Hall of Famer

NBA, cos’è successo nella notte della Hall of Fame 2020

Tutto il meglio dalla serata di gala della Hall of Fame NBA edizione 2020. Quest’anno doppio appuntamento, dopo il rinvio della passata stagione causa pandemia. Si replicherà con nuovi protagonisti andando verso l’autunno, in attesa di una data ufficiale.

 

Kevin Garnett

Quando la voce di Ahmad Rashad lo invita a salire sul palco KG è sopraffatto dall’emozione. Si aggiusta la giacca cercando di mantenere un certo aplomb, muove le mani e scioglie le braccia come se si stesse scaldando per l’ingresso in campo. Scherza dicendo di aver chiesto personalmente di aprire la serata per permettere a Bill Russell di seguire il suo discorso per intero a un orario consono. La battuta lo aiuta a rompere il ghiaccio e da lì partono i ringraziamenti a cascata. Menzione anche per i Brooklyn Nets, parentesi conclusiva di carriera,  nonostante “non ci sia più nessuno dei miei anni”. 

Il discorso di Kevin Garnett 

 

 

 

Rudy Tomjanovich

Strappano un sorriso i passaggi del discorso su Sam Cassell e Mario Elie. Il coach non ha perso lo smalto. Al suo fianco Calvin Murphy e Hakeem Olajuwon.

Il discorso di Rudy Tomjanovich

 

 

Tim Duncan

Mi hanno passato una statistica che dice che ho avuto 140 compagni di squadra in 19 anni di carriera. Non provo nemmeno a citarli tutti […] Infine [pausa di sospensione, la platea attende la chiosa su coach Gregg Popovich]. Nelle ultime battute del discorso si ritrova il condensato di un rapporto umano e professionale con pochi eguali.

Il discorso di Tim Duncan

 

Vanessa Bryant, nel ricordo di Kobe

Di solito la gente ringrazia chiunque li abbia aiutati ad arrivare dove sono […]. Non avendo la lista specifica di Kobe, io voglio ringraziare mio marito. Ha fatto lui il lavoro, ha scritto lui quei record e ha ispirato le persone.

Un passaggio del lungo e toccante discorso di Vanessa Bryant, accompagnata sul palco da Michael Jordan

Il discorso di Vanessa Bryant 

 

 

 

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Pubblicato da
Nicolò Basso

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