Ieri sera i Cleveland Cavaliers hanno ufficializzato l’arrivo di Lauri Markkanen via sign & trade con il coinvolgimento di Bulls e Blazers. Il finlandese, che voleva ricominciare da capo e lasciare Chicago, ha finalmente ottenuto il contratto che voleva: 67 milioni di dollari in 4 anni. Il lungo ha chiaramente tutte le intenzioni di tornare a mostrare il suo valore in Ohio dopo una promettente stagione da rookie che non è stata confermata negli anni successivi in Illinois:
“Penso di aver fatto la scelta giusta, qui c’è un nucleo giovane entusiasmante. E poi non vedo l’ora di giocare con questi big del frontcourt. Sono tutti ragazzi giovani e talentuosi. Penso che possiamo crescere insieme. E non vedo l’ora di imparare da un giocatore come Kevin Love: dall’aspetto tecnico a quello mentale. Non vedo l’ora. Credo di non aver ancora raggiunto il massimo del mio potenziale, lavorerò per questo.”
“Gli ultimi due anni sono stati piuttosto duri mentalmente per me. Però è anche vero che sono cresciuto come persona per questo motivo, quindi non cambierei nulla del mio percorso. Ho imparato molto, ma ho sentito il bisogno di tornare al vecchio me e al modo in cui so di poter giocare. Penso che questa sia una buona opportunità per me per farlo. Sono felice. Sono davvero emozionato e voglio solo guardare avanti. Sentivo di aver bisogno di un nuovo inizio. Apprezzo tutte le persone che sono state coinvolte per aiutarmi a facilitare questa operazione.”
In 4 stagioni ai Bulls ha viaggiato con una media di 15.6 punti e 7.1 rimbalzi a partita. Statistiche solide ma che non raccontano tutti gli alti e bassi vissuti dal giocatore, specialmente nell’ultima annata in cui Chicago voleva puntare ad una qualificazione Playoff.
“Sono molto deluso che non abbiamo fatto i Playoff nemmeno una volta. Abbiamo fatto del nostro meglio: lavoriamo per questi obiettivi ed è per questi che siamo pagati, però non ha funzionato. Penso di aver passato dei bei momenti da giocatore anche se ci son stati alcuni momenti difficili. Ma adesso guardo al futuro. I tifosi? Li apprezzo. Il più delle volte mi hanno fatto i complimenti. Molte macchine si fermano e dicono il tuo nome, facendo il tifo per te. È un bel supporto. Questo è quello che ricorderò, la parte positiva. Quindi grazie. Adoravo giocare a Chicago. Ovviamente le cose non hanno funzionato, ma non porto certo rancore nei loro confronti. Sono davvero felice di aver potuto giocarci.”
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