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NBA, Dwyane Wade racconta la cerimonia di Cleveland: “Paradiso della pallacanestro”

L’intervallo del 72° All-Star Game in quel di Cleveland ha regalato una passerella indimenticabile a molti dei volti simbolo del passato presente e futuro della NBA. A freddo, una decina di giorni dopo, l’emozione affiora nei ricordi e nelle parole di chi era presente sul palco.

NBA 75, il racconto di Dwyane Wade

Tra questi, anche Dwyane Wade, che ha descritto le sue sensazioni in diretta su TNT, durante Inside The NBA.Ecco le sue parole

Mi trovavo accanto a Steph [Curry] prima della chiamata ed entrambi eravamo storditi, come bambini. Mi dicevo, ‘Non starò tranquillo’ . All’esterno apparivo così, ma dentro di me stavo facendo i salti di gioia. C’é stato un momento in cerchio con tutti i Miami Heat, ho avuto la possiilità di scambiare due battute con Spo [coach Erik Spoletra] e lo staff. Poi sono arrivati Shaq, Gary [Payton], Ray [Allen] e Bob McAdoo, che era stato il coach al mio arrivo. Eravamo lì tutti assieme e mi sono guardato intorno – LeBron [James] ovviamente aveva le sue cose. Mi sono imbattuto in Magic che mi ha detto: ‘D- Waaaade, solo 75 persone hanno ricevuto questa giacca’. Tutti grandi momenti che mi sono gustato perché avevo un ricordo vivido di me spettatore dell’All-Star Game 1997 a Cleveland. Avevo visto i miei giocatori preferiti con quella giacca di pelle e avevo pensato. ‘La voglio, voglio ciò che ha anche il mio giocatore preferito.’

L’atmosfera speciale ha coinvolto tutti. Wade ha proseguito così l’intervento:

Quando guardi la lista di nomi e ti dicono che ne fai parte è fantastico, ma quando sei davvero circondato da tutta questa grandezza vedi la mia generazione stordita dai giocatori con i quali siamo cresciuti, Isiah stordito da Kareem Abdul-Jabbar. Tutti siamo tornati ragazzini, pure  Shaq. […] Quando è entrato [Michael] Jordan, nessuno sapeva della sua presenza, noi guardie eravamo nei corridoi e si è palesato. Poi è andato verso Magic [Johnson] e tutti avete visto la clip diventata virale in cui lo sfida. In quel momento, lo si vede dalla mia faccia, ho realizzato di essere nel Paradiso cestistico. Come se la mia vita da giocatore fosse finita e mi trovassi nel Paradiso della pallacanestro. Una metafora dell’esistenza.”

 

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Pubblicato da
Nicolò Basso

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