(5-9) New Orleans Pelicans 118 – 129 Utah Jazz (11-4)
I Jazz di coach Snyder non sembrano voler fermare la corsa e stanotte a farne le spese sono i malcapitati Pelicans, che tornano sì a casa a mani vuote ma riescono tutto sommato a dare filo da torcere agli scatenati Mitchell e compagni.
Partono fortissimo gli ospiti, che approfittano di qualche amnesia di troppo nella propria metà campo da parte dei Jazz per mettere a segno la bellezza di 43 punti, a cui i Jazz rispondono solo parzialmente con i loro 31. La striscia vincente più lunga tra quelle ancora attive non è però un primato che si abbandona facilmente, e già nel secondo quarto i ragazzi di Quin Snyder tornano in campo con un altro piglio: il parziale è di 39-26, che permette ai padroni di casa di andare a riposo all’intervallo lungo con un punto in più degli avversari (70-69).
Al rientro in campo, Eric Bledsoe con il jumper piazza la zampata che vale il +3 Pelicans, ma è solo un fuoco di paglia: con un appoggio al tabellone in contropiede su suggerimento di Mitchell, è Joe Ingles a dare il là al parziale da 21-2 che porta i Jazz verso la vittoria, con i Pels che finiscono per innervosirsi – Steven Adams si becca un tecnico, coach Van Gundy addirittura due con tanto di espulsione. Solo Zion Williamson prova concretamente a tornare in partita, ma il margine dei Jazz è troppo ampio per poter essere colmato.
36 punti con tanto di season-high per Donovan Mitchell, che mette a disposizione anche 7 rimbalzi e 5 assist, 20 punti per Mike Conley, uno in più di quelli realizzati da Jordan Clarkson in uscita dalla panchina. In casa Pelicans sono 27 i punti messi a segno da Zion, a cui non basta l’aiuto offerto da Brandon Ingram, autore di 23 punti, che dopo averne messi 20 già a metà gara si inceppa prima del dovuto.
(8-8) New York Knicks 119 – 104 Golden State Warriors (8-7)
Una vittoria esterna che, fino a un paio di stagioni fa, avrebbe fatto notizia per settimane e che oggi, invece, non sembra poi così improbabile. Come cambiano le cose in NBA: per conferma chiedere a RJ Barrett, che firma il suo career-high da 28 punti contro i Golden State Warriors, contribuendo attivamente alla terza vittoria consecutiva dei suoi Knicks. A dare ulteriore manforte ai newyorkesi ci ha pensato poi anche Draymond Green, espulso nel corso del primo tempo per via di un doppio tecnico – il secondo dei quali forse troppo severo, dato che l’urlo del 23 pare fosse diretto a un compagno di squadra. Con o senza Green, a San Francisco non c’è mai stata partita: i Knicks girano alla grande in attacco e veleggiano intorno alla doppia cifra di vantaggio già dal primo quarto (40-31). I padroni di casa abbozzano una timidissima reazione nel secondo periodo, riuscendo a riguadagnare appena tre punti all’intervallo lungo, che non bastano però a rimettere in discussione il risultato nel secondo tempo, nel quale i Knicks si dimostrano bravi a gestire il gap con Curry e soci. 30 punti e 4 assist per lo Splash Brother, Andrew Wiggins sfiora la doppia doppia con i suoi 17 punti e 9 rimbalzi, mentre in casa Knicks spiccano la quasi tripla doppia di un grande Julius Randle – autore di 16 punti, 17 rimbalzi e 9 assist – e il ritorno sul parquet dell’ex Alex Burks dopo 12 gare di assenza per infortunio.
(12-4) Los Angeles Lakers 113 – 106 Milwaukee Bucks (9-6)
I Lakers di coach Vogel inaugurano la serie da 7 partite in trasferta battendo a domicilio Giannis Antetokounmpo e i suoi Bucks, a cui non bastano i 25 punti e 12 rimbalzi dell’MVP uscente per avere la meglio sui campioni in carica.
I Lakers scendono in campo determinati a cancellare il brutto finale dell’ultima gara contro Golden State, eppure il primo quarto se lo aggiudicano i padroni di casa, bravi a punire la difesa avversaria che evidentemente doveva ancora prendere le misure a Giannis e soci (29-33). Detto, fatto: i losangelini serrano i ranghi già a partire dal secondo quarto, nel quale si rifanno prepotentemente sotto riuscendo a passare in vantaggio: un primo tempo divertente e tutto sommato equilibrato, che dopo 7 pareggi e 9 diversi vantaggi si chiude sul 63-57 per i Lakers.
Al ritorno in campo dopo l’intervallo lungo, gli ospiti sono bravi a non lasciarsi intimorire dall’arrembaggio dei Bucks, che dalla doppia cifra di svantaggio accumulata a 7 minuti dalla fine (98-87) si riportano addirittura a -2 sul 102-100 per i Lakers, che però ricacciano indietro gli avversari con successo grazie alla tripla di Caldwell-Pope.
A fine gara sono 34 i punti per LeBron James, che mette a referto anche 8 assist e 6 rimbalzi; 18 punti, 9 rimbalzi e 6 rimbalzi per Anthony Davis, 23 punti per un sorprendente KCP, mentre tra i Bucks si segnalano i 22 punti di Jrue Holiday e i 20 di Khris Middleton, entrambi autori anche di 7 assist e 5 rimbalzi.