Per Phoenix Gara 3 rappresenta un bivio di prima importanza: vincere significherebbe mettere una seria ipoteca sulla vittoria del titolo NBA 2021, mentre una sconfitta riaprirebbe la serie, con Milwaukee che avrebbe una ghiotta chance di pareggiare le cose in Gara 4. Monty Williams, tra le altre cose, deve anche gestire una serie sfortunata di infortuni che ha privato Phoenix di Dario Saric (rottura del crociato), mentre si stanno ancora valutando le condizioni di Craig:
“Capiremo come cambieranno le rotazioni. Craig ha svolto gli ultimi esami ieri e non hanno evidenziato danni strutturali al ginocchio, ma sente ancora dolore. Capiremo se sarà disponibile dopo il leggero allenamento di oggi. Vedremo se riuscirà ad allenarsi bene. Abbiamo altri giocatori che sono pronti e possono aumentare i propri minuti in campo nell’eventualità.”
L’approccio a Gara 3 come dovrà essere?
“Non parlerò troppo rispetto a strategie e tattiche, ma dovremo essere solidi e costanti. Proviamo sempre a fare le stesse cose sia quando giochiamo in trasferta che in casa. Lavoriamo su noi stessi da due anni qui a Phoenix, sappiamo cosa fare. Oggi avremo la nostra sessione video insieme, faremo il nostro allenamento mentale. Abbiamo veterani nel roster che aiutano i giovani su come comportarsi in questi momenti, per capire come gestire le partite di Playoff in casa rispetto a quelle in trasferta. Altra cosa: non dovremo pensare troppo al match.”
Ci sono segreti dietro al miglior record di vittorie in trasferta di Phoenix in questa stagione? Monty risponde così:
“Non lo so. Ci aiuta il fatto di poter avere ragazzi come Chris Paul – così come altri veterani – e Booker, i quali in certe situazioni riescono a orchestrare la squadra nel migliore dei modi. Così come la continuità difensiva. Penso che queste cose ci aiutino ad avere più chance di vincere in trasferta.”
Poi, Monty torna sulla prima volta che gli hanno detto di poter diventare un allenatore NBA:
“Quando giocavo ad Orlando (2002, ndr) Doc Rivers mi disse che un giorno avrei allenato. Pensavo fosse una battuta buttata lì per caso. Quando smisi di giocare, Pop mi aprì le sue porte (nel 2005 Williams ha vinto un campionato NBA come stagista dello staff tecnico con i San Antonio Spurs, ndr) per vedere come allenava la sua squadra e ho capito che era qualcuno che volevo emulare. Amo stare in palestra. È l’unica cosa che so. Ho passato la mia vita in palestra. Solo aver avuto la possibilità di stare accanto a lui ogni giorno e di prendere appunti su come gestiva la squadra è stato fantastico. Ho dovuto imparare un nuovo metodo lavorativo, anche perché quando sei giocatore lavori 4-5 ore al giorno e poi va a casa. Quando sei coach, invece, lavori e pensi a cosa poter migliorare sia durante il giorno che durante la notte. Non sapevo nulla. Devo ringraziare tutto il coaching staff di San Antonio. Avranno pensato che fossi strano perché non dicevo granché, prendevo solo appunti e basta.”
Appunti che ad oggi lo hanno portato a giocarsi le Finals contro Milwaukee.
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