Nonostante ieri notte sia sceso in campo in fase di riscaldamento vestendo perfino la divisa da gara per la prima volta dal 13 giugno 2019, bisognerà aspettare ancora alcune settimane prima di poter rivedere Klay Thompson in azione in una partita ufficiale. La guardia dei Golden State Warriors, vittima di due infortuni sequenziali al ginocchio ed al tendine d’Achille nel giro di 18 mesi, ha rilasciato una coraggiosa intervista alla redazione di NBC Sports, nella quale ha ricordato i momenti più complessi della sua interminabile convalescenza:
“Ho accettato il primo infortunio con frustrazione, certo, ma conscio del fatto che rientrasse nelle dinamiche del gioco. Accusai il problema al legamento crociato al termine di una stagione opprimente, conclusasi peraltro con il raggiungimento della quinta finale consecutiva. L’infortunio al tendine d’Achille invece, occorso ad una settimana di distanza dall’inizio della stagione 2020-2021, mi fece piombare nel baratro. Il duro allenamento portato avanti per un anno e mezzo venne completamente vanificato. Non penso di aver vissuto un giorno peggiore di quello in tutta la mia vita, anche perché amo incondizionatamente la pallacanestro e non sono in grado di farne a meno. Non nascondo di aver rischiato di cadere in depressione.”
Continua Thompson:
“Con l’aiuto di familiari, amici e compagni sono riuscito a superare quella che stava diventando ormai una condizione catastrofica e preoccupante. La mia tenuta mentale è cresciuta tanto negli ultimi mesi, ma ciò non sarebbe stato possibile se mi fossi lasciato sprofondare in una spirale di solitudine. Non appena ho avuto la possibilità di congedare il tutore, sono stato parecchio a contatto con la natura, sfruttando ogni minima occasione per lavorare su me stesso. Odiando l’infermità e la monotonia, non ho potuto fare a meno di passare più tempo possibile fuori dalle mura domestiche.”
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