Zion Williamson ha festeggiato la prima convocazione all’All-Star Game della sua ancorché giovane carriera con una prestazione di assoluto livello: 32 punti segnati (13 su 18 dal campo), 6 rimbalzi e 5 assist, più che bastevoli per affossare i modesti Detroit Pistons. Il prodotto di Duke non è, contrariamente al pensiero di molti, una limitata macchina da highlights. La sua capacità gravitazionale, con la quale costringe le difese a chiudersi in area, lo ha portato ad evolvere il proprio gioco in funzione dei compagni e, tramite questa rinnovata e sapiente gestione dell’attacco, New Orleans può ora vantare il sesto migliore rating offensivo della intera NBA. Escludendo la componente allenabile, il ragazzo possiede istinti cestistici formidabili, propri di chi, con pochi altri iniziati del gioco, capeggerà la prossima generazione.
Brandon Ingram, compagno di squadra di Zion ai New Orleans Pelicans, è dello stesso avviso. Nella lega il talento è una costante, ma non tutti hanno quella capacità attrattiva:
“Ho giocato al fianco di LeBron James, seppur nel periodo meno fortunato della sua carriera a livello fisico, e posso dire con certezza che Zion Williamson appartiene a quella categoria di giocatori. Certamente non ancora completo come James, sicuramente meno abituato a giocare partite decisive, ma, in termini di forza ed efficacia, Zion è un talento generazionale. Ogni sera mette in campo ciò che serve alla squadra. Consiglio a coloro i quali lo ritengono un giocatore limitato e monodimensionale una più frequente osservazione delle partite dei Pelicans. Guardarlo mi stimola. anche perché voglio sfruttare l’occasione di averlo in squadra per crescere a mia volta.”
Nonostante la gioventù e la bravura del collettivo, l’attuale record dei Pelicans (14-17) colloca la franchigia della Louisiana all’undicesimo posto nella Western Conference, piuttosto lontano dall’obiettivo prefissato ad inizio stagione: la qualificazione ai Playoff.
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