Secondo le indiscrezioni raccolte da Shams Charania, noto giornalista in forza alla redazione di The Athletic, la NBA e la NBPA (Associazione Giocatori) hanno intavolato una discussione per verificare l’effettiva applicabilità di una quarantena ridotta per i giocatori risultati positivi al tampone. Analizzando le ipotesi plausibili, i giocatori potrebbero rimanere in isolamento per un numero di giorni non superiore a sei, per poi essere sottoposti ad un CR test, utile a misurare la carica virale ancora presente nell’individuo. Qualora essa dovesse rivelarsi inoffensiva o pressoché trascurabile, il diretto interessato potrebbe tornare a pieno regime a svolgere attività agonistica in gruppo.
Ad oggi, i giocatori che presentano gli estremi per essere inseriti nel protocollo NBA per la salute e la sicurezza devono osservare un periodo di isolamento di dieci giorni, a meno che non siano in grado di recapitare allo scrutinio delle autorità due tamponi molecolari negativi eseguiti obbligatoriamente nel giro di ventiquattro ore.
Nonostante i professionisti inclusi nel programma sfiorino ormai quota novanta, Adam Silver ha scongiurato almeno per il momento una drastica interruzione delle partite e dei servizi erogati dalla lega. Gli incontri previsti per il giorno di Natale non sono ancora stati omessi dal calendario.
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