Visto il crescente numero di positivi, la NBA ha deciso di rafforzare le sue misure anti-COVID introducendo un terzo test. Gli arbitri e i giocatori della partita in programma dovranno, infatti, sottoporsi a un tampone PCR (molecolare) la mattina del giorno della partita.
Il protocollo attuale prevede che arbitri e giocatori della partita devono essere negativi a due tamponi: quello molecolare del giorno e quello rapido della mattina. Misure che, però, non hanno dato i risultati sperati.
Introducendo il terzo tampone molecolare, più affidabile di un tampone rapido, la NBA spera di ridurre notevolmente il rischio di contagio. L’intento è quello di trovare, nelle 28 città i cui si gioca, un fornitore locale di test PCR in grado di eseguire test a giocatori e arbitri. I test, come scrive Tim Bontemps di ESPN, verrebbero raccolti la mattina della partita così da avere i risultati almeno un’ora prima dell’inizio della gara.
Il test PCR richiede più tempo di analisi (circa 12 ore) rispetto a un test rapido, ma risulta più accurato. Una soluzione condivisa anche dalla NBPA che, inoltre, hanno concordato insieme alla lega di prolungare l’uso delle mascherine, limitare i contatti tra i giocatori e vietare l’ingresso nelle stanze di hotel a persone estranee alla squadra.
A causa dell’aumento dei contagi, la NBA ha dovuto rinviare 9 partite, di cui 8 solo in questa settimana, tra cui Orlando Magic-Boston Celtics, Utah-Washington e Atlanta Hawks-Phoenix Suns. Per giocare, infatti, le squadre devono avere otto giocatori sani.
Come riporta sempre Tim Bontemps, il nuovo protocollo sui test anti-COVID partirà dalla prossima settimana.
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