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What if, Christmas edition: Chris Paul, il regalo mai recapitato ai Lakers

È la sera della vigilia di Natale. Questa vigilia di Natale. 24 Dicembre 2016. Dall’altra parte dell’Oceano, precisamente a Los Angeles, tutte le famiglie hanno già finito di mangiare e sono andate a letto presto, pronte ad aprire i regali la mattina successiva, come vuole la tradizione anglosassone. In una discreta villa di Beverly Hills la situazione non è diversa. Tutto tace, i bambini dormono e Chris Paul si rigira tranquillo tra le coperte di lino, riflettendo sulla vita che ha condotto fino ad ora, sulle scelte che ha preso e su quelle che dovrà prendere. Una leggera fitta allo stomaco colpisce il povero Chris, il pensiero di non avere ancora un anello al dito lo disturba, ma allo stesso tempo lo rende sempre più determinato. È proprio così che Paul si addormenta, sognando ad occhi aperti una parata per le strade della città degli angeli, mentre solleva il Larry O’Brien Trophy di fronte a migliaia di tifosi con la canotta rosso-blu…

Passano appena pochi istanti e la finestra della stanza si apre di colpo, come scardinata dal vento, costringendo il nativo di Lewisville a svegliarsi di soprassalto, al contrario di sua moglie Jada, che ignara di tutto continua beatamente a dormire. Chris si alza, si affaccia alla finestra e si accorge che le luci del salotto sono ancora accese. Quindi, dopo aver chiuso delicatamente la finestra, si avvia verso l’altra ala della casa, arriva in salotto e fa per spegnere la luce quando vede uno strano movimento vicino il divano. Paul aguzza la vista e, spaventato, distingue precisamente la sagoma sfocata, quasi ultreterrena, di Steve Ballmer, proprietario dei Clippers, che rivolge alcune parole al suo playmaker:

Buonasera Chris, scusa l’intrusione, non volevo spaventarti. Sono il Fantasma del Natale Presente. Ho pensato di prendere le sembianze di Ballmer perché con quelle di Donald Sterling mi avresti aggredito. No non sei ubriaco, sei solo un po’ confuso. Ora ti metterò una mano sulla fronte e vedrai che ti si schiariranno le idee. Su, vieni qua, non mordo mica…Ecco bravo, cominciamo!

Appena Steve Ballmer tocca la fronte di Chris Paul, quest’ultimo inizia ad avere una visione. Davanti agli occhi di Chris si presenta immediatamente l’attuale roster dei Clippers:

Roster dei Clippers nel 2016/2017

La squadra è iper-competitiva. Jordan, Griffin, Redick, Pierce e Crawford sono le migliori spalle che un playmaker come Paul possa desiderare. Inoltre tutto questo ben di Dio di talento è guidato da Doc Rivers, uno dei migliori Coach in circolazione. Neanche il tempo di vedere un sorriso sulle labbra di Paul che la visione cambia completamente. Una musica infernale rimbomba nella testa di CP3 e cominciano a scorrere le immagini delle debacle delle ultime post-season: gli infortuni contro i Blazers l’anno scorso, il suicidio contro i Rockets in quello prima, la batosta contro i Thunder in quello prima ancora…Paul, intimorito, si scuote e il faccione di Ballmer ricompare davanti ai suoi occhi.

Scusami ma era necessario perché tu possa capire. Anche quest’anno ve la vedrete contro le migliori squadre della Lega: Golden State, San Antonio, Houston…e se sarete abbastanza fortunati da arrivare in fondo, dall’altra parte ad aspettarvi ci saranno i Cavaliers di LeBron. Capisci Chris? Se vuoi vincere nel prossimo futuro, devi imparare adesso dagli errori del passato. Prendi in mano la squadra e non mollarla mai. Mai. Ora io scomparirò, ma tra poco altri due miei amici passeranno a trovarti. Ah, quasi dimenticavo, ricorda a Blake di non picchiare i massaggiatori. 

Di colpo, così come era arrivato, Ballmer scompare, lasciando un Chris Paul confuso e da solo in salotto. Perso tra mille pensieri, il numero tre dei Clippers si siede sul divano, rimuginando sulle parole di Steve Ballmer. Dopo qualche minuto di riflessioni profonde, ecco un altro rumore, come uno schiocco, provenire da qualche metro alla sua destra. Paul si gira, strizza gli occhi e riconosce un profilo particolare. “David Stern?“, sussurra Chris piuttosto sorpreso prima di avvicinarsi all’ex commissioner dell’NBA.

In persona Mr Paul. Glielo dico chiaramente, io sono il Fantasma del Natale Passato e sono qui per raccontarle una storia importante. Una storia che ha cambiato la sua carriera professionale e non solo…

Come se qualcuno avesse premuto il tasto REC di un videoregistratore, davanti agli occhi di Paul iniziano a scorrere all’indietro gli ultimi cinque anni della sua carriera. Gioie, emozioni, dolori e delusioni. Poi, di colpo, le immagini si bloccano e inquadrano una data cerchiata in rosso su un calendario appeso in una cucina di New Orleans: 8 dicembre 2011.

In quei giorni l’atmosfera in NBA non era delle migliori. Le difficoltà per trovare l’accordo sul nuovo contratto collettivo, infatti, avevano dato vita al cosiddetto lockout, a causa del quale, dopo settimane di estenuanti ed infruttuose trattative, l’inizio della stagione NBA era slittato sino al 25 dicembre. In tutto questo i New Orleans Hornets, franchigia nella quale militava Chris Paul, non avevano un proprietario, o meglio, era l’NBA stessa ad essere proprietaria della squadra della Louisiana, con gli owners delle altre franchigie a ricoprire il ruolo di principali azionisti. Anche la situazione specifica di Paul era particolare, visto che stava entrando nell’ultimo anno del suo contratto con New Orleans e voleva lasciare una franchigia che in sei anni non l’aveva mai messo in condizione di lottare per il titolo.

Da notare la presenza del nostro Marco Belinelli agli Hornets nel 2010/2011

Esattamente in tale contesto, l’8 dicembre 2011 David Stern, in quanto proprietario effettivo degli Hornets, ricevette una telefonata dal Front Office dei Los Angeles Lakers con una proposta di scambio a tre squadre per Chris Paul. La trade prevedeva i seguenti movimenti in entrata:

Los Angeles Lakers: Chris Paul (dai New Orleans Hornets)

New Orleans Hornets: Lamar Odom (dai Los Angeles Lakers), Luis Scola (dagli Houston Rockets), Kevin Martin (dagli Houston Rockets) e Goran Dragic (dagli Houston Rockets)

Houston Rockets: Pau Gasol (dai Los Angeles Lakers)

Se a Los Angeles, sponda giallo-viola, appena saputa la notizia i tifosi gongolavano, tutto il resto della Lega insorgeva, opponendosi fortemente alla trade. Senza esprimere giudizi di merito sulla trattativa, analizziamone i pro e i contro. Per quanto riguarda il lato positivo, sicuramente gli Hornets avrebbero ricevuto dei giocatori pronti e competitivi sin da subito, forse forti abbastanza da tentare la qualificazione ai playoff nella stagione 2011/2012. Dall’altro lato della barricata, però, quegli stessi contratti avrebbero intasato il monte ingaggi di New Orleans per molti anni, procurando difficoltà sia nel migliorare la squadra, sia, eventualmente, nel ricostruirla da zero.

A capeggiare il partito del NO c’erano due leader, Dan Gilbert e Mark Cuban, proprietari rispettivamente dei Cleveland Cavaliers e dei Dallas Mavericks, che inviarono prontamente delle lettere a David Stern, chiedendo la bocciatura dello scambio. A rendere ancora più scottante la bagarre ci pensò lo stesso Gilbert, che decise di pubblicare la lettera inviata a Stern, di cui riportiamo un paio di passaggi fondamentali:

Questo accordo permetterebbe ai Lakers di risparmiare circa $20 milioni di salari e altri $21 milioni di luxury tax (…). Non ho memoria di una trade in cui una squadra, oltre ad ottenere il giocatore nettamente più forte, riesce a risparmiare anche più di $40 milioni. Oltretutto sembra che i Lakers non debbano neanche privarsi di future scelte al Draft, il che gli permetterebbe di mettere in piedi una trade per Dwight Howard nell’immediato futuro (…). A questo punto, perché non cambiamo semplicemente i nomi di tutte le altre franchigie in Washington Generals (avversari storici e perdenti degli Harlem Globe Trotters, ndr)?

Il giorno dopo, in un clima così infuocato, David Stern annunciò tramite un’intervista al New York Times di aver bloccato lo scambio a causa di basketball reasons:

Poiché l’NBA è attualmente proprietaria dei New Orleans Hornets, la responsabilità finale per importanti decisioni di management gravano sulle spalle dell’Ufficio del Commissioner e di Jac Sperling, presidente della squadra. Tutte le scelte vengono prese assecondando esclusivamente i migliori interessi degli Hornets. Nel caso della proposta di scambio per Chris Paul, abbiamo deciso, liberi dall’influenza dei proprietari delle altre franchigie NBA, che la squadra risulterebbe più forte mantenendo Chris in maglia Hornets piuttosto che con i giocatori che arriverebbero da questa trade. 

Tempo una settimana da queste dichiarazioni e gli Hornets scambiarono Chris Paul con i Los Angeles Clippers, dando vita ad uno dei più incredibili ribaltoni della storia della National Basketball Association.

Il sorriso smagliante di Paul il giorno della presentazione ai Clippers

La trade accettata fu la seguente:

Los Angeles Clippers: Chris Paul (dai New Orleans Hornets)

New Orleans Hornets:  Chris Kaman (dai Los Angeles Clippers), Eric Gordon (dai Los Angeles Clippers), F Al-Farouq Aminu (dai Los Angeles Clippers), scelta non protetta per il Draft del 2012 (dai Minnesota Timberwolves e che si concretizzerà in Austin Rivers)

Rispetto alla prima trade, la proposta dell’altra squadra di LA fu ritenuta idonea in quanto permetteva agli Hornets di mantenere flessibilità salariale, di inserire nel roster alcuni giovanti talenti e, in seguito al tanking nella stagione che stava per cominciare, di ricostruire su una nuova stella. Anche grazie ad un po’ di fortuna, la strategia di Stern si rivelò vincente dato che al Draft del 2012 gli Hornets vinsero la Lottery e con la prima scelta selezionarono niente meno che The Brow, Anthony Davis.

Immagine piuttosto esplicativa…

Uno schiocco improvviso di dita del fantasma David Stern scuote Chris Paul dal torpore. Più preoccupato che mai CP3 prova a biascicare qualcosa, ma viene immediatamente interrotto dal Fantasma del Natale Passato:

Era necessario che tu vedessi tutto questo. Che tu ricordassi. Quello è stato il giorno che ha maggiormente condizionato la tua carriera. La tua attuale serenità o agitazione, la tua attuale felicità o infelicità, dipendono in gran parte dall’8 dicembre 2011. Tra qualche minuto arriverà un altro amico, che sono sicuro ti aiuterà a tirare le somme. In bocca al lupo Chris e lo so che tutti preferite me ad Adam Silver…

Stralunato come non mai, Paul si ritrova nuovamente da solo nel salotto di casa sua. Non sa cosa fare. Dovrebbe chiamare un medico? Meglio di no, pensa se lo venissero a sapere i giornali. Forse ha mangiato del cibo avariato. Sì, per forza, saranno stati i dolci di natale. Determinato a controllare il contenuto del frigo, Chris si avvia verso la cucina, quando nel silenzio assoluto suona il campanello di casa. Chris si blocca di colpo, si avvicina alla porta e guarda dallo spioncino: “Kobe??

Su fammi entrare, ecco, bravo. Ti ho portato una birra, sai io non posso bere perché sono il Fantasma dell’Universo Alternativo. Devo essere lucido mentre ti racconto quello che sarebbe successo se Stern non avesse vietato la Trade. Spero tu mi capisca se dovessi piangere mentre parlo. Per colpa di quel veto ho dovuto giocare gli ultimi anni della mia carriera con Nick Young, Nick Young capisci? Siediti lì. Sei pronto? Allora cominciamo…

“Nick Young…”

What if n°1

David Stern accetta l’offerta dei Lakers e quindi Chris Paul si trasferisce a Los Angeles, sponda giallo-viola. La stagione 2011-2012 è di transizione perché il resto del roster non è all’altezza delle due superstar. Nonostante gli sforzi di Kobe e Chris, i Lakers escono al primo turno dei playoff. Nell’off-season successiva le paure di Dan Gilbert si avverano e anche Dwight Howard si trasferisce alla corte di Phil Jackson. Ci vuole una stagione intera per i Big Three per trovare gli equilibri giusti e di conseguenza anche il 2012-2013 si conclude senza anello. Nel 2013-2014, finalmente, la musica cambia. Nonostante i dissapori tra Dwight e Bryant, l’attacco a triangolo funziona brillantemente e i Lakers si qualificano alle Finals NBA, dove incontrano i Miami Heat degli altri Big Three. È Bryant contro James nell’evento più importante dell’anno. Dopo sette estenuanti gare i Los Angeles Lakers conquistano il titolo di campioni NBA grazie ad uno step back sulla sirena di Kobe. Sesto titolo per il Black Mamba, che raggiunge Jordan, e primo anello per Chris Paul e Dwight Howard. Il successo però non soddisfa l’ex Orlando Magic, che davvero non sopporta più Kobe e chiede il trasferimento alla dirigenza giallo-viola. Senza un centro dominante, nelle due annate successive i Lakers non riescono ad arrivare in fondo e Bryant gioca la sua ultima partita in carriera contro i Golden State Warriors, in gara 6 del secondo turno dei Playoff 2016. I Lakers diventano a tutti gli effetti la squadra di Chris Paul, pronto a guidare un nuovo gruppo di giovani nella giunga della Western Conference.

What if n°2

La trade tra Lakers-Hornets-Houston va in porto. Tutti felici e contenti. Così facendo però, nel 2012, Houston si ritrova senza abbastanza assets per convincere Harden ad approdare in Texas. Il Barba quindi decide di restare in Oklahoma, in compagnia di Kevin Durant e di Russell Westbrook. Con l’esperienza delle Finals perse l’anno precedente e con l’esplosione definitiva di Harden, i Thunder giungono all’atto conclusivo del 2013 per la rivincita contro i Miami Heat. La sfida è bellissima ma la voglia di rivalsa di Oklahoma consente al trio Durant-Harden-Westbrook di vincere il loro primo titolo NBA. La festa è incredibile, Westbrook indossa il vestito più brutto del suo guardaroba, Durant insulta tutti i giornalisti per poi essere picchiato dalla madre e Harden decide che è arrivato il momento di tagliarsi la barba.

Due persone COMPLETAMENTE diverse

Nei tre anni successivi i tre dell’apocalisse tentano nuovamente la scalata verso il titolo ma senza riuscire a ripetersi. Nel 2016, allora, Harden vuole cambiare aria e porta i suoi talenti a Cleveland, da LeBron James, intanto tornato a casa l’anno precedente.

What if n°3

L’8 dicembre 2011 tutto va come deve andare e Chris Paul indossa la canotta giallo-viola. Gli Hornets ricevono in cambio Dragic, Scola, Martin e Odom. Nella stagione 2011/2012 la franchigia di New Orleans arriva ai playoff, dove viene eliminata al primo turno. In ogni caso gli Hornets non partecipano alla Lottery, che viene vinta dagli Washington Wizards, che con la first pick scelgono…Anthony Davis. Mr Sopracciglio arriva di conseguenza nella squadra di John Wall. La crescita esponenziale di entrambi questi giovani talenti rende i Wizards una franchigia incredibilmente attraente, tanto che nella free agency del 2016 Kevin Durant decide che è giunta l’ora di tornare a casa e si trasferisce nella Capitale. Wall-Durant-Davis, ecco il trio pronto a dar fastidio all’egemonia di LeBron James nell’Eastern Conference.

What if n°4

E i Clippers? Beh, i Clippers senza Paul restano i soliti Clippers. D’altra parte l’aspetto interessante è un altro. Senza l’arrivo di Chris Paul, Doc Rivers non avrebbe mai accettato l’offerta di Donald Sterling. Probabilmente Doc sarebbe restato a Boston. A quel punto anche Pierce e Garnett non avrebbero abbandonato la franchigia del Massachusetts, nella speranza di ricostruire una squadra da titolo che manca ormai dall’impresa del 2008. Con Doc sulla panchina dei Celtics, ci sarebbe stata un’altra franchigia disposta ad investire sul talento di Brad Stevens? Chissà, forse Stevens allenerebbe ancora nel College Basket, magari non più per Butler ma per una delle Università più prestigiose…

Chris Paul ritorna vigile, le allucinazioni sono scomparse e al loro posto vede Kobe Bryant, seduto sul divano, piangere a dirotto. Gli si avvicina, lo abbraccia e inizia a singhiozzare anche lui, ripensando all’anello che avrebbero potuto vincere insieme nel 2014…

Guarda laggiù, quello poteva essere il nostro futuro!

Chris, Chris, che succede? Svegliati. Dai Chris, i bambini vogliono scartare i regali!

Paul apre gli occhi. È steso nel suo letto e Jada sta tentando di svegliarlo. Arrivano anche i figli nella stanza, impazienti di scoprire i loro doni. Chris, allora, si asciuga gli occhi stranamente umidi e ripensa alla notte appena passata. “Mi sono immaginato tutto? Eppure sembrava così reale…“. Con tutta la famiglia si alza dal lettone per andare in salotto, dove i bambini si avventano come arpie sui regali disposti sotto l’albero. Per qualche minuto CP3 non pensa più al sogno, godendosi esclusivamente la felicità dei suoi figli. Poi, una volta che quasi tutti i regali sono stati scartati, Jada si accorge che nascosto sotto gli ultimi pacchetti c’è un altro involucro, con scritto sopra “Per Chris“. Curiosa, porge il pacchettino al marito, che altrettanto curiosamente lo apre. Dalla carta regalo cade una canotta dei Los Angeles Lakers con il numero 3 sulla schiena. Paul si guarda intorno cercando spiegazioni dalla moglie e dai figli senza però trovare risposte.

Poi, alla fine, l’occhio gli cade sul simbolo dei Lakers, sotto al quale nota due parole scritte piccole piccole con un pennarello: What if.

[Articolo apparso per la prima volta il 23 dicembre 2016]

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Pubblicato da
Alberto Calò

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