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NBA, Hall of Fame: il discorso di Chris Bosh

Chris Bosh è ufficialmente un Hall of Famer. Nella notte il giocatore è stato introdotto nell’Olimpo dei più grandi della pallacanestro, accompagnato sul palco tra gli altri da Pat Riley. L’ex giocatore dei Miami ha quindi voluto ringraziare Riley per aver spinto quella squadra – formata anche da LeBron James e D-Wade – a lottare per il titolo. Questi i passaggi più importanti del discorso di Bosh:

“Pat aveva portato i suoi anelli (per convincerci a venire a Miami). Sembravano dei veri gioielli. Li ha messi giù sul tavolo, tipo ‘Boom! Ora possiamo parlare.’ Quando ha finito il colloquio, Pat mi ha regalato un anello della vittoria del titolo degli Heat nel 2006. Mi ha detto: ‘Prendilo. Me lo restituirai quando ne avrai vinto uno.” Non gliel’ho ancora restituito. Chissà se se lo ricorda anche lui. Penso di avergliene parlato una volta dicendogli, ‘Yo, vuoi indietro il tuo anello?’ e lui mi ha risposto: ‘Di cosa stai parlando?’

Poi, Bosh ha ricordato il processo di reclutamento ideato dallo stesso Riley per convincerlo a firmare con Miami e lasciare Toronto:

“Quando ho incontrato Pat durante la free agency, ha tirato fuori tutti i trucchi del mestiere. Ha messo in piedi una performance fenomenale. Quando stavo per alzarmi e andare via dal nostro colloquio, ha fatto un’ultima performance. Ha tirato fuori un sacchetto di velluto pieno di anelli NBA, gettandoli sul tavolo. Ne ha preso uno, mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto: “Me lo restituirai quando ne vinceremo uno insieme” (imitando la voce di Riley). “Ora, quando ci penso, è stato pazzesco perché non avevo ancora accettato di firmare con Miami. Ma lui è Pat. Abbiamo vinto un anello insieme, anzi due. Ma non ho mai restituito quello che mi ha prestato perché per qualche motivo volevo aspettare il momento giusto e ho pensato che sarebbe stato questo il momento giusto. ”

“Vorrei dirvi di più rispetto a chi sono io. Quando ero un ragazzino compravo abitualmente Slam – la rivista che parlava di pallacanestro – e mettevo sui muri della mia camera tutti i poster dei miei idoli. Ora diversi di loro sono qui, oggi. Non sono mai stato in grado di far capire quanto questo gioco mi abbia insegnato nella vita, quanto abbia fatto per me. Mentre sono grato che siate tutti qui oggi, penso anche a quelli che non ci sono, specialmente a Kobe Bryant. È stato d’ispirazione per la mia generazione e, ne sono certo, per tutti i presenti in quest’aula.”

“Vorrei condividere una lezione che ho imparato da lui. Era il 2008 quando si formò il Redeem Team. Eravamo a Las Vegas per l’inizio del training camp. Ci stavamo preparando per le Olimpiadi di Pechino. Volevo affermarmi come uno dei giovani leader della squadra, svegliandomi molto presto, dal primo giorno. L’obiettivo era quello di essere tra i primi a fare colazione. Ho impostato la mia sveglia. Mi assicuro di alzarmi all’alba. Mi vesto e scendo le scale per andare a pranzo. Quando arrivo, Kobe è già lì, con gli impacchi di ghiaccio sulle ginocchia, tutto sudato. Mi ci è voluto un minuto per capire, ma questo ragazzo non solo si era alzato prima di me, aveva già fatto il suo allenamento. Aveva appena giocato una finale NBA pochi giorni prima. Mentre io ero in vacanza da mesi, ed ero ancora esausto per la stagione. Quello che ha fatto quella mattina era incomprensibile per me. Questa dedizione, che ha mostrato pochi giorni dopo aver perduto il titolo NBA, mi ha insegnato qualcosa che non ho mai dimenticato. Le leggende non sono definite dai loro successi, sono definite da come si rialzano.”

 

 

 

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Pubblicato da
Simone Ipprio

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