Nella tumultuosa stagione del Lakers LBJ continua a scrivere la storia del gioco, mentre ad Est gli infortuni stanno mettendo alla prova alcune delle pretendenti al titolo. Cerchiamo di mettere ordine. Corner Three, tre momenti top e altrettanti flop dagli ultimi sette giorni.
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Sempre e comunque LeBron James
L’annata dei Los Angeles Lakers è stata finora tutt’altro che ideale. Il roster, costruito sullo scheletro della ricca trade che ha portato in gialloviola Russell Westbrook, sta facendo fatica a trovare intesa e continuità. L’assenza prolungata di Anthony Davis, poi, non ha fatto altro che ingigantire i già evidenti problemi della banda di coach Vogel, con una difesa che senza il suo perno ristagna nella metà sbagliata della statistica (27° per punti concessi e 16° per defensive rating). Poi però, c’è sempre lui.
LeBron James sta vivendo una seconda giovinezza nella sua quarta stagione a Los Angeles, con medie offensive che non si vedevano da più di dieci anni: i suoi 29.0 punti di media sono il dato più alto dalla stagione 2009/10, con l’unica differenza che LBJ a quel tempo di candeline ne spegneva 26. Ed in tutto questo, anche il tempo di iscriversi all’ennesimo record NBA: numero di giocatori con almeno 30 mila punti, 10 mila rimbalzi e 9 mila assist? Solo uno. Ovviamente, LeBron James.
La notte dei Big Men
In una pallacanestro ormai sempre più indirizzata verso small ball e l’efficacia dalla lunga distanza, quella di mercoledì è stata senza dubbio un throwback agli anni ’90 per alcuni dei più importanti centri del gioco.
Mentre a Philadelphia Mo Bamba e Joel Embiid si sono fronteggiati a suon di cesti nella sfida tra Sixers e Magic (32 punti per il cinque di Orlando di cui 28 nel primo tempo, cinquantello tondo per il camerunense in soli 27 minuti), in Colorado stava andando in scena una battaglia molto simile.
Nella vittoria all’extra time dei Nuggets sui Clippers si è assistito ad un derby tutto balcanico tra Nikola Jokic e Ivica Zubac che non ha deluso le aspettative. Anche in questo caso, le stats sono spaventose: 32 punti e 10 rimbalzi per il centro losangelino, tripla-doppia da 49 punti, 14 rimbalzi e 10 assist per l’MVP in carica. Stazza e tecnica al potere.
Steph Curry, clutch nonostante il gelo
L’ultimo mese e mezzo per Steph Curry, va detto, non è stato affatto strepitoso. Il #30 ha vistosamente calato le sue assurde percentuali al tiro di inizio anno e sta vivendo ora un momento di grave – per i suoi standard – imprecisione al tiro. Le sue percentuali di quest’anno (41-37-91) risultano di gran lunga le peggiori della sua incredibile carriera da specialista, curiosamente mortificatesi proprio dopo il sorpasso a Ray Allen per numero di triple in carriera arrivato a metà dicembre.
Detto questo, i tiri importanti da mettere sono soprattutto quelli che contano di più. E, gelo o meno, sulla sirena contro i Rockets il nostro caro Steph si è voluto togliere un bel sassolino dalla scarpa.