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Corner Three #15: Top e Flop della settimana NBA

Flop

LeBron James à la Ben Simmons

Che della stagione dei Lakers si possa salvare poco ormai è certo. Le grandi aspettative di inizio anno e gli acquisti pirotecnici dei vari Westbrook, Anthony e Howards non hanno finora portato al successo tanto sperato. L’unica costante in una stagione mortificata dai continui stop di Anthony Davis è stata LeBron James che, alla soglia dei 38 anni, continua a seminare cinquantelli come fossero margherite di bosco.

Nella sfida esterna contro gli Houston Rockets però, il Re è cascato in una piccola gaffe sportiva: sul 120 pari a pochi secondi dalla sirena finale, LBJ ha attaccato la difesa schierata dei texani arrivando al cesto per mettere la freccia del sorpasso decisivo. Freccia che però non è mai arrivata, dato che James sotto canestro ha poi scaricato il pallone fuori dall’area ad un Carmelo Anthony che, dopo una finta, ha scagliato il pallone trovando solo il primo ferro.

Vero è che la posizione di LeBron James era alquanto precaria dopo il movimento a canestro, ma quel curioso scarico a molti ha ricordato l’infimo possesso di Ben Simmons in Gara 7 tra Sixers e Hawks. Un deja-vu terminato beffardamente allo stesso modo: Los Angeles finirà per perdere infatti la sfida coi Rockets, l’ennesimo passo falso di questa travagliata stagione.

 

A OKC ne combinano di tutti i colori… anzi, solo uno

Altro misunderstanding per gli Oklahoma City Thunder dopo l’esilarante comparsata dei mop boy del team a ostacolare rovinosamente il contropiede T’Wolves solo qualche giorno fa. A questo giro, la gaffe arriva dal reparto lavanderia a cui evidentemente non è stato notificato il colore delle divise dei Memphis Grizzlies, avversari di serata.

Il risultato è esilarante, con le facce sbigottite di tutti i giocatori di fronte a due squadre dalle canotte praticamente uguali. Il più divertito di tutti probabilmente Steven Adams, grande ex di turno: essere scambiato per un giocatore dei Thunder dopo tanti anni passati ad OKC non può che avergli risvegliato dei felici ricordi.

 

Caos in casa Mavericks

Non si può parlare certo di fulmine a ciel sereno perchè i Dallas Mavericks sono sotto indagine da ormai qualche anno. Tuttavia, la notizia della denuncia depositata da Donnie Nelson nei confronti della sua ex squadra agita oltremodo le acque.

L’ex dirigente infatti riconduce il suo allontanamento a una vendetta da parte del proprietario Mark Cuban, sentitosi attaccato dopo le accuse di molestie avanzate dallo stesso Nelson contro il suo braccio destro, Jason Lutin, ancora nell’organigramma Mavs. I fatti contestati coinvolgono nello specifico il nipote di Nelson e risalgono all’All-Star Weekend 2020 tenutosi a Chicago. In quell’occasione, secondo la deposizione, Lutin aveva chiamato il ragazzo nella sua camera d’albergo con una scusa e aveva mantenuto da lì in avanti atteggiamenti molesti. Nella denuncia emerge un dettaglio che, se confermato, certo non agevolerebbe la posizione di Cuban: il magnate avrebbe infatti offerto 52 milioni di dollari in cambio del silenzio sulle accuse e la garanzia, da parte del dirigente, di ritiro della richiesta di licenziamento illegittimo.

Le dirigenza Mavs ha rispedito prontamente al mittente le accuse con una deposizione ufficiale. Da che parte stai la verità a oggi è difficile capirlo. Resta in ogni caso una storiaccia che non fa bene né alla franchigia texana né all’intera NBA.

 

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Gabriele Gramantieri

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