(12-5) Philadelphia 76ers 114-110 Detroit Pistons (3-13)
Prima contro ultima nella Eastern Conference: nonostante ciò, i Sixers riescono ad avere la meglio sui Pistons solo nei secondi finali di partita.
Joel Embiid segna 33 punti e raccoglie 14 rimbalzi, ma soprattutto segna i tiri liberi decisivi (12 su 17 complessivamente) a 7.2 secondi dal termine della gara, per chiuderla definitivamente. Anche Ben Simmons (20 punti, 9 rimbalzi e 7 assist) è stato decisivo in lunetta. I Sixers erano riusciti ad andare in vantaggio in doppia cifra solo nel quarto periodo, sulla schiacciata di Dwight Howard. Detroit non ha mollato e si è rifatta sotto, a soli due punti di distanza sul 110-108. Prima che, proprio Simmons, segnasse i due liberi in lunetta.
Subito dopo, il layup di Delon Wright ha accorciato nuovamente lo svantaggio. E, infine, Embiid l’ha chiusa definitivamente, ancora in lunetta.
(6-9) Miami Heat 124-128 Brooklyn Nets (10-8)
Tre superstar contro una: a Brooklyn i Nets vincono la partita nonostante la super-prestazione di Bam Adebayo (41 punti, career-high), che non è comunque abbastanza per pareggiare l’impatto del trio Durant-Irving-Harden.
Fra i tre, il Barba è quello che segna meno: non un canestro dal campo fino all’ultimo quarto. I primi punti arrivano in lunetta allo scadere del primo, per il 36-25 Nets.
Nel secondo quarto Brooklyn allunga ancora e tocca il +18, sul 60-42. Ma un super Adebayo trascina nuovamente Miami a 10 lunghezze di distanza.
I Nets riprovano quindi a chiuderla nel terzo periodo: Durant è precisissimo, con 13 punti e 5 canestri su 5 a segno. Ma Miami inizia il quarto periodo ancora meglio e, con un parziale di 13-0, si rifà sotto di un solo punto.
È a questo punto che entra in scena Kyrie Irving: negli ultimi 5 minuti segna 12 punti e chiude una partita che sembrava già chiusa.
(5-10) New Orleans Pelicans 110-120 Minnesota Timberwolves (4-11)
Senza Karl-Anthony Towns, ancora out per la positività al Covid-19, i Timberwolves vincono contro Zion e compagni grazie ad una solida ed equilibrata prestazione di squadra.
A segnare più punti di tutti, 20, è Naz Reid, seguito a ruota dai 18 della prima scelta al Draft Anthony Edwards.
Dopo essere andati sotto di un punto all’intervallo, i Twolves piazzano un parziale di 16-3 alla ripresa delle ostilità: decisivi i canestri di Reid e Vanderbilt, più il layup di Beasley, per il 75-69 che convince coach Van Gundy a chiamare time-out. Bledsoe prova a rimettere in carreggiata i Pelicans, ma Culver risponde per riportare i suoi avanti di 10. Da lì, per i Pelicans è buio totale.
4 minuti e mezzo senza un singolo canestro, 11 tiri consecutivi sbagliati. Fino a fine partita, NOLA ne segna solo 5 su 24. Minnesota ne approfitta, va avanti di 18 lunghezze e chiude la partita con anticipo.
(8-8) Golden State Warriors 108-127 Utah Jazz
La prestazione di squadra non è stata delle migliori, per usare un eufemismo, ma Stephen Curry può consolarsi: la partita di stanotte, chiusa a 24 punti, lo ha visto sorpassare Reggie Miller e diventare il secondo giocatore della storia per triple mandate a segno: 2.562.
È veramente l’unica nota positiva della serata degli Warriors: Utah, infatti, comanda la partita dall’inizio alla fine. La partenza è ottima, con un grande parziale di 14-0 che fa intuire l’andazzo della serata. Golden State trova un po’ di ritmo nel secondo quarto, quando Curry trascina i compagni sul -8. Ma il piccolo momento positivo è subito spazzato via dalla tempesta dei Jazz: un altro parziale, stavolta di 24-8, permette a Utah di chiudere a metà gara sul 77-47. Al rientro in campo, i Jazz toccano anche il +40 sul 115-75 e chiudono la gara con largo anticipo.