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Road to NBA Draft 2021: Cade Cunningham

Squadra: Oklahoma State Cowboys (Freshman)

Ruolo: Point Guard

2020-21 Stats Per Game

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
20.1 6.2 5.5 0.7 3.5 1.6 0.8 43.8 40.0 84.6

2019-20 Advanced

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
20.4 9.6 2.3 16.3 18.7 29.1 2.3 51.5 57.4

 

Malgrado la Draft Class del 2021 sia da molti esperti considerata come piena di talento e nonostante diversi giocatori presentino le potenzialità necessarie a far credere di poter essere in grado di fare le fortune, Cade Cunningham è un talento speciale, in grado di ergersi sugli altri in maniera più che mai rilevante.
Il prodotto di OSU ha, infatti, calamitato l’attenzione degli addetti ai lavori sin dalla pre-season e, grazie a un impatto sulla NCAA a dir poco deflagrante, ha letteralmente dominato la corsa alla scelta numero 1 del prossimo Draft.

Sin dalle primissime fasi della stagione 2020-21 Cade Cunningham ha, di fatto, azzerato una concorrenza che, in realtà, è ben più agguerrita di quel che potrebbe sembrare ma – cosa ancor più intrigante – la sensazione diffusa è che a livello NBA il suo talento possa issarsi ben oltre le, già meravigliose, premesse mostrateci.

Punti di forza

Cade Cunningham strabilia grazie al suo mix unico di doti di playmaking e scoring, dimensioni fisiche e qualità di tiro, che lo rende appetibile per qualsiasi franchigia NBA, fino al punto di portare tanti esperti del settore a definirlo un talento generazionale. Un giocatore per il quale non è neanche il caso di considerare gli eventuali problemi di fit.

Cunningham, infatti, è una point-guard purissima di 203 cm, che dispone di una sensazionale apertura alare di 214 cm e di un fisico già piuttosto sviluppato: merce già pregiatissima per qualsiasi scout NBA, che assume i connotati del sogno se la si abbina a delle doti perimetrali tutt’altro che secondarie. Un concentrato di talenti coerenti con lo sviluppo moderno della NBA, che lo rendono, di fatto, un mismatch ambulante.

Ecco perché Cade Cunningham è un mismatch perenne: attacca a sinistra in avvicinamento, la difesa collassa per impedirgli di tirare in testa sul suo difensore e allora scarico al tagliante libero.

Cunningham, infatti, sembra già pronto per assumersi rilevanti compiti di costruzione offensiva a livello NBA: la sua stazza gli permette di giocare perennemente sulla testa degli avversari, costruendo tanto per sé quanto per i compagni in maniera continuativa ed efficace.
I soli 3.5 assist a gara fatti registrare a Oklahoma State, infatti, non sono minimamente indicativi dei suoi istinti e delle sue qualità da passatore, sulle quali è sicuramente meno opaco il dato del 20.7% fatto totalizzare nell’Ast%. Di certo al piano di sopra, con dei compagni di diversa qualità, i dati relativi alle sue passing skills subiranno una notevole impennata.

Con delle doti del genere sommate ai tempi e agli spazi del gioco NBA, i numeri Cade Cunningham non possono che lievitare.

Le sue dimensioni e le buone doti d’atletismo lo portano a essere un giocatore immediatamente in grado di trasformare un rimbalzo difensivo -altro fondamentale in cui ha mostrato ottima solidità realizzandone 5.5 a gara- in una transizione offensiva, dalla quale è sempre in grado di trarre un vantaggio per sé, concludendo in prima persona al ferro (nell’ultima stagione ha tirato con oltre il 62% nell’ultimo metro di campo), o per i compagni, servendoli con delle direttrici di passaggio quasi impensabili per un giocatore delle sue dimensioni lanciato in campo aperto.

Rimbalzo, transizione, floater: tutto perfettamente traslabile in NBA.

Non pensate, però, che a metà campo il suo impatto si riduca o perda efficacia: è in grado di giocare in pick-and-roll da palleggiatore in maniera piuttosto evoluta e, molto spesso, è in grado di esplorare situazioni meno banali coinvolgendo direttamente il terzo uomo con degli skip pass sempre molto intelligenti e precisi.

Al contempo, quando si tratta di creare per sé Cunningham non si tira indietro: dispone delle dimensioni per punire ogni tipo di mismatch. Oltre a poter demolire spalle a canestro praticamente ogni esterno gli venga contrapposto, dispone del talento per battere i cambi sistematici e, per completare il pacchetto,  anche un midrange game di estremo interesse.
Ciò che gli permette di mettere tutto a sistema, però, è un tiro da tre punti già al di sopra di ogni sospetto. Nel corso dell’ultima stagione ha, infatti, tirato con il 40% dal perimetro su quasi 6 conclusioni a gara, prese con ottima frequenza anche dal palleggio. La solidità al tiro libero (quasi 85% in stagione su 6 conclusioni) è un ulteriore indizio che le prospettive per crescere ulteriormente ci sono tutte. In particolare, il suo tiro dal palleggio dopo un cambio di mano dietro la schiena si candida, già ora, ad essere una delle go-to-moves principali della NBA per gli anni a venire.

Tiro da tre: in uscita dai blocchi o, preferibilmente, dal palleggio.

Questa pericolosità perimetrale, di fatto, gli permette di dover essere rispettato in ogni singola situazione di gioco offensiva e, di conseguenza, gli permette di manipolare la difesa a suo piacimento, punendola in avvicinamento, con il jumper dal palleggio o con un assist per un compagno che, inevitabilmente, si troverà libero dopo un raddoppio o un aiuto.

La difesa deve rispettarlo e lui sa come punire, magari dopo qualche jab-step.

Se, a questo punto dell’identikit dell’ex Cowboy pensate che il suo talento offensivo lo elevi giustamente al rango di prima scelta assoluta del prossimo Draft, ora fermatevi un attimo e riflettete su cosa può diventare difensivamente un giocatore con quelle doti e quell’intelligenza cestistica.
Con braccia così ampie e istinti così ben definiti, può davvero diventare, con il giusto percorso di crescita, un difensore dotato di una versatilità unica, in grado di coprire il campo in orizzontale, sporcare le linee di passaggio, accettare ogni cambio, effettuare close-out profondi e avventarsi su tutte le fifty-fifty-balls.

Ancora qualche dubbio sul perché sceglierlo alla numero uno?

Punti deboli

Venendo all’analisi dei suoi punti deboli, bisogna innanzitutto specificare ulteriormente un assunto già piuttosto chiaro: alcuni dei suoi difetti sono pienamente coerenti col il suo essersi trovato dal primo secondo della sua esperienza collegiale a dover fronteggiare una pressione, figurata e non, da stella purissima.

Ciò che emerge dalla totale attrattiva che il suo gioco esercitava sugli avversari, portandoli a eseguire raddoppi sistematici, blitz e show, oltre che a scommettere anche sulle percentuali di compagni decisamente non al suo livello, è che, ad esempio, nel suo ball-handling e nel suo decision making ci siano ancora degli angoli da smussare per portarlo al massimo del livello possibile. A tal riguardo la turnover% vicina al 19% è un campanello d’allarme ma anche un fisiologico segnale di umanità e gioventù di un ragazzo che, comunque, anche sotto questi aspetti risulta tutt’altro che involuto.
Un lavoro su questi aspetti, sommato a del lavoro fisico che ne aumenti l’esplosività e la reattività sarà, dunque, il primo vero step da effettuare a livello NBA.

Al contempo, un contesto di questo tipo non poteva portarlo ad avere quel tipo di commitment difensivo continuativo che un giocatore con le sue caratteristiche potrebbe e dovrebbe avere a livello NBA: a volte nella metà campo difensiva si è riposato gli istinti e le doti ci sono tutti. Ora toccherà a lui effettuare la transizione verso una continuità e solidità diversa.

Una dettagliata analisi del profilo di Cade Cunningham, pregi e difetti, approfondita direttamente dalle sue parole.

Upside

Viste le premesse, appare evidente che nel peggior caso possibile sia lecito aspettarsi da Cade Cunningham quanto meno una carriera da starter solidissimo.
Le vere aspettative, però, sono tutte riposte sulla sua possibilità di portarsi una franchigia sulle spalle, diventandone simbolo in tempi anche piuttosto brevi dal suo arrivo nella lega. Il suo carattere e la sua competitività sono, da questo punto di vista, una più che discreta polizza assicurativa.

La gara di March Madness in cui Cunningham ha rubato il cuore a tutti gli appassionati di basket del mondo, eliminando i futuri campioni NCAA e mostrando ancora una volta una sinistra indole clutch.

Draft projection

Ormai lo avrete capito: se Cade Cunningham non dovesse essere la prima scelta assoluta del prossimo Draft saremmo davvero tutti molto stupiti. Di certo, però, Detroit, da anni incapace di prendere una direzione univoca verso la ricostruzione non sembra intenzionata a fare sorprese. In caso contrario, comunque, ci sarebbero i Rockets ad aspettarlo a braccia aperte, pronti a dargli in mano le chiavi di una squadra che ha da poco perso il giocatore più importante della sua storia recente.
Comunque vada, Cunningham avrà subito in mano il destino di una franchigia.
E l’intera NBA lo attende al varco.

 

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Pubblicato da
Jacopo Gramegna

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