È ormai passato quasi un anno dalla morte di Kobe Bryant avvenuta il 26 gennaio 2020 nei pressi di Los Angeles, ma i giocatori dei Los Angeles Lakers sembrano non aver ancora trovato la forza per parlare di quanto successo. Una tragedia che ha toccato nel profondo tutta la lega, ma in maniera particolare LeBron James, suo amico da quando ha messo piede in NBA, ed Anthony Davis, preso sotto l’ala di Kobe durante l’esperienza insieme alle Olimpiadi del 2012.
Nel post-partita contro i Chicago Bulls – match vinto nella notte – LeBron ha spiegato qual è l’umore in squadra:
“Il tempo guarisce tutto? È un detto. Siamo ancora coinvolti psicologicamente per quanto successo. E ci vuole tempo per passare oltre. Ognuno ha il proprio processo di lutto. Una spiegazione su quello che è successo? Cerco sempre di non tornare in quello spazio mentale, perché è qualcosa di troppo buio. Non solo per me, ma per la nostra organizzazione e per tutti coloro che sono ancora coinvolti in questa cosa.”
Quindi i giornalisti hanno chiesto allo stesso LeBron un parere sul gioco di Bryant, vicino ovviamente a quello di Michael Jordan. Questa la risposta del nativo di Akron:
“Guardavo Kobe solo per il suo modo di giocare. Certamente c’erano diverse somiglianze tra lui e Mike, ma ho apprezzato il gioco di Kobe per il gioco di Kobe. L’eleganza con cui giocava, le capacità di gestione della palla, il tiro, tutto ciò che ha fatto sul parquet… Lo rispettavo per quello che era come giocatore e per quello che era in grado di fare sul parquet.”
“Il fatto che sia stato in grado di prendere alcune cose da MJ e guardare al DNA di MJ ed essere effettivamente in grado di replicarle è qualcosa di speciale. Molte persone ci provano, molte persone vorrebbero poter prendere cose e mosse da alcuni dei più grandi, ma non riescono. Non hanno la capacità di farlo. Non hanno la spinta per farlo, la mentalità per farlo. Lui lo ha fatto e lo ha fatto ad alto livello per molto, molto, molto tempo. Dobbiamo solo rispettarlo.”
Poi, la parola è passata ad Anthony Davis:
“Questa triste ricorrenza rattrista i nostri cuori. Renderci conto che se n’è andato è dura. Personalmente ho ancora problemi con quanto successo, ancora non riesco a crederci. Urliamo sempre “Mamba” al tre, nella nostra routine pre-gara perché vogliamo ancora riconoscere che fa parte della nostra organizzazione. E quello che è successo è stato più grande di noi.”
“Il suo personaggio? Non sapevo che avesse avuto un impatto sulla vita di così tante persone al di fuori del basket. Dal calcio, al football, ai giocatori oltreoceano, a persone che non praticano nemmeno sport, parlano sempre della ‘Mamba Mentality’. Non sapevo quanto avesse avuto un impatto in tutto il mondo”
Anche il centro dei Lakers, Marc Gasol, non ha voluto rilasciare dichiarazioni sulla morte di Kobe:
“Non mi sento a mio agio a parlarne. Mi dispiace.”
Quindi la chiosa finale, con LeBron James che l’ha voluto ricordare in questo modo:
“Ci sono molte cose che muoiono in questo mondo, ma le leggende non muoiono mai, e lui è esattamente una leggenda. Dobbiamo rendergli onore ogni volta che scendiamo in campo.”
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