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LeBron James, 36 anni di costanza

Il 30 dicembre di 36 anni fa, ad Akron, nasceva LeBron Raymone James. Da ormai 17 anni a questa parte, quel ragazzo nato nella piccola cittadina dell’Ohio ha totalmente riscritto e continua a riscrivere la storia della pallacanestro. È impresa ardua, probabilmente impossibile, riuscire a descrivere in maniera adeguata tutto ciò che LeBron James è stato, è e sarà per la NBA e per il basket in generale.

Costanza

La grandezza del numero 23 dei Lakers è qualcosa che non può essere negata. Pochissimi giocatori, nell’intera storia della palla a spicchi, hanno regalato prestazioni a livelli tanto eccelsi.
Nessuno, probabilmente, è stato in grado di farlo con la costanza di LeBron.
A 36 anni, il Re è ancora il giocatore più forte della lega. Un dominio in lungo e in largo, che lo ha portato ad affrontare alcuni dei giocatori più forti di sempre, che nella loro personale corsa al titolo si sono ritrovati, inesorabilmente, a incrociare la propria strada con la squadra in cui gioca(va) LeBron. Pochi si sono potuti fregiare dell’onore di averlo sconfitto. Chi ci è riuscito, a ben vedere, può essere inserito nel gotha della NBA tanto quanto lo stesso LeBron.

Kevin Durant e Steph Curry, due che di pallacanestro ne sanno giusto qualcosina

Ma nessuno, con la stessa costanza, è ancora lì a lanciare l’assalto al titolo.
I primi due sono arrivati a Miami, dopo la contestatissima Decision in diretta TV dove annunciava il passaggio agli Heat. E poi il ritorno a Cleveland, dove ha vinto probabilmente il titolo NBA più difficile e bello di sempre.
Sotto 3-1 contro i fenomenali Golden State Warriors, LeBron ha dominato la serie, rimontando (nessuna squadra ci era mai riuscita prima), portando i Cavs al loro primo titolo nella storia e diventando leader in ogni statistica per entrambe le squadre, primo a riuscirci.

Onnipotente.

Infine, l’approdo ai Lakers. Un primo anno da dimenticare, forse l’unica vera stagione negativa in 17 anni di carriera, dopo un infortunio nel Christmas Day che ha pregiudicato tutta la stagione losangelina. Il 2019-2020 è stato il campionato del ritorno, la cosiddetta revenge season, dove i Lakers di James e Davis hanno spazzato via chiunque, riportando il titolo a Los Angeles dopo 10 anni di assenza.

Nei suoi 17 anni in NBA, James ha scritto e riscritto innumerevoli record. Ormai, i discorsi su chi sia il GOAT sono, nella maggior parte, ridotti al suo nome e a quello di Michael Jordan. Un record li accomuna: nessuno, tranne loro due, è mai riuscito a vincere nella stessa stagione i titoli di MVP della regular season, MVP delle Finals e medaglia d’oro alle Olimpiadi. MJ ci riuscì nel ’92, LeBron nel 2012.
Ma questo record descrive solamente una minuscola parte del talento di James.

Un dualismo infinito

 

Numeri

Partiamo dai numeri ai Playoff, probabilmente i più adatti a dare un quadro di ciò che il 23 sa fare, quando si tratta di post-season.
Con 8 partecipazioni alle Finals consecutive, già di per sé record assoluto, LeBron detiene il primato per partite Playoff giocate (260), di punti totali (7.491), palle rubate (445) e tiri liberi (1.735).
La completezza del suo gioco, forte di una visione con pochi precedenti, è ben evidente dalla 2° posizione nella classifica degli assist, dietro solo Magic Johnson. Sono 1871 le assistenze in post-season. Un record di Magic è anche quello di triple doppie ai Playoff: 30. Ma LeBron è lì, a quota 28, pronto a prendersi anche questo primato.

LeBron James sa come vincere e, quando lo fa, è sempre da protagonista. 4 volte campione NBA, 4 volte MVP delle Finals. Nonostante le 6 finali perse, una delle cose più ricordate dai suoi detrattori.
Il Re ha vinto il titolo NBA con tre squadre diverse: come lui, solo Danny Green, John Salley e Robert Horry. Ma nessuno, tranne lui, ha vinto 3 premi di MVP delle Finals con tre squadre diverse.

Revenge season: accomplished.

I suoi numeri straordinari non si limitano, però, ai soli Playoff. LeBron è stato 16 volte All-Star, 16 volte inserito in uno dei primi 3 quintetti NBA (13 volte nel primo), Rookie dell’anno nel 2004 e 4 volte MVP della regular season.
È tra i migliori marcatori di sempre, attualmente al terzo posto della classifica all-time con 34.332 punti (in costante aggiornamento). Davanti a lui solo Kareem Abdul-Jabbar e Karl Malone, da tempo messi nel mirino. L’obiettivo è di mettersi davanti a tutti.

Record da riscrivere

Oltre al poter diventare il miglior scorer di tutti i tempi, LeBron James può ancora scrivere diversi record. Il prossimo e probabilmente più immediato sarà quota 1000 partite consecutive in doppia cifra.
L’ultima gara contro Portland è stata la 999esima di fila con almeno 10 punti a segno. Quota 1000 è lì ad un passo. Un numero straordinario, perfetta testimonianza della costanza che ha caratterizzato tutta la sua carriera.
L’obiettivo principale resta, ancora una volta, il titolo NBA. I Lakers sono dati, dalla stra-grande maggioranza degli addetti ai lavori, come i favoriti. Il back-to-back manca a L.A. da diverso tempo e LeBron non vuole mancare all’appuntamento.
L’obiettivo non dichiarato è quello di aspettare l’ingresso in NBA del figlio Bronny, per diventare la prima coppia padre-figlio a giocare insieme. Una curiosità, ulteriore testimonianza della longevità del 23.

Legacy

Il Re è il dominatore della lega da ormai tanto tempo. In tanti hanno provato a sottrargli lo scettro, ma pochi ci sono riusciti e solo temporaneamente. Nessuno ha mai avuto la sua fermezza, la sua tenacia. I detrattori saranno sempre tantissimi: solo i migliori riescono a polarizzare in maniera così drastica le opinioni. C’è chi lo idolatra e chi lo sminuisce. Noi preferiamo continuare ad ammirare le sue gesta e a goderci lo sconfinato talento dell’uomo venuto da Akron.

Buon compleanno, LeBron.

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Pubblicato da
Simone Trunfio

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