Il grande entusiasmo per l’esordio NBA della prima scelta al Draft Cade Cunnigham non cambia le aspettative dei Detroit Pistons che, insieme ai giovani Cleveland Cavaliers, si preparano ad una stagione senza particolari pretese. Indiana e Chicago si daranno lotta per aggiudicarsi quel prezioso posto ai Playoff che l’anno scorso è mancato ad entrambe.
Là davanti restano però sempre loro: i campioni in carica dei Milwaukee Bucks, alla ricerca del bis.
Diamo un’occhiata alle squadre della Central Division in vista della regular season.
Cleveland Cavaliers
Per la franchigia dell’Ohio il recente passato continua ad essere legato al nome di LeBron James. Da quando il Re ha lasciato per la seconda volta Cleveland nel 2018 – in regalo però quell’incredibile anello in rimonta dal 3-1 contro i Warriors – le fortune della squadra sono evaporate. Per il terzo anno di fila i Cavaliers hanno terminato la stagione ampiamente sotto il par, perdendo lentamente tutti i pezzi della cavalcata al titolo. Di quei Cavs campioni NBA ad oggi rimane il solo Kevin Love, e ancora ci si chiede perché (forse per via dei 60 milioni di dollari per i prossimi due anni a contratto) mentre il resto del roster è nato sulla base del totale e completo reset.
A tal proposito, i recenti Draft hanno portato in casa Cleveland tiepidi successi. Non è arrivato il nuovo LeBron James, certo, ma Collin Sexton prima e Darius Garland poi si sono rivelati ottimi innesti. Entrambi i giocatori hanno fatto un notevole passo avanti rispetto alle loro annate da rookie, raggiungendo rispettivamente i 24.3 e 17.4 punti di media, diventando una delle coppie più esaltanti della Central Division. Che siano il futuro della franchigia oppure ottime pedine per un prossimo scambio non ci è però dato saperlo. Quello che è sicuro è invece l’ottima intesa tra i due, come mostrato nella clip qui sotto:
Spostandoci vicino alle plance, il discorso si fa più complicato. Jarrett Allen, giovane centro arrivato in Ohio dalla pazza trade che portò James Harden a Brooklyn, continuerà ad essere la stella più luminosa della squadra: a lui verrà affidato l’ingrato compito di mettere una pezza alle sbavature difensive di una delle peggiori squadre in questo contesto (25esimi su 30 per defensive rating), cercando parallelamente di sfruttare sempre di più le sue abilità atletiche da rollante a canestro.
Da qui però, la scelta di prendere Evan Mobley alla terza chiamata assoluta fa un po’ riflettere. Vero che conviene sempre scegliere il miglior prospetto possibile al Draft, ma la decisione di chiamare un cinque quando a roster il tuo giocatore migliore ricopre lo stesso ruolo è quantomeno audace. Vedremo come i due si adatteranno, se destinati a passarsi il testimone o insieme in un quintetto altissimo con Mobley ala grande.
A proposito di ali grandi. Fuori Larry Nance Jr – andato in Oregon a cercar migliori fortune – dentro Lauri Markkanen, oggetto misterioso se ce n’è uno. La sua esperienza NBA a Chicago, diretta concorrente della Central Division, è stata tutto fuorché entusiasmante e si ritrova ora a Cleveland con l’obiettivo di smentire gli addetti ai lavori. Il 40% abbondante dall’arco con cui ha concluso l’anno è un’ottima arma per una squadra che ha tirato male da tre la scorsa stagione (appena il 34%, ultimissimi nella lega), ma il resto del suo gioco ha mancato mostruosamente di una crescita evidente, soprattutto nella metà campo difensiva. Curioso vedere quanto riuscirà a stare in campo.
In linea di massima, i Cleveland Cavaliers si presentano alla linea di partenza senza alcuna particolare pretesa se non quella di continuare ad annaffiare i propri acerbi fiori. Vedremo che frutta riusciranno a raccogliere.