Dal giorno del suo approdo a Brooklyn, James Harden ha impressionato per capacità di adattamento, leadership e condivisione del proscenio. In particolare, non dovendo dimostrare pressoché nulla dal punto di vista balistico, il Barba ha saputo coinvolgere regolarmente i compagni, dando prova di grande capacità interpretativa. I palloni toccati, come del resto quelli persi, sono diminuiti drasticamente rispetto alle scorse stagioni, senza influire però sul numero di assist a partita (11.1), che si è paradossalmente innalzato, divenendo il migliore di tutta la NBA.
Questo rapporto di proporzione inversa ha permesso al giocatore di integrarsi ancor più velocemente nell’organico dei Nets, contribuendo notevolmente ai risultati positivi della franchigia. Se proprio dovessimo trovare un principale beneficiario dell’altruismo di Harden, avremmo il dovere di citare Joe Harris, tiratore letale in situazione di scarico. L’ex giocatore dei Cleveland Cavaliers, evidentemente non abituato a ricevere certi palloni, ha manifestato tutto il suo apprezzamento ai microfoni di ESPN:
“James non è solamente un grande attaccante. E’ un supremo giocatore di pallacanestro. La gente non ha cognizione della qualità dei suoi passaggi, della sua capacità di leggere la difesa e coinvolgere i tiratori. Non ho mai giocato con un passatore così. D’Angelo Russell era un piccolo Harden in alcune situazioni, ma non arrivava a terrorizzare letteralmente la difesa come James. Gli avversari hanno paura visibile della sua pericolosità e talvolta vengono ipnotizzati dal suo palleggio, lasciando a noi tiratori centimetri decisivi. Questo sì che vuol dire giocare per mettere in ritmo i compagni e semplificarne il mestiere”.
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