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NBA, Jordan Clarkson vuole il premio di Sixth Man of The Year

Sebbene diventare il “Sesto uomo dell’anno” della NBA sia una vera fonte di motivazione per Clarkson, quest’ultimo ha comunque affermato che il suo obiettivo principale resta quello di “vincere le partite e il titolo”. Utah, guidato dal suo trio di All-Star composto da Rudy Gobert, Donovan Mitchell e Mike Conley, ha finora il miglior record del campionato con 42 vittorie e 15 sconfitte. Ma non solo loro, i Jazz possono infatti contare anche sul miglior realizzatore dalla panchina: Jordan Clarkson. L’ex Lakers sta viaggiando con una media di 17.4 punti, mettendosi spesso in evidenza nelle vittorie della compagine di Quin Snyder. Queste le parole di Clarkson:

“Se non otterrò il premio di Sesto Uomo dell’Anno va bene lo stesso, so di non aver bisogno di questo trofeo per validare quanto di buono fatto anche perché ricevo ogni riconoscenza dai miei compagni di squadra, dallo staff e dai miei colleghi. Mi dicono “Rispetto quello che fai” e tutto il resto. In ogni caso, non nascondo che mi interessa vincerlo. È sicuramente un obiettivo che vorrò realizzare in uno di questi anni. E spero che sia quest’anno.”

Per raggiungere questo obiettivo, il leader del Jazz si ispira a giocatori che in passato si sono distinti in questo ruolo come Manu Ginobili, Lou Williams o persino Jamal Crawford. Negli ultimi 13 anni, questi tre hanno vinto 7 titoli di questo tipo:

“Vedo sicuramente questi ragazzi come fonte d’ispirazione. Hanno elevato il significato di questo premio. Sto solo cercando di portare avanti la loro eredità e avere quell’impatto che un sesto uomo deve mostrare in una squadra.”

E per ora, Clarkson sta vivendo una stagione degna di un “Sesto uomo dell’anno”. Si colloca al terzo posto tra i migliori marcatori in uscita dalla panchina nella storia dei Jazz, dietro al solo Thurl Bailey nel 1987-88 (19.6) e nel 1988-89 (19.3). Per diventare ancora più efficiente per la sua squadra rispetto alla stagione precedente, l’ex Cavalier si è concentrato su due aree di lavoro. Innanzitutto, ha privilegiato i tiri dalla lunga distanza (58.2% dei suoi tiri) piuttosto che i tiri da 2 punti (41.8%), passando da 6 tiri da 3 punti tentati a partita nel 2019/20, a 8.8 in questa stagione. In secondo luogo, Clarkson ha preferito tiri vicini al ferro rispetto a quelli dalla media distanza, prendendo il 32.4% delle sue conclusioni entro i 2.5 metri dal canestro. A ciò si aggiunge uno straordinario 94.6% dalla lunetta.

 

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Pubblicato da
Simone Ipprio

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