Road to Draft 2021: Jalen Johnson

Squadra: Duke Blue Devils (Freshman)

Ruolo: Small Forward/Power Forward

2020-21 Stats Per Game

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
11.2 6.1 4.5 1.5 2.2 1.2 1.2 52.4 44.4 63.2

2020-21 Advanced

Ast% Reb% DefReb% OffReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
20.5 16.6 25.2 8.3 20.6 28.6 6.0 56.0 57.5

La miglior ala piccola di questa Draft class. Almeno a inizio stagione, quando gli esperti di ESPN incoronarono Jalen Johnson da Wausau, Wisconsin, come uno dei migliori prospetti del lotto, addirittura il numero uno nel suo ruolo.

In fin dei conti, l’esordio da 23 punti e 19 rimbalzi con la prestigiosa canotta di Duke rappresentava pur sempre un eccellente biglietto da visita per il piano di sopra, ma da allora le cose sono molto cambiate: anche per via di qualche problema fisico, Johnson ha visto il suo minutaggio ridursi drasticamente con il passare delle settimane, arrivando a collezionare 11 punti, 6 rimbalzi e 2 assist in media nella sua – breve – esperienza sotto la guida di coach K.

Già, perché al di là di numeri peraltro non necessariamente da sottovalutare, il peccato originale di Johnson è stato quello di aver abbandonato uno dei più rinomati programmi collegiali degli Stati Uniti – seppur alle prese con una stagione tutt’altro che rose e fiori – per prepararsi al meglio al grande salto nel basket dei grandi appena qualche mese dopo aver piantato in asso anche l’IMG Academy della Florida all’ultimo anno di liceo.

Una serie di autoesclusioni eccellenti che, abbinate a delle performance sottotono rispetto alle aspettative, hanno costretto gli addetti ai lavori a rivedere al ribasso le sue quotazioni in vista della notte del Draft. Ormai è forse troppo tardi per farli ricredere, eppure i presupposti per poter far bene anche nel basket professionistico ci sarebbero tutti.

Punti di forza

Il classe 2001 è un’ala particolarmente versatile, capace di giostrarsi senza troppe difficoltà tra gli slot di ala piccola, ala grande e – se necessario – centro. 206 centimetri per 100 chili fanno di lui un prospetto decisamente intrigante sul piano fisico, con una naturalezza innata nel portare a spasso cotanti muscoli e una spiccata verticalità particolarmente apprezzate dagli scout NBA.

Potendo contare su un senso della posizione ben sviluppato, l’ex Blue Devils rappresenta un’autentica minaccia da rollante nel pick-and-roll, rivelandosi spesso un’arma sostanzialmente letale quando si tratta di tagliare verso il canestro. L’ex Duke dà il meglio di sé quando marcato da colleghi più imponenti, che il più delle volte faticano a contenere la sua esplosività.

Il fiore all’occhiello, però, è rappresentato dalla capacità di condurre con sorprendente maestria le azioni di contropiede. Lanciato in transizione, Johnson sa bene come mettere sotto pressione le difese avversarie sfruttando al meglio una formidabile combinazione di rapidità, forza e visione di gioco.

A questo proposito, in linea con l’ultima moda del panorama NBA, Jalen Johnson sembra possedere le stimmate della point forward. Anche in situazioni di gioco lontane dalla corsa in transizione, l’ex allievo di coach K si rivela in grado di trovare l’uomo libero con una facilità che tradizionalmente appartiene a interpreti meno dotati fisicamente. Gli assist, almeno per ora, non sono poi così tanti – 2,2 a partita – ma fanno intravedere talento puro, lasciando immaginare  in maniera piuttosto chiara un futuro da creatore di gioco anche nella lega professionistica più famosa al mondo.

Un ulteriore punto a favore del ragazzo del Wisconsin, inoltre, va rintracciato nella sua spiccata versatilità, un aspetto che contraddistingue anche la sua fase difensiva. L’ex numero 1 di Duke è infatti in grado di disimpegnarsi alla perfezione da ‘4’, ma anche da centro in quintetti piccoli e da ‘3’ in formazioni più strutturate fisicamente. Inoltre, ha dalla sua una buona difesa perimetrale – al netto di una continuità nei 48 minuti ancora tutta da costruire – e delle doti che fanno di lui un validissimo rim protector, in grado di gestire al meglio anche il mismatch con avversari di diverso tonnellaggio.

Punti deboli

Veniamo alle note dolenti. Un po’ come per il più quotato Kuminga, il più grande punto di domanda nel bagaglio tecnico di Johnson riguarda il tiro. C’è ancora parecchio da lavorare sull’argomento, a partire da una meccanica eccessivamente rigida fino ad arrivare a una fiducia tutta da costruire. Al momento vanta un poco lusinghiero 63.2% ai liberi, che sboccia in un 44.4% passando dalla lunetta all’arco: una percentuale, però, che su un campione relativamente basso di tentativi (8/18 in stagione) rischia di rivelarsi poco indicativa del suo reale potenziale da tiratore.

 

Restando nella metà campo avversaria, un’altra problematica che ha sollevato più di un dubbio sulla sua compatibilità con il basket professionistico è il 20.6% fatto registrare alla voce turnover. L’ex #1 di Duke deve ancora maturare sul piano delle decisioni, con una serie di scelte rivedibili ed evitabili errori che rischiano di condizionare negativamente il suo impatto con la pallacanestro NBA. Continue infrazioni di passi, sfondamenti e un istinto ancora da sgrezzare sono tra le cause principali di una percentuale così alta di palle perse, frutto anche di una preoccupante tendenza a imbottigliarsi nel traffico quando le soluzioni a portata sembrerebbero suggerire scelte diverse.

Anche nella propria metà campo c’è qualche aspetto che ha fatto storcere più di un naso tra gli addetti ai lavori. L’incapacità di sfruttare appieno il proprio corpo, ad esempio, che abbinata alla mancanza di una velocità affidabile in scivolamento laterale il più delle volte consente all’avversario di scappare via indisturbato verso il canestro. Una problematica, quella di un corpo evidentemente ancora da padroneggiare al meglio, che a dire il vero si riflette anche in attacco, dove Johnson tende talvolta a risparmiarsi dai contatti più duri sotto le plance preferendo evitare lo scontro diretto da affrontare con la giusta cattiveria. Tale tendenza, però, ad oggi non si sposa affatto bene con il suo gioco per nulla perimetrale.

Anche la difesa sul pick-and-roll sarà un aspetto a cui il coaching staff che lavorerà con lui  dovrà dedicare qualche attenzione, ponendo l’accento sulla gestione dei falli, come dimostrato dalle troppe leggerezze commesse finora che rischiano di costargli care una volta approdato in NBA.

Upside

Al netto di qualche sbavatura da correggere al più presto, il ragazzo ha tutte le carte in regola per fare bella figura tra i peo. Se tutto va come deve andare, tra qualche anno potremmo anche ritrovare il buon vecchio Johnson alle prese con una convocazione per l’All-Star Game. Tuttavia, il pacchetto di difetti tecnici e caratteriali potrebbe far rivedere al ribasso le sue quotazioni nella lega. Il punto interrogativo riguarda anche il problema al piede citato tra le ragioni del suo ritiro anticipato dalla stagione collegiale. Sapendo con quale cautela gli staff NBA trattino fastidi o infortuni di quel tipo, andrà seguito con attenzione.

Draft Projection

Rispetto a qualche mese fa, Jalen Johnson ha perso diverse posizioni nei mock draft più popolari. Nulla gli vieta di essere chiamato in top 10, anzi. Tuttavia, ad oggi sembra più probabile che il suo nome si assesti tra quelli a metà primo giro: di questi tempi, essere paragonati a un Ben Simmons al picco più basso della sua pur giovane carriera non è esattamente il miglior lasciapassare per l’Olimpo NBA.

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Pubblicato da
Federico Ameli

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