(16-52) Houston Rockets 116-124 Utah Jazz (50-18)
Ancora senza Donovan Mitchell e Mike Conley, gli Utah Jazz dimostrano coesione e si impongono per 124-116 sui non irreprensibili Houston Rockets. A dominare i tabellini ci sono Georges Niang (24 punti) e Bogdan Bogdanovic, giunto alla settima partita consecutiva con almeno 20 punti a segno.
In particolare, il primo gioca una partita molto completa, offensivamente parlando. Niang è decisivo in post e anche da 3 punti, beccandosi anche un tecnico per una esultanza troppo eccessiva. Nel terzo quarto segna 10 punti e a poco meno di 3 minuti dal termine del periodo regala a Utah la sua leadership più ampia, toccando il 96-75.
I Rockets invece toccano quota 20 sconfitte nelle ultime 23 partite. Entrambe le squadre, comunque, erano reduci da un’altra partita giocata la notte precedente. Il risultato è stato evidente in campo, con alcune giocate non proprio lucidissime. Alla fine il maggior talento ha comunque vinto.
(32-35) San Antonio Spurs 102-124 Portland Trail Blazers (39-29)
Altra vittoria fondamentale in chiave Playoff, dopo quella decisiva ottenuta contro i Lakers diretti avversari. Portland si impone con facilità anche contro San Antonio e arriva ad 1.5 vittoria di distanza dai Mavericks, attualmente al quinto posto della Western Conference.
Per Portland la partita si rivela in discesa dopo la prima metà di gara. I Blazers, senza l’infortunato Carmelo Anthony, guidano di 10 lunghezze a metà partita. sul 57-47, grazie ai 21 punti nei primi due quarti di Damian Lillard. Gli Spurs invece sono a 6 sconfitte nelle ultime 7 partite.
Il Play-in è ancora a portata, visto che i texani sono attualmente al decimo posto con due vittorie di vantaggio sui Pelicans (ora anche senza Zion Williamson). Gli Spurs alzano bandiera bianca tra terzo e quarto periodo, quando la tripla di Lillard porta i suoi sul 90-75. Coach Stotts può così permettersi di far rifiatare il numero 0 insieme a Nurkic per tutto l’ultimo quarto della gara, ormai in ghiaccio.
(21-47) Oklahoma City Thunder 97-136 Golden State Warriors
Si può dire che la candidatura ad MVP di Stephen Curry abbia delle solidissime basi. Questa notte il numero 30 di Golden State ha offerto a tifosi e addetti ai lavori altre 11 ragioni per sostenere la sua candidatura. 11 sono le triple messe a segno da Curry: è la quinta volta nelle ultime 15 partite che Steph segna almeno 10 triple. Numeri assolutamente irreali.
I 14 tiri su 26 a segno, con 11 triple su 21 tentate, valgono a Curry 49 punti complessivi. 5 nel primo quarto, una nel secondo e altre 5 nel terzo: il numero 30 suddivide così i suoi tentativi a segno, sedendo in panchina per tutto il quarto periodo visto che la partita è chiusa con largo anticipo. Un dato che valorizza ancora di più la sua prestazione.
Con 24 punti nel primo quarto (OKC, tutta insieme, ne segna 25), Curry spinge subito fortissimo sull’acceleratore. Nel secondo quarto riposa e gioca meno, pronto a rientrare dopo l’intervallo. E così è: due triple consecutive spingono gli Warriors nel punteggio, col divario che aumenta grazie ad un parziale di 19-6.