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NBA, Kevin Durant parla di OKC, Golden State e del famoso litigio con Draymond Green

Nella giornata di oggi Bleacher Report ha pubblicato l’intervista effettuata da Draymond Green a Kevin Durant nel nuovo format chiamato “Chips”. I due ex compagni di squadra hanno ovviamente ripercorso l’intera carriera di KD, concentrandosi sull’avventura della stella ai Golden State Warriors. Ecco perché uno dei primi argomenti ha riguardato la scelta di Durantola di lasciare OKC per approdare in California:

“È stata una decisione legata solo alla pallacanestro. Mi sentivo come se fossi un fit perfetto all’interno della vostra squadra… ero perfetto in entrambi i lati del campo. E poi ad OKC avevo capito che avevo raggiunto un punto in cui dovevo portare il mio gioco ad un altro step. Rifarei questa scelta un altro milione di volte. Era una cosa che volevo fare. […] È stato tutto perfetto dopo.”

Poi, Draymond ha sottilineato gli anni insieme a Golden State, affermando che alla fine della seconda stagione KD volesse voltare pagina ma che l’occasione di mettere in fila un three-peat era troppo allettante. Questa la risposta di Durant:

“È un punto interessante. Il primo anno sapevo esattamente cosa aveva bisogno la squadra per vincere ogni partita. Sapevo qual era il mio ruolo. Nelle squadre precedenti non sapevo esattamente cosa fossi: dovevo essere il miglior marcatore della squadra? Dovevo essere il facilitatore per altri giocatori? Dovevo tirare da tre? A Golden State sapevo esattamente qual era il mio ruolo. E lo ricoprivo con il massimo impegno. Ho giocato tutte le partite, non mi importava chi fosse l’avversario.”

Quindi, la domanda più interessante di Draymond, ossia quanto ha pesato il litigio con lui – avvenuto durante la famosa partita contro i Clippers – nella scelta di Durant di abbandonare gli Warriors a fine stagione, per poi firmare con Brooklyn:

“(Il problema) Non è stato il litigio. Semmai è stato come abbiamo trattato la cosa, ossia come se non fosse successo nulla. Bob Myers ha cercato in qualche modo di dirti cosa fare per riparare ala situazione e non fare uscire la notizia. Penso che sia stata una cosa molto grande da affrontare per noi, come gruppo. Era la prima volta che attraversavamo un momento di quel tipo. Era l’occasione per dirci come stavano le cose, tra di noi. Ho visto ‘The Last Dance’ e nel momento in cui Scottie Pippen decise di non entrare, tutti negli spogliatoi lo hanno ripreso duramente. Noi avevamo esattamente bisogno di fare una cosa di quel tipo, dirci che avevamo fatto una stronzata, ma di mettere tutto da parte e tornare a lavorare per raggiungere i nostri obiettivi. Non l’abbiamo fatto. Abbiamo girato intorno all’argomento tante volte. Non mi è piaciuto come abbiamo gestito quella situazione. Sentivo vibrazioni strane tra di noi nel gruppo.”

Dopodiché, si torna sulla sconfitta alle Finals contro Toronto:

“Se ho rimorsi? No, sapevo cosa avevamo bisogno per vincere. E poi il three-peat era una cosa che volevo aggiungere ai miei traguardi. E ci eravamo vicini. Ma non ho alcun rimpianto perché so che se fossi riuscito a rimanere in salute e non infortunarmi, ce l’avremmo fatta… esattamente come è successo con i Nets. Avevamo una grande opportunità anche in quel caso. Quella sconfitta ha cambiato la mia prospettiva sulla pallacanestro e sul mio percorso, che giudico molto speciale, con Golden State. Sentivo che era ora di guardare avanti a quel punto.”

C’è tempo anche per parlare di Brooklyn e della scelta di unirsi a Kyrie Irving:

“Credo che Kyrie non piaccia alla gente perché ha scelto di abbandonare Cleveland e perché voleva andarsene da Boston. Non penso ci siano ragioni più profondi di queste. Non ha fatto o detto niente che possa essere etichettato come irrispettoso nei confronti di qualcuno. Il suo modo di giocare è fantastico. Penso che alla gente non piaccia il suo modo di ragionare. Poi, ovviamente, tutto quello che fai in questa lega viene amplificato.”

Infine sulle possibilità di diventare padre, KD ha risposto così:

“Avere dei bambini? Se me l’avessero chiesto 10 anni fa sarebbe stato impossibile. Ora mi sento più maturo.”

 

 

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  • Si dice che i warriors ha livello di organizzazione di club sia una delle migliori qui hanno toppato alla grande x non fare un torto a Thompson e Curry non mi pare siano andati molto lontani.

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Pubblicato da
Michele Ipprio

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