(12 – 6) Utah jazz 110 – 104 Oklahoma City Thunder (6 – 12)
Continuano a raccogliere vittorie gli Utah Jazz, che con quella ai danni degli Oklahoma City Thunder diventano 12 in stagione. Non di certo scontata quest’ultima, dato che i Thunder hanno davvero venduto cara la pelle: la gara è viziata da un grande equilibrio che solamente una tripla fuori equilibrio messa a segno del rookie australiano Josh Giddey spezza. La sua preghiera sulla sirena è ben ascoltata e il punteggio si fissa sul 52-49.
A partire dalla ripresa però escono i Jazz, che grazie alle scorribande di Clarkson (top scorer per i suoi con 20 punti) cominciano a schiacciare sul pedale del gas. Gobert partecipa alla festa con 15 punti e 17 rimbalzi, Conley tocca i 18 e Bogdanovic i 19. Solo 13 punti per Donovan Mitchell, a cui viene dato però l’incarico di chiudere la partita con un jumper dei suoi sul 105-101 a 27 secondi dalla sirena finale.
(10 – 9) Atlanta Hawks 124 – 106 San Antonio Spurs (4 – 13)
Gli Atlanta Hawks si chiamano presenti nella lista delle squadre più in forma della lega dopo la vittoria corsara sul campo degli Spurs. Il 124-106 finale ci dice molto di due squadre che stanno vivendo due momenti ben diversi. D’altronde, le aspirazioni sono altrettanto diverse: gli Hawks stanno lentamente tornando ad assomigliare a quella squadra che l’anno scorso è arrivata alle Finali di Conference, mentre San Antonio è sempre più in modalità tank.
Bastano infatti i 31 punti di Trae Young per sistemare questi Spurs, capaci di raggiungere la soglia dei 2o punti solo con Murray (22) e Forbes (23). Per gli Hawks da segnalare i 1o punti in 22 minuti del Gallo con 8 su 8 dai tiri liberi. Ed è proprio dalla linea della carità che Atlanta costruisce il suo successo: 22 su 24 rispetto agli 8 su 10 degli Spurs.
(10 – 9) Philadelphia 76ers 96 – 116 Golden State Warriors (16 – 2)
Dovevano vincere per mantenere la vetta della Western Conference e l’hanno fatto. La vittoria dei Suns non spaventa Golden State che si sbarazza in casa dei cortissimi 76ers ancora senza Embiid, Harris e, ovviamente, Ben Simmons.
Steph Curry continua la sua personalissima corsa al terzo trofeo MVP con una prestazione da 25 punti e 10 assist, top scorer dei suoi davanti ad un ottimo Andrew Wiggins (19 punti per il canadese, con buonissime percentuali). Si uniscono alla festa anche Jordan Poole con 17 punti ed un Draymond Green da quasi tripla-doppia.
La partenza è tutta di Philly che nel primo periodo si aggrappa all’esplosività di Tyrese Maxey e Seth Curry. Il fratello minore finirà la partita con 24 punti, non abbastanza per mettere al sicuro il vantaggio dal solito temutissimo terzo quarto Warriors. Da lì, la freccia del sorpasso definitivo ed un parziale di 64-35 nel solo secondo tempo.
(10 – 9) Portland Trail Blazers 121 – 125 Sacramento Kings (7 – 12)
Nell’ultima partita della nottata NBA, i Sacramento Kings riescono a difendere le proprio mura amiche del Golden Center e superare 125-121 dei Blazers che speravano di continuare ad aumentare la loro striscia di quattro vittorie consecutive.
La partita parte con grande equilibrio, e le squadre si scambiano alternandosi canestri e penetrazioni al ferro. Se amate il gioco difensivo, questa non è la partita che fa per voi: entrambe le squadre finiranno il match con oltre il 45% dal campo, collezionando una media di 24 assist. I ritmi alti (forse voluti dal nuovo head coach dei Kings Alvin Gentry) mettono in partita il rapido De’Aaron Fox, che terminerà il match con 21 punti e 6 assist. All’intervallo la situazione è sul 71-69 in favori degli ospiti.
L’inerzia comincerà a cambiare proprio dalla ripresa, quando anche Buddy Hield deciderà di iscriversi alla partita: 22 punti dalla panchina per lui, incluse 5 triple sulle 11 tentate. Lo stesso Hield metterà in sicuro la partita sul finale, mettendo a segno 4 tiri liberi decisivi per gelare le spranze Blazers.
Niente da fare per Lillard (32 punti e 10 assist) nè per Jusuf Nurkic (28 punti e 17 rimbalzi).