Dwyane Wade è oggi considerato (a pieno titolo) una delle migliori guardie di tutti i tempi, nonché la bandiera dei Miami Heat. La strada per entrare nell’Olimpo NBA è stata però tutta in salita per il #3 di South Beach, a cominciare dall’anno da rookie del giocatore, arrivato in Florida dopo un’annata da 25 vittorie (e due anni senza i Playoff) ma comunque capace di trascinare i suoi alle Semifinali di Conference senza alcuna esperienza professionistica.
Dopo 3 titoli e montagne di successi, il Wade del 2021 ha voluto raccontare personalmente la propria esperienza alla rivista SLAM. Queste le parole di Flash, che ha raccontato brevemente la sua scalata ai vertici della lega:
Quando sono arrivato [a Miami] facevamo schifo. Avevano [gli Heat] vinto 25 partite prima che io ed Udonis [Haslem] arrivassimo, e abbiamo fatto fatica anche all’inizio della stagione. Abbiamo cominciato con un record di 0-7. Siamo partiti male, ma abbiamo continuato a lavorare e credendo in noi stessi siamo diventati un team. Lamar Odom era la star della squadra.
Avevamo giocatori buoni singolarmente, ma non eravamo un team. Ad un certo punto, siamo riusciti a dominare le partite casalinghe. Abbiamo cominciato a vincere in casa, e pian piano abbiamo imparato anche in trasferta. Siamo finiti ai Playoff da quarti grazie ad una serie di circostanze alla fine della stagione.
Penso che quello che mi abbia cambiato mentalmente sia stato il post All-Star Weekend. Ero diventato All-Star per la prima volta ma mi sentivo come l’ultima ruota del carro. Tutta l’attenzione era per LeBron [James] e Carmelo [Anthony]. Anche io stavo facendo delle buone cose a Miami, ma nessuno parlava di me.
Ricordo di aver parlato con Lamar Odom dopo l’All-Star Game. Gli ho detto: ‘vedrai un giocatore diverso nella seconda parte della stagione’. Ho cominciato a guadagnare autostima e ho cominciato ad avere partite da 30 punti regolarmente. Da quel momento, ho capito che sarei stato un ottimo giocatore.
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