Come noto, in questa stagione si svolgeranno i cosiddetti Play-In Tournament per determinare chi avrà diritto agli ultimi due posti nella griglia dei Playoff. A partecipare saranno le squadre che si classificheranno dalla settima alla decima posizione nella propria Conference. Questa innovazione, già sperimentata l’anno scorso nella bolla di Orlando, ha già ricevuto alcune critiche dal mondo NBA. L’ultima è arrivata da Mark Cuban, proprietario dei Dallas Mavericks. Cuban ha parlato con Tim MacMahon di ESPN:
“Capisco perché la NBA lo faccia. Ma se vogliamo davvero essere creativi a causa del COVID, dovevamo andare diretti con quelle dall’uno al venti, lasciando le ultime quattro al play-in. Questo è l’anno giusto per farlo poiché le dieci partite in meno erano state decise in riunione.
La parte peggiore di questo approccio è che raddoppia lo stress a causa del calendario compresso. Piuttosto di giocare per un posto nei Playoff e di far riposare i giocatori man mano che la classifica diventa più chiara, le squadre devono affrontare ogni partita come se fosse una dei Playoff per entrare o rimanere nelle prime sei posizioni, visto che le conseguenze, come detto da Luka, sono enormi. Così i giocatori stanno giocando più partite e più minuti in meno giorni. Col senno di poi, questo approccio è stato un errore enorme.”
Luka Doncic, nella giornata di ieri, aveva a sua volta criticato la formula dei Play-In. Il “board of governors” della NBA, di cui Cuban fa parte, ha deciso per il cambio di formula. I Dallas Mavericks si trovano in settima posizione ad Ovest, quindi, nella situazione attuale, giocherebbero il Play-In Tournament. Cuban ha poi continuato:
“Con una stagione regolare da 82 partite dove non ne giochiamo 30 o più in sei settimane, potrebbe andare bene. Ma il comprimere così tante partite in così pochi giorni è un errore enorme. Se facevano dall’uno al sedici , con le prime dodici dentro, sarebbe stata lo stesso dura, ma ci sarebbe stata più separazione tra i Play-In e le migliori dodici. Questa è una stagione in cui dobbiamo far riposare i giocatori molto utilizzati. Non abbiamo scelta. E questo può avere, anzi avrà, conseguenze.”
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