Nella notte NBA appena trascorsa Doc Rivers è tornato a Los Angeles da avversario contro i Clippers per la seconda volta dopo il passaggio a Est, sulla panchina dei Sixers. La prima occasione con i fan a riempire gli spalti ha ispirato il video tributo dei losangelini. Una dedica sentita al coach che, pur avendo mancato l’acuto del titolo NBA, ha dato un’impronta vincente alla storia recente della franchigia.
Doc Rivers commenta a modo suo l’omaggio dei Clippers
L’ex allenatore non è sembrato particolarmente coinvolto dall’iniziativa. Queste le sue dichiarazioni al termine del match:
“Non l’ho visto, ho fatto un cenno sul finale. Non so come si possa preparare un video tributo per un coach. Non è che io schiacci il pallone [nel canestro]. Mi mostri mentre prendo un tecnico e vengo mandato fuori dagli arbitri? Non ci sono molti momenti salienti.”
Nelle ore che hanno preceduto la palla a due, però, proprio Rivers aveva voluto sottolineare l’orgoglio personale per quanto costruito nei sette anni a L.A., allora ‘Lob City’. Cosi Philadelphia Inquirer:
“È successo molto nel mio settennato con loro. Ho lasciato la squadra come destinazione [appetibile]. Eravamo gli zimbelli, nessuno voleva giocare per i Clippers. Le abbiamo sentite tutte: ‘Se c’è un testa a testa con i Lakers per un free agent, non provateci neanche’. Ora i Clippers sono parte della NBA e sento di aver avuto un ruolo importante in questo passaggio. Ne andrò sempre fiero.”
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