Dopo aver vinto due titoli con i Golden State Warriors, Kevin Durant sembra aver (parzialmente) appagato ogni suo desiderio professionale. L’attuale stella dei Brooklyn Nets, in una lunga intervista rilasciata a ESPN, ha spiegato come si è ‘evoluto’ – anche dal punto di vista mentale – da quando ha raggiunto l’obiettivo del titolo NBA:
“Non mi aspettavo di diventare felice per la vittoria di un titolo. Però mi sentivo come se fossi arrivato alla fine di un film, con tutti che mi avevano spinto verso questo obiettivo. E l’ho raggiunto. Mi sono impuntato per raggiungere questo obiettivo, ma mi sono anche reso conto che ci sono diverse cose che possono influenzare il percorso e che alcune di queste sono fuori dal mio controllo.”
“Una volta che ho vinto un titolo [con Golden State], mi sono reso conto che la mia percezione su questo gioco riguarda lo sviluppo continuo personale e professionale. Mi son ritrovato a pensare quali fossero i miei limiti. Non si trattava più solo di dire: ‘Ok, ora andiamo a prenderci l’anello’. Ok, apprezzo quella roba e voglio vincere, ma non è il solo motivo per cui gioco.”
Durant, in questa stagione, sta viaggiando con una media di 28.4 punti, 7.3 rimbalzi e 5.3 assist dopo aver saltato tutta l’annata 2019-20 a causa del suo ormai famoso infortunio al tendine d’Achille:
“Sono stato fuori dai giochi per due anni e ho avuto l’ansia da rientro in cui mi chiedevo spesso: ‘Cosa faccio quando torno?’. Essere stato fuori con quel tipo di problema ti fa pensare alle partite in maniera diversa. Il mio obiettivo è giocare. Voglio solo rimanere a disposizione il più a lungo possibile.”
Nel frattempo, l’esperienza con i Brooklyn Nets, procede a gonfie vele anche alla presenza di James Harden e Kyrie Irving:
“Penso che aver condiviso precedenti esperienze insieme con Team USA ci abbia aiutato. Quando ti ritrovi in un contesto di questo tipo, non dico che devi ‘rimpicciolirti’, ma devi davvero controllare il tuo ego e capire quando devi usarlo. Potrebbe essere necessario fare un passo indietro per mettere al centro la squadra e penso che lo capiamo tutti.”
“… Adoro quello che stiamo costruendo. … Ognuno porta il proprio talento. Tutti sono preziosi. Stiamo solo cercando di creare qualcosa di interessante, da mostrare a tutti.”
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