Road To Draft

Road to NBA Draft 2021: Jonathan Kuminga

Squadra: G League Ignite

Ruolo: Small Forward/Power Forward

2020-21 Stats Per Game

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
15.8 7.2 6.0 1.2 2.7 1.0 0.8 38.7 24.6 62.5

2020-21 Advanced

Ast% Reb% DefReb% OffReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
12.2 11.9 19.2 4.0 14.1 24.5 2.4 43.0 49.7

 

Nato a Goma, in Congo, il 6 ottobre 2002 e partito da Kinshasa con il sogno di diventare un giocatore NBA, dopo cinque anni trascorsi negli Stati Uniti Jonathan Malangu Kuminga si trova ora a un paio di settimane di distanza dal coronare le aspettative sue e della sua famiglia. Famiglia che, peraltro, con la lega professionistica più famosa al mondo ha già avuto qualcosa a che fare, dato che Emmanuel Mudiay – ex playmaker di Nuggets, Knicks e Jazz prima di sparire dai radar statunitensi – non è altro che il cugino del giovane Jonathan. Kuminga è destinato a fare il grande passo verso la pallacanestro che conta nella speranza di non ripetere gli errori del suo parente più illustre.

Negli stessi mesi in cui Mudiay illudeva il Pepsi Center con un’ottima stagione d’esordio che, purtroppo per lui, non sarebbe più riuscito a replicare, a soli 14 anni Kuminga faceva i bagagli verso un sogno americano che, dopo le più che discrete prime esperienze al liceo, lo avrebbe poi portato a rifiutare le pur prestigiose offerte delle varie Duke, Kentucky e Texas Tech per approdare in G League, nel tentativo di presentarsi ai nastri di partenza del Draft con un bagaglio tecnico e d’esperienza all’altezza per poter strappare una delle primissime chiamate.

Detto, fatto: potendo contare sui consigli dei veterani NBA che hanno aderito al programma degli Ignite – il “super team” destinato ai prospetti più promettenti del panorama statunitense – il giovane Jonathan ha allestito una faretra da far invidia anche a qualche collega del piano di sopra, mettendo a referto 15.8 punti, 7.2 rimbalzi e 2.7 assist di media. Basterà per centrare la top 5 o le scelte dei GM lo faranno scivolare un po’ più in basso?

Punti di forza

Partiamo col dire che, con i suoi 201 cm per 98 chilogrammi, ad oggi Kuminga rappresenta una delle ali più versatili e pronte fisicamente dell’intera Draft class. Grazie a un fisico estremamente atletico, il ragazzo di Kinshasa è perfettamente in grado di giocare sia da ‘3’ che da ‘4’ e di vedersela egregiamente con avversari di diverso tonnellaggio. L’ex Ignite fa dell’atletismo uno dei suoi principali cavalli di battaglia, con una verticalità e un’esplosività che in campo si traducono in giocate spettacolari dalle parti del ferro e recuperi importanti anche nella propria metà campo, con una significativa presenza a rimbalzo e prontezza nel caso di stoppata.

Il suo istinto naturale verso la penetrazione a canestro, unito a un fisico imponente – quantomeno in relazione ai suoi coetanei – e a una discreta aggressività, lo porta a sfruttare nel migliore dei modi la sua tonnellata scarsa con un’ottima protezione del possesso del pallone e un primo passo bruciante. Il più delle volte è in grado di spalancargli le porte del canestro avversario al netto di un gioco dal palleggio non ancora ai massimi livelli. Nei pressi della retina, poi, Kuminga ha affinato una virata particolarmente efficace che è già una delle sue signature move.

Come detto pocanzi, con la palla in mano il ragazzo ci sa fare ma non al livello degli specialisti del piano di sopra. Sarà necessario continuare a lavorare sul palleggio, ma il potenziale per poter orchestrare il pick-and-roll è ben evidente già in questa primissima fase della sua carriera. Merito anche di una visione di gioco superiore alla media, che gli consente di poter essere un’ottima arma in contropiede nel condurre in transizione e di trovare con una certa continuità il compagno libero da servire al momento più opportuno. Certo, talvolta la pulizia dell’esecuzione può lasciare a desiderare, ma anche in questo caso le basi di playmaking sono più che solide per andare a ricercare un plausibile upgrade.

Per chiudere il cerchio sulla metà campo offensiva, Kuminga sa come farsi rispettare anche spalle a canestro – con un gioco in post ancora da affinare ma già piuttosto affidabile in cui la sua impressionante rapidità di piedi, abbinata a una stazza imponente, riveste un ruolo non da poco – e sui tagli a canestro, specialità in cui eccelle anche per via di uno spiccato senso della posizione che si rivelerà senz’altro assai utile anche nel basket dei grandi.

Il contributo di Kuminga non si limita però al solo attacco. Il cuginetto di Mudiay, infatti, è con tutta probabilità il difensore più versatile tra i suoi aspiranti colleghi e, anche per questa ragione, sembra avere tutte le carte in regola per poter diventare un ottimo interprete della fase difensiva. Una buona base fisica c’è già, così come un apprezzabile istinto per la stoppata e l’aiuto ai compagni, anche se la mancanza di chimica e comunicazione di squadra hanno un po’ penalizzato gli sforzi profusi da Kuminga in questa sua esperienza in G League. Come già detto, la sua invidiabile combinazione di stazza, forza, atletismo e rapidità rappresenta un ottimo biglietto da visita per le difese NBA, con lo staff tecnico che lo prenderà in custodia chiamato a lavorare su dei punti fermi senza dubbio interessanti.

Punti deboli

In controtendenza con le ultime mode portate avanti dai suoi colleghi di ruolo, Jonathan Kuminga non ha ancora manifestato una grossa confidenza con il tiro in sospensione, specie dalla lunga distanza.

Delle 65 triple tentate in G League, solo 16 hanno trovato il fondo della retina, con un 24.6% ben poco lusinghiero se paragonato alle percentuali fatte registrare da altri enfant terrible della notte del Draft. La fiducia non gli manca, così come i mezzi tecnici, ma per poter essere considerato un’autentica minaccia è necessario rivedere decisamente al rialzo le cifre e aggiustare un po’ la mira lavorando su ritmo ed equilibrio. Rimanendo in tema, anche la shot selection lascia fin qui un po’ a desiderare: tra le opzioni che di volta in volta si presentano sul tavolo, le decisioni prese da Kuminga non sempre si rivelano le più lucide, con il prospetto congolese che il più delle volte tende a intestardirsi nel cercare il canestro che tarda ad arrivare.

Come già anticipato, anche il ball handling meriterebbe una bella rinfrescata: Kumimga si ritrova spesso imbottigliato in un traffico senza via di uscita, macchiandosi di 2.6 turnover di media a partita. Nulla su cui non si possa lavorare, certo, e il tempo e la pratica gli daranno senz’altro una grossa mano, ma si tratta pur sempre di un numero non sottovalutabile frutto di evitabili forzature.

Passando all’altra metà campo, nonostante degli apprezzabilissimi mezzi fisici, il più grande punto interrogativo su Kuminga è rappresentato dalla sua tenuta mentale applicata alla fase difensiva. Ad oggi il ragazzo vive di alti e bassi, tendendo a prendersi qualche pausa di troppo tra una stoppata spettacolare e un recupero di atletismo puro. Anche in questo caso, la mancanza di concentrazione per tutto l’arco dei 48 minuti è una problematica con cui i coaching staff dei piani alti sono quotidianamente costretti a confrontarsi, ma senza un reale passo avanti a livello di impegno e mentalità difficilmente potrà ambire a prendere in consegna i migliori attaccanti del panorama NBA.

Upside

Seppur ancora da sgrezzare, il bagaglio tecnico, fisico e atletico di Kuminga fa di lui una delle pedine più appetibili del prossimo Draft, in cui si appresta a recitare una parte da protagonista. Se tutto va come le premesse sembrano suggerirci, nel giro di qualche anno potremmo ritrovarci di fronte a un All-Star fatto e finito; se invece il percorso di crescita dovesse conoscere qualche significativa battuta d’arresto, allora non sembra così improbabile ritrovarlo all’interno di rotazioni anche pregiate, ma senza un ruolo di primo piano.

Quel che è certo, per ora, è che il ragazzo – più volte accostato a Jeff Green, OG Anunoby e al primo Jaylen Brown – non sembra apprezzare i paragoni anche illustri. Toccherà a lui costruirsi il suo percorso, come peraltro fatto da almeno cinque anni a questa parte, possibilmente con l’aiuto di una franchigia che sappia prendersi cura di lui concedendogli spazio e responsabilità fin dal primo giorno.

Draft Projection

Quello del congolese è stato a lungo uno dei nomi più chiacchierati in orbita prima scelta 2021, anche se da inizio anno l’hype attorno alle sue prestazioni sembra essere un po’ calato, almeno tra gli addetti ai lavori. Tutti gli indizi portano a una chiamata nelle prime cinque posizioni del Draft, ma se le cose non dovessero andare come previsto state pur certi che i Thunder, alla sesta chiamata, non si lasceranno scappare un’occasione tanto ghiotta per accaparrarsi un potenziale uomo franchigia nel lungo periodo.

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Pubblicato da
Federico Ameli

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