da 26 milioni di dollari) e Eubanks; two way contract per Keita Bates-Diop e Quinndary Weatherspoon. Addio invece a Bryn Forbes (ora a Milwaukee) e a Marco Belinelli, tornato come noto a Bologna, nel nostro campionato. Se a ciò aggiungiamo che DeRozan – player option esercitata – sarà free agent con Aldridge nell’estate 2021, appare chiaro come questa sia per i texani l’annata di transizione per definizione.