Boston Celtics

Kevin Garnett 5×5: i momenti top della carriera NBA ai Boston Celtics

3. Eastern Conference Semifinals 2010, Gara 6

Vantaggio 3-2 e primo match-point casalingo sulla racchetta dei Celtics dopo l’ampia vittoria nel pivotal game disputato in Ohio alla Quicken Loans Arena (+32). Garnett parte forte mandando a segno i primi cinque tiri della partita e lascia il segno nei momenti chiave del match ispirando due parziali importanti. Otto dei suoi 22 punti arrivano nella terza frazione e portano Boston  sulla soglia della doppia cifra di vantaggio, la risposta dei Cavs è presto rispedita al mittente da un secondo strappo, 10-0 biancoverde stavolta determinante, chiuso proprio da una schiacciata di KG.

È la partita che sancisce il primo addio di LeBron James a Cleveland e ridisegna gli equilibri della Conference per gli anni a venire. I Celtics battono i Magic al turno successivo e ne prendono il posto alle NBA Finals per provare a evitare il Repeat dei Lakers. Il resto è storia.

2. Eastern Conference Finals 2012, Gara 5

Una delle trade più discusse della quasi ventennale esperienza di Dany Ainge dietro la scrivania Celtics porta alla separazione da Kendrick Perkins, centro titolare della squadra, nel febbraio 2011. Già campione NBA 2008, Perk era ormai un elemento distintivo del Celtic Pride e il suo infortunio in Gara 6 delle Finals 2010, con il senno di poi, è forse costato un secondo titolo ai Big Three di Boston. Garnett a caldo non sembra digerire la rottura del tandem sotto i tabelloni perché considera l’ex compagno “uno di famiglia”, eppure trae giovamento dal nuovo assetto aumentando la sua produzione in tutti i principali comparti statistici. Boston risale la china e si assicura, da 4ª testa di serie, il fattore campo al 1º turno Playoff. Hawks battuti in sei gare, 76ers sconfitti solo a Gara 7 e, come premio, un nuovo ostacolo prima della Finale NBA, in una classica della Eastern Conference contro gli Heat di Chris Bosh, LeBron James e Dwyane Wade. Boston raddrizza lo 0-2 dei primi episodi e ribalta il parziale con una gara 5 brillante in trasferta alla Triple A. Non basterà, come noto, per andare a giocarsi il titolo, complice un LeBron inarrestabile in Gara 6 e 7.

Garnett guida i suoi per punti a referto (26 con 11-20 al tiro) e al termine della quinta partita regala un mic drop notevole, che spiega il suo livello di agonismo, nell’intervista a caldo con Doris Burke:

“[Mi motiva] la competizione, mi caricano i detrattori, quelli che parlano troppo, chi pensa che un giocatore di 35-36 anni non possa fare ciò che faccio io. Vado fiero del mio mestiere e lavoro quotidianamente per migliorare. Sono un vero professionista.”

 

1. Anything is possible

A proposito di frasi simbolo, indimenticabile l’urlo liberatorio dopo la vittoria del titolo 2008, pareggiato forse nella storia recente  – per intensità –  dal Cleveland, this is for you di LeBron James. Sulle prime sembra uno sfogo genuino di tensione ed emozione, ma l’esclamazione così pronunciata rischia di generare  un incidente diplomatico a sfondo commerciale con Adidas, allora sponsor NBA.  KG inciampa richiamando – involontariamente –  il motto della concorrente Li-Ning, ma la polemica si spegne di lì a poco.

Anything is possible è anche il titolo del docufilm prodotto da Showtime che ripercorre la carriera di KG. Un vero e proprio marchio di fabbrica.

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Nicolò Basso

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