Con cinque tiri da dietro l’arco messi a referto nella sconfitta di Golden State contro Utah, Stephen Curry ha comunque motivi per sorridere avendo superato Reggie Miller nella classifica dei migliori tiratori da 3 punti nella storia NBA. Curry, dopo aver sorpassato Reggie, lo ha voluto onorare indicando il numero “31” con le dita, numero di maglia dell’ex Pacers. Queste le parole del play degli Warriors a fine match:
“Ho mostrato il numero 31 dopo aver centrato la terza tripla perché sapevo di essere lì con Miller, poi mettere a segno la quarta bomba nel terzo quarto mi ha dato ancora più carica. È stato davvero speciale. Questo è qualcosa a cui miravo da molto tempo. È un po’ strano, considerando che lui e Ray (Allen) hanno costruito la loro carriera sulla precisione dall’arco e sull’immensa continuità. Hanno alzato l’asticella di difficoltà ed essere arrivato vicino a loro è davvero incredibile per me.”
Curry ha poi proseguito:
“È una sensazione speciale. Ho provato solo a divertirmi verso metà partita, perché sapevo che il sorpasso su Reggie era a portata di mano e perché lo ammiravo da giovane. Lo guardavo giocare, scendeva in campo contro mio padre. Ho preso anche qualche suo movimento senza palla nel corso della mia carriera. Ho sempre usato lui e Steve Nash come modelli nel mio ruolo, ho cercato di combinare i due.”
Reggie Miller lo ha chiamato durante la conferenza stampa post partita, con suo figlio Ryker in grembo, per congratularsi con lui:
“Sei un’ispirazione per tanti ragazzi come il mio. So cosa c’è dietro a tutto questo. Conosco le innumerevoli ore di lavoro che stanno dietro a tutto ciò quando invece sarebbe più facile uscire con gli amici, andare in discoteca, dormire o fare qualsiasi cosa, ma lavori e ti sacrifichi, ti sacrifichi la tua famiglia. Poi il legame che hai con la tua famiglia, il basket e la Dub Nation, sono molto orgoglioso di te. Specialmente il mio piccoletto… è il tuo fan numero uno. Grazie mille per quello che hai fatto, amico mio.”
Miller ha impiegato 1.388 partite per raggiungere quota 2.560 triple, 1.074 match per Allen e solo 715 per Stephen Curry, in uno stile completamente diverso e rivoluzionario. Stephen, messo di fronte all’evidenza, ha quindi ammesso che non pensava di poter cambiare così tanto il gioco:
“No, ma sapevo che c’era un certo stile di gioco che mi piaceva seguire e io adoro lavorare. Spero che questo sia qualcosa che le persone possano capire. Ovviamente per la prossima generazione di ragazzi è fantastico avergli mostrato un nuovo modo di intendere la pallacanestro. Devono avere creatività per poter trovare nuove vie per andare a canestro. Personalmente, io ho avuto la fortuna di crescere a contatto con il basket e sapevo quello che stava succedendo dietro le quinte. Non sono l’atleta più dotato fisicamente, non posso saltare più in alto o correre più veloce di tutti gli altri, quindi faccio affidamento sul lavoro, più di ogni altra cosa.”
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