Il documentario “The Last Dance” ha riportato all’attenzione di tutti i tifosi NBA un periodo in cui i contratti firmati in quell’epoca dai giocatori, spesso e volentieri, si attestavano su accordi della durata di 7-8 anni mettendo chiaramente l’atleta in una posizione di svantaggio vista la crescita annuale e vertiginosa del Salary Cap. Nel corso degli anni le parti hanno quindi modificato il CBA vietando alle franchigie di offrire contratti della durata superiore a cinque anni, questo per evitare nuovi squilibri nelle trattative con i propri giocatori.
È il caso di Scottie Pippen e del suo contratto firmato ad inizio anni ’90 che lo rese uno dei giocatori meno pagati nel roster dei Bulls per diverso tempo. Scottie, però, non è stato il solo ad aver ‘subito’ un accordo sfavorevole di questo tipo. Nella storia della NBA moderna ce ne sono stati tanti altri. A ricordarceli tutti ci ha pensato Bleacher Report che ha stilato una speciale graduatoria riguardanti tutti i contratti ‘sottopagati’ e firmati da stelle NBA negli ultimi 30 anni.
10. Chauncey Billups
Il contratto incriminato: 5 anni per 27.2 milioni di dollari totali
Il buon Chauncey, dopo un paio di stagioni discrete ai Minnesota Timberwolves, è finito ai Detroit Pistons nel 2002 firmato attraverso una semplice mid-level-exception da 5 anni per 27 milioni di dollari totali. Analizzando oggi il risultato di quell’accordo, fu chiaramente un affare per Detroit: Billups in quei cinque anni viaggiò a 17.0 punti e 6.3 assist di media portando la compagine del Michigan allo storico titolo vinto alle Finals contro i Los Angeles Lakers.
È stato votato MVP delle finali del 2004, ha fatto due apparizioni nell’All-Star Game e ha ricevuto due nomination nei quintetti All-Defense e All-NBA durante il periodo del contratto incriminato. Di fatto Chauncey si è ritrovato escluso dalla classifica dei 100 giocatori NBA più pagati, piazzandosi per diverse annate in posizioni certamente più alte:
9. Stephen Curry
Il contratto incriminato: 4 anni per 44.0 milioni di dollari totali
Quarantaquattro milioni di dollari in quattro anni sembrano essere una montagna di soldi, ma non se messi accanto ad un nome come quello di Stephen Curry. Il giocatore degli Warriors firmò l’estensione di quel contratto – successivo al Rookie Scale Contract – nel lontano 2012. Nella precedente il play riuscì a giocare solo 26 partite e forse per questo motivo entrambe le parti pensarono di aver chiuso un accordo comunque discreto. Ebbene, durante quel contratto in essere, Curry è diventato il primo vincitore unanime del titolo di MVP (2015-2016) nella storia della NBA e ha portato gli Warriors al clamoroso record di 73-9 nella stagione regolare. Peccato che nel 2015-16 fosse solo il 65esimo giocatore più pagato della lega ed il quinto più pagato per la sua squadra. La stagione successiva, Curry è stato invece l’82esimo giocatore più pagato del campionato con ‘soli’ 12 milioni di dollari. Tutto per consentire l’arrivo contrattuale di Kevin Durant. Il resto è ancora storia.
8. Draymond Green
Il contratto incriminato: 3 anni, 2.6 milioni
Non è certamente colpa di Draymond se i primi anni in NBA li ha trascorsi con un contratto miserabile viste le qualità e l’importanza del giocatore per i Golden State Warriors. Scelto al secondo turno del Draft del 2012, l’apice dell’ala grande arrivò al termine dell’accordo triennale in cui vinse il suo primo titolo con la franchigia californiana. Per farvi capire l’affare portato a compimento da Bob Myers e il front office degli Warriors, c’è solo da ricordare come Draymond durante l’anno del suo primo titolo guadagnò 915mila dollari. Chiaramente nell’offseason successiva, il giocatore andò a battere cassa firmando un quinquennale da 82 milioni di dollari, poi corretti successivamente con una nuova estensione contrattuale che hanno portato il totale a 100 milioni di dollari.