Jalen Green, la recente lottery pick dell’ultimo NBA Draft, ha finora dimostrato agli addetti ai lavori che gli Houston Rockets ci hanno visto lungo a chiamarlo con la seconda scelta assoluta.
Il talento messo in mostra nella Summer League –24.1 punti, 4.3 rimbalzi e 2.0 assist per lui nel torneo- è stato mortificato solo da un infortunio al ginocchio che gli ha impedito di concludere la competizione. Uno stop che però non ci ha privato dell’incontro tra i Rockets e i Pistons, squadra in cui è finito a militare Cade Cunningham, la prima scelta al Draft. Rullata dei texani, che si impongono 111-91, con Green che tocca i 25 punti e Cade dall’altra parte che si ferma a 20.
A proposito di questo incontro e dell’amarezza di non essere stato il primo giocatore chiamato al Draft, lo stesso Jalen ha risposto in maniera decisamente piccante:
“Volevo essere la scelta n.1, certo, ma per quanto riguarda la città non avrei voluto vivere a Detroit. Houston mi dava più sicurezza, lo sentivo come un ambiente accogliente. Detroit invece mi avrebbe dato l’impressione di essere alla bolla della G-League, dalla quale sono appena uscito. Nella bolla non c’è molto che tu possa fare se non andare in palestra. Non avevo molto tempo libero per me, a parte nel mio appartamento. Questa è la sensazione che avevo di Detroit. Non uscirei di casa, non c’è molto da fare in città. Solo andare in palestra e tornare a casa”
Dichiarazioni decisamente al veleno quelle di Jalen Brown, ancora scottato dalla mancata chiamata da parte degli stessi Detroit Pistons. Comprensibile però la voglia del giovane di staccarsi da una città così povera di possibilità e prospettive come può essere quella del Michigan, lui che è nato e cresciuto a Fresno, California:
“Fresno è una città piccola, mentalmente chiusa ma fatta di buone persone. E’ da pazzi laggiù. Lo dico sempre quando me lo chiedono, perchè le persone non conoscono il paese. Pensano che Fresno sia una città carina, ma non è così
Le persone che mi sono state vicine mi hanno tenuto lontano dalla strada, facendomi concentrare solo sul basket. Ho scelto gli amici con saggezza, il mio obiettivo era l’NBA. Stavo in palestra tutto il tempo”
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