Prima che James Harden approdasse alla corte dei Brooklyn Nets, gli Houston Rockets ritenevano i Miami Heat possibili acquirenti delle prestazioni sportive di “The Beard“. Nonostante non avremo mai modo di conoscere nel dettaglio la serietà delle discussioni tra le due franchigie, Miami sembra essersi chiamata fuori dalla trattative in tempo record.
Il motivo è stato sunteggiato alla perfezione da Udonis Haslem, veterano degli Heat e leader emotivo della franchigia, nel corso di una puntata del podcast di Complex Sports:
“Non si poteva portare Harden a Miami. Sarei invecchiato di quindici anni cercando di non farlo distrarre. Miami, nonostante il periodo difficile, è una città nota per le feste ed Harden non disdegna certo quel tipo di divertimento. Scherzi a parte, la trattativa avrebbe implicato la perdita da parte degli Heat di cinque-sei giocatori promettenti e questo non è mai stato nei piani di Pat Riley. Harden è il miglior attaccante della lega, ma ha ormai superato i trent’anni di età e non può valere più di sei giovani di prospettiva. In aggiunta, nonostante l’elevato numero di assist, è un giocatore che tende a monopolizzare costantemente l’attacco e questa sua caratteristica non sarebbe stata assimilabile ai nostri schemi.”
Alla luce delle dichiarazioni di Haslem, l’attitudine lasciva di Harden avrebbe potuto condizionare l’ambiente in negativo, così come la sua tendenza a tenere in ostaggio il pallone in fase offensiva avrebbe intaccato la cultura del collettivo che si respira a South Beach.
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